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The right to equal pay, women's right to work, and maternity protection are key aspects in ensuring a fair and inclusive society. The gender pay gap reflects persistent gender discrimination and promoting equal pay not only promotes economic equality but also helps to challenge gender stereotypes in the workplace. Women should have the opportunity to choose their careers without facing gender-based obstacles and receive fair treatment at work. Maternity protection is crucial to prevent discrimination and ensure that women can balance their family and professional lives. Italy ranks low in gender equality, with disparities in employment and wages. The culture of our country, with its patriarchal roots, has contributed to these inequalities. The issue of maternity often leads to problems in hiring and retaining jobs due to concerns about absences. Equal sharing of caregiving and family responsibilities, along with investment in social welfare and early childhood education, are essential Il diritto alla pari retribuzione, il diritto delle donne a lavorare e la tutela della maternità sono aspetti chiave per garantire una società equa e inclusiva. La disparità di retribuzione tra uomini e donne è una questione di fondamentale importanza, riflettendo spesso di discriminazioni di genere persistenti. La tutela del diritto alla pari retribuzione non solo promuove l'uguaglianza economica, ma contribuisce anche a sradicare stereotipi e pregiudizi di genere presenti nel mondo del lavoro. Il diritto delle donne a lavorare è un pilastro essenziale per la parità di opportunità. Eliminare discriminazioni basate sul genere nell'accesso all'occupazione è fondamentale per sfruttare a pieno il potenziale di tutte le risorse umane. Le donne devono avere la possibilità di scegliere la propria carriera senza subire ostacoli basati sul genere e ricevere un trattamento equo sul luogo di lavoro. La tutela della maternità è altrettanto cruciale. Le donne non dovrebbero essere discriminate a causa della maternità o costrette a fare scelte professionali difficili a causa della mancanza di supporto durante la gravidanza e il periodo postparto. Il diritto al lavoro durante la maternità, compresi i congedi retribuiti e condizioni lavorative flessibili, è essenziale per garantire che le donne possano conciliare la vita familiare e professionale in modo equo. Oggi parleremo con Lara Ghiglione, segretaria della CGL di Lastezia. Mi chiamo Lara Ghiglione e sono una segretaria confederale della CGL. La Confederazione Generale Italiana del Lavoro, che è il sindacato più grande d'Italia con quasi 5 milioni di iscritti. Questo è un sindacato generale perché, oltre a difendere e conquistare i diritti del lavoro, si occupa anche di tutti i diritti costituzionali, quindi anche del diritto alla salute, del diritto allo studio, del diritto alla casa, per esempio. Io mi occupo del tema delle politiche di genere da molti anni, per la CGL nazionale da luglio del 2022. Quali sono le motivazioni che l'hanno portata a svolgere questo lavoro? Io inizio come delegata del luogo di lavoro, sono un'insegnante, all'inizio provavo a tutelare i diritti delle colleghe e dei colleghi e di tutto il personale della conoscenza del territorio. Le ragioni che mi hanno spinto a fare la delegata è un senso di giustizia che penso sia connaturato in tutte le persone e soprattutto l'idea che si possa acquisire diritti solamente con percorsi di carattere collettivo e non individuale. Questo poi mi ha portato a fare un percorso dentro la CGL fino ad arrivare al ruolo nazionale che rivesto oggi. Per quello che riguarda i temi di genere, credo che tutte le disparità, le disuguaglianze che riguardano le donne, sia dal punto di vista lavorativo che della vita personale, debbano essere contrastate perché è un paese civile, è un paese ecco e quello dove le donne hanno le stesse opportunità degli uomini. Secondo lei, quanto è importante educare e sensibilizzare sul tema della parità salariale? È un tema fondamentale perché nel nostro paese le donne mediamente percepiscono salari del 16% inferiori a quelle degli uomini nell'ambito pubblico e del 25% nell'ambito privato. Quindi stiamo parlando di un divario molto importante. Sono forme di discriminazione molto grave perché dietro questo divario c'è un messaggio molto chiaro. Ti pago di meno perché ritengo che come donna, come lavoratrice tu valga meno rispetto al collega uomo. Per la stessa ragione ti offro anche un lavoro part-time perché questa è anche la ragione per le quali esiste un divario importante nel lavoro tra donne e uomini. Qual è il lavoro con maggiore disuguaglianza? Nel nostro paese esiste una segregazione sia orizzontale che verticale. Per quello che riguarda la segregazione orizzontale, le donne sono presenti in alcuni ambiti e settori, per esempio nei lavori che riguardano l'attività di cura, sono presenti nel mondo della sanità, sono presenti nel ruolo educativo, sono molto meno presenti nei settori che riguardano le materie STEM, ovvero le materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Questo perché le donne sono meno laureate in queste discipline, ma anche perché per una questione di discriminazione si preferisce assumere gli uomini. È evidente che questa segregazione verticale fa sì che ci siano anche molte meno donne valorizzate rispetto ai percorsi di carriera. Soltanto il 20% delle donne svolge un ruolo di direzione da dirigente e se guardiamo le donne che hanno un contratto di questo tipo, addirittura arriviamo al 16%. A livello nazionale e internazionale, qual è il luogo dove è presente di più questo problema? L'Italia è uno degli ultimi paesi in quasi tutte le classifiche internazionali che registrano la partecipazione delle donne nella vita economica dei paesi. Per quello che riguarda l'Europa è agli ultimi posti, insieme alla Grecia. Questo perché il tasso di occupazione delle donne è di 18 punti percentuali inferiore rispetto a quello degli uomini. Esistono anche delle disuguaglianze territoriali molto forti. Per esempio, le donne lavorano molto meno nel mezzogiorno, nel sud del paese. Soltanto il 40% delle donne in questo caso lavorano e soltanto una donna laureata su tre, al sud, riesce a lavorare nel proprio territorio. Le altre sono obbligate a spostarsi. Ed è evidente che questo genera tutta una serie di discriminazioni che fa sì che il nostro paese sia uno degli ultimi paesi nelle classifiche internazionali sulla parità di genere. Quali sono le motivazioni che hanno portato a queste disuguaglianze? Le motivazioni sono molteplici. Innanzitutto la cultura del nostro paese è stata a lungo ed in parte ancora una cultura patriarcale. Cosa significa? Significa che l'onere di provvedere al sostentamento della famiglia dal punto di vista economico era relegato al cosiddetto capofamiglia, all'uomo quindi della famiglia. La donna si occupava del lavoro di cura e quando lavorava quello che percepiva era considerato un salario accessorio rispetto alla famiglia. È evidente che da quel tipo di società ci siamo evoluti, qualcosa è cambiato, ma non totalmente, visto che ancora oggi le donne sono presenti solo in taluni settori, sono retribuite meno degli uomini e riescono a lavorare molto meno. La discriminazione ad entrata era, ed in parte ancora oggi, dovuta soprattutto alle assenze per maternità, quindi ai congedi relativi alla maternità, alle responsabilità familiari che purtroppo sono ancora in gran parte ad appannaggio della donna e diciamo che questa storia ha segnato e ancora segna il destino di molte donne e determina quindi delle disuguaglianze, nonostante, come dicevo, i tanti passi avanti che sono stati fatti. Questo perché la parità, la piena parità lavorativa e salariale deve essere ancora raggiunti e ci sono ancora moltissimi pregiudizi che riguardano anche la professionalità delle donne. Per quale motivazione la questione della maternità causa problemi riguardo l'assunzione e il mantenimento del posto di lavoro? Come dicevo, la maternità determina molte discriminazioni al momento dell'entrata delle donne nel contesto lavorativo. E' questo perché i datori del lavoro si preoccupano del fatto che le donne si possano assentare dal contesto di lavoro per praticare l'attività di cura e per le responsabilità genitoriali. Sino a non molto tempo fa era diffusa la pratica delle dimissioni in bianco, ovvero le dimissioni che le donne firmavano all'atto dell'assunzione e che diventavano effettive quando iniziava la gravidanza. Ora questa pratica è molto meno frequente, ma questo non significa che siano venute meno quelle discriminazioni che impediscono alle donne di essere assunte e di avere un orario di lavoro pieno. Come si può risolvere questo problema? Intanto con la piena condivisione del lavoro di cura e delle responsabilità familiari all'interno del nucleo familiare. E questo è possibile estendendo il congedo obbligatorio anche per i padri, paritario rispetto a quello delle madri. Il nostro Paese prevede soltanto 10 giorni di congedo obbligatorio per i padri, a differenza ad esempio della Spagna che invece prevede 16 settimane. Poi la genitorialità deve diventare un valore sociale e questa cosa è possibile solamente con un investimento importante nello stato sociale e nel welfare, soprattutto nel sistema educativo nella fascia 0-6 anni, quindi nell'asile nido, nella scuola dell'infanzia, perché la maggior parte delle donne che rinunciano al lavoro lo fanno entro i tre anni della propria figlia o del proprio figlio. Quindi queste sono le due prerogative fondamentali che il nostro Paese deve perseguire per evitare che la maternità e quindi le possibilità che le donne hanno nel mondo del lavoro siano penalizzate. Secondo lei come cambierà il mondo del lavoro e soprattutto quali sono gli obiettivi da raggiungere? Noi abbiamo delle sfide importanti e complicate davanti, soprattutto per quello che riguarda le nuove tecnologie, perché il mondo del lavoro cambierà ovviamente rispetto all'uso dell'intelligenza artificiale, della digitalizzazione. Molte professioni che oggi esistono in futuro non esisteranno più e ne verranno altre, quindi se non vogliamo che le donne siano ancora più discriminate rispetto a quello che sono oggi, noi dobbiamo tenere in conto anche di questi cambiamenti nel mondo del lavoro. Questo significa innanzitutto promuovere percorsi formativi per le donne in questi ambiti, ma soprattutto rimuovere quella cultura che impedisce la piena realizzazione di vita e di lavoro delle donne e quindi quelle discriminazioni e quei pregiudizi che purtroppo ancora oggi esistono. Può dirci qualcosa di significativo riguardo questo tema? Penso che rispetto al momento che stiamo attraversando, noi non possiamo parlare della parità di genere senza fare un riferimento al tema della violenza e delle molestie che le donne vivono, sia nel contesto di lavoro che in quello familiare. Questo perché molto spesso l'incapacità e l'impossibilità di emanciparsi da un rapporto violento e da una situazione complicata per le donne è dovuta proprio all'assenza dell'autonomia economica e del fatto che si possa scegliere liberamente di emanciparsi da un contesto nel quale non si è più felici. C'è ovviamente una cultura forte del possesso, una cultura patriarcale che determina queste forme di violenza che va rimossa con la cultura contraria, quindi con la cultura del rispetto della libertà delle donne a partire dalle scuole ma anche nei luoghi di lavoro, anche nelle famiglie, ma è evidente che l'autonomia economica sarà sempre un volano e un aspetto fondamentale per permettere alle donne di essere libere e di decidere della propria vita e del proprio futuro. Per garantire l'effettiva attuazione di questi diritti è necessario promuovere politiche aziendali e governative che incentivino la trasparenza salariale, contrastino le discriminazioni di genere e favoriscano l'accesso delle donne a ruoli di leadership. La sensibilizzazione culturale è altresì cruciale per abbattere stereotipi di genere radicati che persistono nel mondo del lavoro. Nonostante i progressi che ci sono stati nel tempo e le sanzioni previste nel caso in cui viene violato tale diritto, le discriminazioni contro le donne e il divario di genere nel mondo del lavoro persistono ancora e le donne sono ancora lontane dal raggiungimento dell'uguaglianza di genere, intrappolate in lavori poco qualificati e retribuite in maniera inferiore rispetto agli uomini. In conclusione, il riconoscimento e il rispetto del diritto alla pari retribuzione, del diritto delle donne a lavorare e della tutela della maternità, sono elementi imprescindibili per costruire una società equa e progressista. Solo attraverso azioni concrete e impegni a tutti i livelli possiamo sperare di creare un ambiente in cui uomini e donne possano contribuire al massimo delle loro potenzialità, senza ostacoli basati sul genere. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org