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The speaker, Filippo, discusses the changing concept of history over time. Historians must remain updated and continue studying due to constant changes in the way history is approached. He gives examples of how historical perspectives have evolved, such as the outdated feudal pyramid concept. He also mentions new areas of study, like the history of costumes, and the importance of sources in understanding the past. The role of historians has changed, and they now need to be effective communicators, capable of summarizing and presenting information to the public. However, he also acknowledges that freedom of communication is not always guaranteed, as demonstrated by recent cases of censorship. Buongiorno, benvenuti, sono Filippo, qualche puttana non ha capito quanto sono bravo, bravo, bravo, bravo. Allora, com'è cambiato il concetto storico nel tempo? Ci sono, noi storici siamo comunque degli esperti e come tali dobbiamo rimanere aggiornati, continuare a studiare. Perché? Perché ci sono cambi costanti nel modo di fare storia e anche nella storiografia ci sono correnti e mutamenti. Facciamo degli esempi pratici, io cercherò sempre di portare degli esempi pratici che si ricollegano spesso e volentieri alla storia medievale perché io sono un esperto di storia medievale. I manuali scolastici di storie di vent'anni fa, su cui io ho studiato, non sono più attuali, ma non solo per l'approccio che hanno verso gli studenti, ma anche per i contenuti che portano. Ad esempio, la classica piramide feudale con cui sono cresciuto, che poi si vede alla cima della piramide il re, uno solo sotto, visto che la piramide sta cominciando ad allargarsi, pochi vestuli, poi dopo pochi, ancora un po' di più conti, poi ancora un po' di più cavalieri, poi un po' di più artigiani, poi dopo in fondo i contadini, che sono tanti, sono degli ultimi. Ecco, quella piramide feudale è un concetto storicamente superato, che è detta di quasi la totalità degli esperti di storia medievale da togliere dai liberi perché vale solo per uno specifico periodo. Ovviamente la storia non è che si rinventa di giorno in giorno, ci sono tanti punti fermi, siamo sicuri che Colombo sia sbarcato in America il 12 ottobre del 1492, così come siamo sicuri di tantissime altre date, ma le valutazioni della società antica, medievale, moderna e il modo in cui in generale intendiamo il passato, ecco, quindi sono valutazioni che sono in costante cambiamento. Facciamo altri esempi, sono stati introdotti negli ultimi anni tanti nuovi termini, tante nuove sfere di studio e tanti nuovi modi per usare le fonti, tipo, gli storici 40 anni fa si occupavano di storia medievale riferendosi principalmente a battaglie, trattati di pace, trattati di guerra, scomuniche e atti che andavano a legiferare sulle loro realtà territoriali. In questo modo gli storici cosa studiavano? Studiavano le guerre, l'andamento interno degli stati e delle realtà territoriali e le loro espansioni da un punto di vista puramente politico. Oggi invece, se ci si vuole concentrare sulla società, che è una cosa che gli storici fanno, si studiano gli attretti della cucina, i viti funebri per comprendere meglio le influenze di cultura a contatto, si studiano i vestiti e si sono creati in questo modo nuovi ambiti di studio, tipo la storia del costume o la storia elementare. Io ho fatto un esame sulla storia elementare, c'era un esame facoltativo sulla storia del costume. Ci tengo a dire che queste sono novità degli ultimi decenni, ma che gli studiosi, gli storici che fanno questo tipo di storia sono studiosi storici rinomati, riconosciuti, che non vengono considerati dei fanulloni, perché la storia del costume ci permette davvero di capire un sacco di cose. Perché quando due culture si incontrano e cominciano a vestirsi uguali, vuol dire che c'è stato uno scambio culturale. Se due culture si incontrano e vediamo che si vestono ancora in maniera differente, vuol dire che sotto questo punto di vista non c'è stato uno scambio culturale. Se due culture si incontrano, si vestono in modo differente, fanno i viti funebri in maniera differente e cucinano in maniera differente, vuol dire che c'è la buonissima possibilità che queste due culture non vadano ad accordo. Inizio. Tutto ciò si fa tramite le fonti, che sono gli strumenti che ci permettono di navigare nel passato. Per gli storici di 40 anni fa, come detto, le fonti potevano essere trattate di pace o di guerra. Per gli storici della società, le fonti sono padelle e vestiti. Sono fonti che vengono uguali. Anche le fonti e l'uso che ne facciamo, quindi, sono soggetti al passare del tempo e all'evoluzione che ha la storia. Esattamente come cambia la storia, cambia anche il ruolo dello storico nella società. Facciamo una piccola precisazione. Cos'è uno storico che fa storia? Allora, la storia è un concetto che riguarda il passato, ma il passato non è storia. Non è che il passato viene impacchettato direttamente in forma di storia. Il passato è il materiale in forme da cui noi storici attingiamo per ricostruire le trame della storia. Ci saranno un sacco di ripetizioni. Il passato è il materiale senza forma da cui gli storici attingono per fare la storia e questa è un'operazione culturale che prova a ricostruire in modo narrativo il passato oppure un certo periodo storico. È un'operazione culturale che ha metodologie, che come abbiamo visto cambiano, che si fa tramite le fonti, che come abbiamo visto possono essere usate in molti modi e spesso e volentieri si fa per spiegare il presente. Quest'operazione è compiuta dagli storici, che sono umani e come ogni essere umano sono figli del proprio tempo, soggette alle influenze del periodo storico che stanno vivendo. Esempio pratico, nel Rinascimento, gli studiosi di storia che volevano vedere l'Italia Unita, vedevano nel passato tantissimi esempi di italiani rivoluzionari che volevano l'unione dell'Italia, anche se in realtà non era così. Se ci pensate bene, è una cosa che succede molto oggi, ci sono tantissime figure politiche che usano il passato in maniera strumentale. Un classico esempio è quello di Alberto da Giussano, l'uomo con la spada alzata nel simbolo della Lega. Lui sarebbe un personaggio che è combattuto nella battaglia di Legnano nel 1176 contro Barbarossa fra le fila della Lega Lombarda. La Lega Lombarda voleva la libertà e Barbarossa voleva togliere la libertà ai comuni del nord d'Italia. Bene, in realtà Alberto da Giussano non è mai esistito. Questa cosa la togliamo. Lo storico è figlio del suo tempo e commentare viene influenzato dal suo tempo. Questo vuol dire che uno storico durante il fascismo, tra il 1922 e il 1945, doveva avere una libertà. Detto ciò, uno storico che voleva studiare, pubblicare libri e fare conferenze in un periodo storico tra il 1922 e il 1945, ecco, non aveva molta libertà. Diciamo che durante il fascismo la libertà di comunicazione era quanto meno compromessa e uno storico nel passato ci poteva vedere soltanto prove dell'italiano fortissimo, l'italiano che si è sempre sentito italiano, che ha sempre voluto essere italiano, l'italiano coloniale, l'impero romano come massima espressione di potenza globale, e ci si poteva vedere solo questo. Se si trovavano altre prove di cose differenti era meglio tenersi per sé quel tipo di informazioni. Nel podcast è stata fatta una puntata riguardo alla comunicazione ed è in generale cultura diffusa che durante il fascismo non ci fosse libertà di comunicazione. C'erano proprio ministeri appositi per controllare quello che veniva scritto sui giornali o detto da radio, c'erano organismi per controllare anche quello che veniva detto tra la gente, l'Ovra, che era l'opera di vigilanza delle persone dell'antifascismo, ecco, se un funzionario dell'Ovra in Borghese risiedeva al bar dicendo quanto mi sta sulle palle il duce faceva una brustissima fine. Fortunatamente a giorno d'oggi lo storico può entrare, a giorno d'oggi diciamo che lo storico può entrare nel ruolo della comunicazione ma deve rinventarsi come comunicatore, cioè deve modificare le proprie conoscenze e le proprie capacità. Non solo può essere lo storico che studia nella sua sala con libri e fonti ma anche qualcuno che è in grado di portare la narrazione a un pubblico e fargli comprendere ciò che ha studiato. Uno storico che vuole comunicare in maniera efficace deve essere in grado di prendere informazioni dalla massa informica del passato o dalla massa di libri che hanno scritti altre persone e fare un riassunto e portarlo al grande pubblico in maniera che sia comprensibile, accattivante e dinamica. Fortunatamente oggi siamo liberi di parlare, almeno finora il caso scurato di pochi giorni fa, che a mio parere è un chiaro esempio di censura, ci insegna che non per forza siamo liberi di dire tutto quello che vogliamo.