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redigio.it/dati2601/QGLO004-Lago-Varese-11.mp3 - Il lago di Varese - 8,59 -
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The history of fishing in Lake Varese has seen changes in techniques and equipment. Modernization focused on synthetic nets, while in the past, nets were made of canna pelino. The fishermen used an old wooden container for transporting fish. There were also ice houses for preserving fish, and some still exist in Lombardy. The introduction of refrigerators made these ice houses obsolete. The area around Lake Varese used to be a habitat for various bird species, but pollution, environmental degradation, and hunting have greatly reduced their numbers. However, with respect for the environment, these species may return in the future. As a curiosity, two pelicans were captured in the mid-19th century, and one was stuffed and displayed in Varese, while the other lived in a cage in the public gardens of Milan. www.redijoe.it e la storia continua Il lago di Varese Nel corso dei secoli i pescatori della cooperativa hanno certamente rinnovato le tecniche e le attrezzature ma più che di rinnovamento si dovrebbe parlare di semplificazione dal momento che il pescatore oggi lavora per lo più da solo la modernizzazione si è concentrata quindi sulle reti che sono fabbricate con materiali sintetici fino all'ultima guerra, invece, erano fatte ancora tutte di canna pelino ma se ne aumentava la resistenza mediante un bagno speciale a base di buccia di castagna il castagno è natissimo con cernutino e tannino e ancora oggi, proprio al porto di Calzago i pescatori utilizzano come vivaio deposito di anguille un vecchio fabbricato al cui interno c'era una vasca per il trattamento delle reti nei pressi è possibile osservare un vecchio attrezzo da pesca si tratta di un contenitore romboidale in legno che veniva rimorchiato sul lago per il trasporto delle tinche catturate le fiancate dell'attrezzo sono provviste di grossi fori per il continuo ricambio dell'acqua a pochi passi dal vivaio, sulla costa che dalla chiesa di Calzago dirà da verso il lago, troviamo, un po' malcolce ma non distrutte tre settecentesche ghiacciaie, i jacer nelle quali i pescatori depositavano il ghiaccio del lago e neve per conservare il pesce anche nella bella stagione in attesa di venderlo sui mercati sono piccoli edifici a sezione circolare e tetto conico costruiti a tramontana sopra un profondo pozzo il cui ghiaccio accuratamente pressato a strati alternati da puola di riso per la coibentazione, conservava il pesce a sua volta deposto su graticci di carne di lago il prodotto veniva trattato e imballato nel cosiddetto mattatoio un'altra costruzione ora completamente distrutta altre ghiacciaie esistevano a Vodio calcinate del pesce e biandronno e questa tecnica di conservazione non fu certo caratteristica del solo lago di Varese tanto che, fino all'invenzione del freddo artificiale diverse ghiacciaie di proprietà privata o a gestione comunitaria erano sparse qua e là nel nostro territorio lago di Comabio in maggiore oggi, dopo l'introduzione dei frigoriferi le ghiacciaie hanno perso la loro funzione anche se, certamente, meritano per il loro interesse storico un adeguato restauro ma sappiamo che in altre località della Lombardia alcune di esse sono ancora funzionanti in Valle d'Intelvi, ad esempio certe nivere, che hanno un aspetto simile alle nostre giazzer sono ancora attive per la conservazione di formaggi e altri alimenti freschi dal pizzo di Cazzago fino a Biandronno la sconda è caratterizzata da un'ampia insennatura che corrisponde, se vogliamo paragonare la forma del lago a una scarpa, al tacco per, appunto, l'arco del golfo la cintura a Pragmites è sempre fittissima ma qua e là galleggiano nella bella stagione, vaste colonie di ninfei bianche e gialli nannufari sulla terraferma, invece, dal cimitero di Cazzago di fronte al quale si stende la vasta palude Brabbia fino al canale Omonimo troviamo ancora querce e alcuni ontani epioppi fagocitati dall'infestante robinia poi, fino al porto di Biandronno il territorio è prevalentemente caratterizzato da prati e abitati il canale Brabbia, che mette in comunicazione il lago di Comabio da cui prende origine con quello di Varese dopo aver formato un'ampia zona paludosa sfocia proprio nel bel mezzo dell'insegnatura sud-occidentale del Bacino e ad eccezione di pochi altri torrenti e rogge attualmente più fogne che non corsi d'acqua Brabbia è l'unico vero emisario del lago nel quale si riversa con un corso tranquillo e regolare la presenza di queste acque e di altri canneti nonché la vicinanza di zone paludose che possono offrire sicuri rifugi hanno fatto sì che diverse specie di uccelli acquatici scelgano questi posti per nidificare o per svernare la posizione geografica del lago a pochi chilometri dal Verbano e dal fiume Ticino oltre ai fattori già citati ha favorito la sosta dei palmipedi e anche dei trampolieri oggi l'inquinamento, il degrado ambientale e la caccia è stata data a questi animali hanno molto ridotto il numero delle specie che si fermano attorno al Bacino ancora in buon numero sono il germano reale, la folaga, ganinella d'acqua oltre al più raro e ma bellissimo svasso dal tuffo colorato e impertinente in un dettagliato elenco di uno studioso locale, il dottore Eugenio Bianchi redatto però in epoca precedente la massiccia e utrofilizzazione del lago è citato il passaggio e la nidificazione di moltissime specie di avifauna acquatica dal tuffetto all'astrolaga, dal mignattino al cigno, fino alle occhie granaiole alle alzavole, agli smerghi, ai tarabusini i studi più recenti, 1982, hanno ridimensionato la certezza della presenza di parecchie specie attribuendo la scomparsa o la rarrefazione di questi uccelli esclusivamente all'inquinamento e alla speculazione edilizia. Noi riteniamo invece che anche la caccia, spesso impassata e indiscriminata abbia portato notevole contributo al depauparamento dell'avifauna certamente non comprendiamo come si possa contribuire alla valorizzazione dell'ambiente umido eliminandone sia pure anche in modo controllato i naturali abitatori è come se gli amanti della flora spontanea invece di avvicinare le specie vegetali con l'obiettivo di un anicon, prendessero a valorizzarle con la falce. Il rispetto per l'ambiente da parte di tutti non è escluso che su queste acque tornino a volare le specie che un tempo non vediamo più. A titolo di curiosità diremo che il quaglia ricorda addirittura la cattura di due pelicani avvenute in anni diversi attorno alla metà del secolo scorso. Il primo, impagliato, fu a lungo esposto nel palazzo est di Varese, ora sede del municipio e allora la proprietà privata di Carlo Robbioni mentre il secondo, catturato vivo, visse a lungo in una gabbia nei giardini pubblici di Milano.