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The transcript discusses the history of table manners and how they have evolved over time. In the past, people would eat soup from a common bowl and use their fingers and bread to eat stew. However, in the 16th century, it became more common for each person to have their own plate, glass, spoon, knife, and eventually, a fork. This change in etiquette led to individualized settings at the table and a decrease in communal dining. The use of shared utensils became seen as rude, and individual plates, glasses, and cutlery became the norm. The transcript also mentions how the word for "utensils" in Italian comes from the word for "to place," while in German, it originally referred to the knife sheath that each person carried. Over time, spoons and forks were also added to the sheath, and eventually, individualized utensils became common. However, it wasn't until the 19th century that more people began to own multiple www.reddyjoe.it e la storia continua Le buone maniere a tavola Un tempo la minestra si mangiava nel piatto comune, senza cerimonie, e nello spezzatino si intingevano le dita e pane. Così recitano i versi di una canzone francese del Seicento. Oggi ciascuno mangia la zuppa dal suo piatto e bisogna servirsi con garbo di cucchiaio e forchetta. A partire dal XVI secolo nella buona società si risponde in effetti alla tendenza a fornire a ogni convicato un piatto, un bicchiere, un cucchiaio, un coltello, più lentamente come ho detto una forchetta. Uno o più tovaglioli non di rado cambiate più volte dalla servitù durante i banchetti, così come si faceva con le tovaglie. Si abbandona poi l'uso di passare al vicino questo o quell'utensile. Solo le posate di servizio restano comuni, ma portarle alla bocca diventano un segno di maleducazione e incivilità. Insieme alle sedie, anche i piatti, i bicchieri e posate individuali, isolando così ogni commensale dai suoi vicini, che contribuiscono pertanto a por fine a quella che un autore ha definito come promiscuità conviviale. Non dappertutto, tuttavia, le trasformazioni sono univoche e lineari. Se la parola italiana «posate» viene da «posare» e fa dunque riferimento al fatto che si tratta di oggetti messi sulla tavola, nell'area tedesca il termine corrispondente «besteck» in origine designava il fodero del coltello che ciascuno portava alla cintura. In seguito, in tale fodero si cominciarono a portare anche cucchiai e poi forchette. Si trattava dunque, a quanto pare, di una dotazione prevalentemente maschile e rigorosamente individuale. Si ricordi il giudizio del Kalviak, secondo il quale i tedeschi non amavano prestare il proprio coltello. Solo col tempo si sarebbe realizzato il passaggio a «posate» disposte sulla tavola che ciascuno usa individualmente ma che non sono proprie. Anche in questo caso si sarebbe arrivati immediatamente a situazioni simili a quelle attuali. Nel villaggio tedesco, infatti, se in età moderna tutti avevano almeno un cucchiaio di legno, anche le famiglie che conoscevano il lusso delle «posate» possedevano spesso solo un coltello da tavola e una forchetta. Si trattava insomma di «posate» per così dire al singolare, il cui uso era riservato al padre oppure alla madre di famiglia. Nel villaggio svevo di Kikkensteinlingfurt solo negli anni Sessanta dell'Ottocento sarebbe divenuto usuale tra i ceti medio-alti possedere più «posate» e anche in Italia, ancora in tempi recenti, l'uso della forchetta poteva designare a tavola precise gerarchie. Noi donne mangiavamo tutte con le mani, solo gli uomini avevano una forchetta, racconta Genoveffa, nata nel 1906 nel Termigiano, figlia di un muratore e moglie di un contadino proprietario. Tovaglie da lato e, dall'altro, tovaglioli, piatti e posate individuali sono insomma divenuti di uso davvero pressoché universale, almeno nel mondo occidentale e solo di recente. Quando mangiavamo la minestra eravamo tutti insieme, ma dei bicchieri ce n'erano tre o quattro e dicevamo «vuota te che adesso bevo io», ricorda una donna di nome Teresa nata nel 1898 a Mercatale in provincia di Arezzo e in Calabria ancora qualche decennio fa c'erano case in cui tutti bevevano dallo stesso bicchiere o, più spesso, dalla stessa brocca e si pulivano con un'unica salvietta. Testimonianze relativi agli anni Cinquanta del nostro secolo ci riferiscono di famiglie di quelle stesse zone in cui avevano viaggiato Joanne de Roquefort, riunite intorno al desco a mangiare mosa fatta di latte, burro e farina da un unico recipiente posto in mezzo alla tavola e ogni membro dotato di un solo cucchiaio personale. E siamo in un'area tedesca destinato, a volte a finito il pasto, a venire pulito sommariamente, magari con un lembo di aggremiure pure sul retro dei calzoni o della gona, e a venire poi appeso alla parete. Buon appetito. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org