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QGLN1044-Milano-Biscione-02

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redigio.it/dati2511/QGLN1044-Milano-Biscione-02.mp3 - Milano e' legata dalla storia con il Biscione - 7,30 - AUDIO -

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Azzone dies from a long-standing illness. The next day, Lucchino and his brother Giovanni become the new rulers of Milan. Lucchino is a skilled warrior, while Giovanni is more interested in intellectual pursuits. Lucchino expands the Visconti territories through military conquests. Giovanni hosts the poet Petrarch in Milan for eight years. Lucchino clashes with the powerful Pusterla family over his desire to marry his cousin Margherita. The Pusterla family is executed, except for Margherita who returns with the help of the Visconti nephews. Lucchino dies at 57, possibly due to the Black Death or poisoning by his last wife Isabella. His reign is not mourned due to his cruelty and ambition. Vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv Azzone muore per quella maledetta gotta, la malattia dei sciuri, che lo affligge da anni. Subito, il giorno dopo, nell'agosto del 1339, vengono eretti i nuovi signori di Milano, Lucchino e fratello Giovanni, alcivescovo di Novara, che, all'atto pratico, lasciò governare Lucchino da solo. Perché, nel frattempo, l'altro loro fratello Stefano, sposato con una Doria, gli aveva dato tre figli ed era morto avvelenato. Contrariamente a quello che di frequente si registrerà nel casato ai Visconti, di cui, come vedremo, una serie fratelli, coltelli e parenti serpenti, costituiscono la regola negli anni. I due nuovi signori non si pesteranno mai i piedi, anche perché più diversi di così non avrebbero potuto essere. Lucchino, fin da giovane, era uno che prediligeva il mestiere delle armi, e si era subito rilevato un valente condottiero in tutta una serie di conquiste territoriali in Italia e in Svizzera, con battaglie via terra e via acqua nel canton di Cine, intorno al Lago Maggiore, fra Velenzone e Locarno, cosa che gli aveva permesso di accrescere i possedimenti territoriali della dinastia. E quindi, fin da subito, appare come un vero e indiscusso leader. Il fratello Giovanni gli lascia quindi completa mano libera. Lui, a ben altri interessi, rescovo e uomo colto, più portato per le vettele che per le armi, ospiterà per circa otto anni a Milano il Petrarca, in quattro luoghi diversi, fra i quali, secondo alcuni, la Cascina all'interno, allora località decisamente agreste, una ex grangia fra le Marcite, vicina all'attuale Parco delle Cave. Ci si è concesa, a questo punto, una piccola diversione, compiendo un balzo avanti di qualche secolo. Poiché, proprio nelle vicinanze di questa Cascina, e siamo a Baggio, fin dagli anni Quaranta del 1900, in una piccola casa, ricevuta in dono del disordine più totale, viveva un certo Don Giovanni Gervasini, meglio noto come il Pret del Ratanà, da Retenate, che è una frazione di Vignate in via Martesana. Era un grande guaritore che era solito prestare le sue cure in via del tutto gratuita a chiunque gli si presentasse davanti. Ricchi e poveretti lo acclamavano santo. La curia lo additava come stregone, ma il Cardinale Schuster gli rimase vicino e lo assiterà al momento della morte. L'afflusso quotidiano per farsi curare dal Gervasini giunse a livelli tali che, in mezzo dell'ATM che passava lì vicino, si fermava per quella, che non ci mise molto a diventare per tutti, la fermata del Pret del Ratanà. Col contributo determinato di una colletta spontanea, anche fra la gente comune, le sue sfoglie non furono sepolte a Musocco, ma al cimitero monumentale, perché è il Pret del Ratanà che Cimal gli fa passare. Ma vorrei tempo di chiudere questa parentesi per tornare ai Visconti. Si pensi che durante il suo governo, non avendone abbastanza di collezionare amanti qua e là, Lucchino a un certo punto si mette in testa di insediare pure la bellissima cugina Margherita, figlia di Uberto Visconti, andata esposa a Francesco Pusterla, per cui finisce con lo scontrarsi apertamente con questa potente famiglia, che dietro le sue reiterate minacce si vede costretta a scappare ad Aviglione. I Visconti, con l'inganno, le convince a tornare e fa decapitare sulla piazza del proletto nuovo il Pusterla. La moglie è anche il figlioletto Venturino. Alla presenza, tanto per cambiare, della solita folla di esacitati infestanti a cui i condannati vengono presentati come traditori che avevano congiurato contro la città. Nella seconda metà del 1800 Cesare Cantù, storico scrittore nonché deputato, ci scriverà sopra il romanzone Margherita Pusterla, che all'epoca, da tanto che incontrava, era arrivato a far concorrenza addirittura ai promessi sposi. Fra gli alleati di Pusterla sembrerebbero addirittura esserci i giovani nipoti Matteo, Galeazzo e Barnabò, i tre figli del remorto Stefano. Lucchino vorrebbe tanto farli fuori ma non ci riesce perché quelli, mangiata la foglia, se la svinano e Barnabò arriva addirittura fino nelle fiandre. Lucchino morirà a 57 anni, secondo alcuni dopo aver incontrato la peste nera, secondo altri avverenato dall'ultima moglie Isabella, esponente dei genovesi Fieschi, che nel mese storica l'aveva cornificato in vita, si dice addirittura con nipote Galeazzo, con cui avrebbe concepito un figlio chiamato Lucchino Novello. E perciò sarebbe stata minacciata di essere stata battuta sul rogo dal marito, ma questa cosa non è certa. Quel che è certo è che Lucchino non verrà rimpianto né dalla consorte, né dal popolo, né dall'aristocrazia, date certe ripetute manifestazioni della sua indola, quali la scostumatezza, la soverfi ambizione, la crudeltà verso i nemici e gli avversari. www.redigio.it E la storia continua.

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