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The transcription discusses the archaeological research conducted on Lake Comabbio in Italy. The first studies were carried out in 1863 but yielded no results. It was only in 1878 that archaeologist Pompeo Castelfranco confirmed the presence of prehistoric pile-dwelling structures on the eastern side of the lake. Castelfranco was assisted by locals who used rudimentary tools to collect materials from the lake bed. Several artifacts were recovered, including pottery fragments, flint shards, and animal remains. The findings suggested a pastoral activity in the area. Further excavations were conducted in 1883 and 1976, but the murkiness of the lake water has always hindered archaeological research. www.rendijou.it E la storia continua. Lago di Comabbio e la civiltà delle Palafitte. Alcuni ritrovamenti. Le prime ricerche archeologiche sul Lago di Comabbio, ad opera degli studiosi Lostopani, Delezor e Demortillet, e successivamente da un certo Molinari, detto Iles Paris, risalgono a 1863. E queste prime ricerche non diedero alcun risultato. Solo nel luglio del 1878 le ricerche di Pompeo Castelfranco, famoso archeologo e membro della Società di Scienze Naturali di Milano, confermarono la presenza sul Lago di Comabbio di instegnamenti preistorici palafitticoli. Le ricerche si concentrarono nella fascia orientale del lago, situata tra Varano e Corgeno, circa di cumuli di sassi, che in dialetto si chiamano i mot o i möt. Ognuno ha conosciuto col proprio toponimo. L'archeologo, nella sua relazione del 25 settembre 1878, ne cita ben otto, il mot Goretta e Bosco Carbone. E in comune di Varano, Bosco Carbone II, la Fornace, le Piopette, mot derivu alla Cade Corgen, Cade Corgen II e mot di Breri in comune di Corgeno. Nel suo lavoro, Castelfranco venne coadivato da alcune persone espertissime del lago, tra i quali Paolo Berebbia di Comabbio e Carlo Casoli di Ternate, che avvalendosi di apparecchiature molto rudimentali a cucchiaia, prelevarono il materiale sul fondo. Mentre il materiale recuperato dai vari siti fu scarso, quella della località Le Piopette consentì di accertare la presenza di una palafitta di dimensioni notevoli, 40 metri di lunghezza e 50 di larghezza, con il lato minore quasi parallelo alla riva. Furono recuperati alcuni reperti linei relativi alle testate dei pali, cocci di stoviglie, schegge di selce, nerastra e un coltellino. Furono trovati anche alcuni gentili animali comuni ad altri insediamenti del lago di Varese, il bos brecchiceros, il susurscrofa pularis, la capra ircus, e un'analisi approfondita ne indicò l'appartenenza ad animali giovani tipici di un'attività di pastorizia. Vendero recuperate notre ghiande di rovere carbonizzate, gusci di nocciole e carboni in notevole quantità. In molti dei review della CA di Corgeno, che dista circa 100 metri dal precedente, si presentava come un'isola sommersa artificiale di circa 70 metri per 30 di larghezza. In questa località furono recuperate ghiande carbonizzate, carboni e un pezzo di legno di piccola dimensione appuntito nei due capi. Il castelfranco, nella sua relazione, riteneva gli insediamenti di questo lago coevi a quelli rinvenuti nel lago di Varese, senza però indicare una datazione certa. Non abbiamo notizie di ulteriori campagne di ricerca sul lago di Comabio, salvo delle escavazioni effettuate nel 1883 dall'ingegner Pio Borghi, nell'intento di arricchire la sua collezione di oggetti preistorici da inviare all'isposizione nazionale di Torino, e la ricerca effettuata da alcuni sommossatori nel 1976, che segnalarono nella zona delle Piopette la presenza di una platea di legno costruita con tavole orizzontali sostenute da assi e da pareti. Una delle ragioni che hanno sempre ostacolato le ricerche archeologiche in questo lago è sempre stata, certamente, e dovuta alla torbidità delle sue acque.

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