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redigio.it/dati2510/QGLN938-Lombardia-svizzera.mp3 - perche' non possiamo dirci svizzeri -

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The story continues on www.readyjoe.it. Milan is under French control, with Gian Giacomo Tribuzio as the governor. He becomes a marshal of France after defeating Venice and the Swiss in battles. The Battle of the Giants in 1515 resulted in many deaths. Massimiliano, the son of Beatrice d'Este and Ludovico, became the puppet ruler of Milan under Swiss influence. After the defeat, he offers to give up the duchy to France in exchange for a pension. The Battle of Marignano was fought in the area between Grittabia and Ambro. The French victory was thanks to the Venetian heavy cavalry led by Bartolomeo D'Alviano. If the outcome had been different, it would have affected Lombardy and Switzerland. The Swiss still commemorate the battle every September with a delegation. The Swiss community in San Giuliano pays tribute to the soldiers who died. The battle led to Switzerland's decision www.readyjoe.it e la storia continua. Ma perché non possiamo dirci svizzeri? Finita vera degli sforzi, Milano è ormai saldamente e inesorabilmente sotto i francesi che impongono come governatore della città lo spregiudicato condottiero Gian Giacomo Tribuzio, ormai divenuto la loro longa manus in Italia e che, per ringraziamento per i servizi resi, viene nominato addirittura maresciallo di Francia, dopo aver sconfitto Venezia nella battaglia di Agnadello e gli svizzeri nella cruentissima battaglia di Marignano, cioè l'attuale Merignano. La famosa Battaglia dei Giganti del 1515, come la definì proprio il Tribuzio, per la carneficina che avverrà sul campo, si parla di 10 o 15 mila morti e fu combattuta fra gli svizzeri alleati dell'ultimo sforza, Massimiliano, e i francesi che si era cercato per l'ennesima volta di scacciare da Milano. Il Massimiliano di cui qui si parla è il figlio di Beatrice d'Este e di Ludovico, anche se il ritratto che ci è pervenuto di lui è ben diverso da quello del Moro. Non solo perché lui è biondo con gli occhi azzurri, eredità della madre, come tutti gli Este, bionda e di carnagione chiara, ma soprattutto sarà magari stato il trauma di essersi visto sparire nel giro di pochi anni entrambi i genitori. Certo, è che da loro non ha ereditato alcun talento. Da subito si rivela niente di più che un pupazzo che gli svizzeri, già al soldo del padre, mettono formalmente la guida di ciò che resta del Ducato di Milano, con l'intento, nemmeno troppo celato, di annetterselo al più presto. E che non sia certo un cuor di leone lo dimostrerà quando, dopo la sconfitta, si presenterà a Francesco I con il cappello in mano per cedergli tutti i diritti sul Ducato in cambio di una più che discreta pensione vitalizia e dalla promessa di adattarsi a vivere fino alla morte in Francia da semplice cittadino sotto stretta sorveglianza della polizia. Una battaglia conosciuta ai più, quella cosiddetta dei giganti, combattuta su una vasta area fra il corso della Grittabia e dell'Ambro che va dal territorio di Zivido, oggi niente più che una frazione fra i casermoni di edilizia economica popolare di San Giuliano Milanese fino a quella località che si chiama all'epoca Marignano. Una battaglia che si rivolse in favore della Francia solo all'alba del 14 settembre del 1515 grazie al fulminio e rompere sulla scena della carica travolgente di quella vera e propria Panzer Division della Cavalleria Pesante Veneziana al comando di Bartolomeo D'Alviano. Anche se, come loro abitudine consolidata, i francesi si guarderanno bene dall'ammetterlo e celebreranno sempre la vittoria come esclusivo merito delle loro truppe. Se l'esito diverso che alla fine della giornata del 13 pareva profilarsi si fosse avverato ci sarebbe stato un impatto epocale sul territorio lombardo in quanto ne avrebbe sicuramente comportato l'annessione di buona parte della vicina Svizzera. Ma la storia non si fa con i se. Come di anzi si diceva, un fatto d'armi passato per decenni quasi nell'oblio da noi non era certo per gli elvetici. Pur a distanza di oltre 500 anni quella battaglia è sempre presente nei loro libri di scuola e ancora oggi, con pontualità svizzera, la metà di settembre vede la calata di una delegazione del Consolato svizzero e di esponenti civili e militari con tanto di bandiere e fanfare prima presso una minuscola capellina sperduta nella campagna vicino a Melignano in località di Pedriano dove si possono tuttora vedere ossa e teschi di quei soldati e poi presso la cappella espiatoria che subito dopo la battaglia fu eretta in zivido a perpetuo ricordo della sconvalgente carneficina avvenuta per volere del re di Francia. Gli svizzeri vengono in questa enclave miracolosamente scampate alle ripetute colate di cemento che si sono succeduti negli anni Sessanta sul territorio di San Giuliano al solo scopo di seguitare, a rendere omaggio, ancora dopo tutti questi secoli alla memoria di quei loro ragazzi venuti da lontani cantoni di montagna come Uri, Svitto, Glarone e Friburgo a seguito del Cardinale Vallesano di Sion e a morire in queste terre così piatte. Come recita il motto ex grade salus, cioè dalla sconfitta la salvezza che fa bella mostra di sé davanti alla chiesetta su una grande lastra di granito che la Svizzera gli fece portare qualche anno fa dalle sue montagne fin da quel 1515 gli svizzeri come comunità mostrarono di avere la capacità di metabolizzare quella carneficina e sulla spinta dell'onda emotiva che ne era seguita decisero proprio da quel momento che la confederazione sarebbe rimasta neutrale nei secoli a venire tranne che nel caso di violazione dei propri confini. Decisione non da poco per quei tempi se si considera che proprio per la coesione in battaglia che ne caratterizzava le truppe rigorosamente raggruppate su base cantonale il loro esercito aveva sempre dato del filo da torcere a ogni conflitto di cui era stato protagonista fino allora. La storia continua.

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