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The transcription is about the history of Legnano during World War I. It mentions a traveling exhibition and a book that commemorate the centennial of Italy's entry into the war and the millions of lives lost. The exhibition also highlights the significance of the Ossuary Chapel in Legnano, which contains the names of soldiers from Legnano who died in the war. The transcription discusses the presence of Austro-Hungarian soldiers buried in Legnano and the challenges faced by industries during the war. It also mentions the increase in population and employment in Legnano, as well as the labor struggles and food shortages that occurred during the war. The transcription concludes by highlighting the difficulties faced by Legnano and its industries after the war. Brani di storia a Legnano nella grande guerra 1914-1918 Hanno per titolo 1914-1918 la grande guerra, la mostra itinerante presentata in febbraio alla biblioteca Marinoni e il relativo libro realizzato a uso didattico. I pannelli espositivi e testi del volume di autori vari a cura dell'eco istituto della valle del Ticino e della sezione di Legnano delle Lampi ricordano non solo ai giovani ma a tutti noi il centenario delle entrate in guerra dell'Italia e i milioni di morti della prima inutile strage che contrassegnò il novecento. La mostra, ripercorrendo le varie fasi del conflitto mondiale e in particolare nella nostra penisola, dedica anche uno spazio a una tra le più significative vestita della grande guerra a Legnano, la Cappella Ossario, situata al centro del cimitero monumentale e inaugurata il 30 ottobre del 1921. Sulla parte frontale della costruzione, di 22 metri di diametro e 15 di altezza, sono riportati i nomi di circa 300 soldati di Legnano che persero la vita sui vari fronti di battaglia. Ma la curiosità del monumento, si osserva, è la cripta sottostante in cui vennero realizzate numerose cellette per permettere alle famiglie di riportare a Legnano le spoglie del figlio o del parente al fronte. Tra i nomi della cripta Ossario si citano Silvio Galli, sembra ragazzino, è nato nel 1900, che era l'ultima classe richiamata, e morì il 3 settembre del 1918, dopo pochi mesi di ferma militare. Franco Oggiati è di un anno più vecchio, è della leggendaria classe di nati del 1899, mandato a superire i tremendi vuoti nei reparti dell'esercito dopo Caporetto. Luigi Stefanoni, classe 1893, è invece una delle tante vittime del Piave. Ma ancora, ma di fronte ai soldati di Legnano vi è un'ottantina di cellette di militari dell'impero austro-ungarico, che probabilmente morirono negli ospedali della nostra città. Fa impressione vedere quelli che in guerra erano nemici ora uno di fronte all'altro, affratellati dalla morte. Probabilmente erano sloveni, croati e rumeni soggetti all'autorità sburgica, prigionieri di guerra dopo la disfatta di Vittorio Veneto, e poi morti a Legnano a causa dell'imperversare della pandemia influenzale chiamata la Spagnola. Tutti morirono nel 1919. È da apprezzare che nel 1921 le autorità cittadine, in un clima politico di esaltazione nazionalistica e di incipiente fascismo, abbiano deciso di collocare nello stesso spazio vincitori e vinti. Giorgio Dilario, in Beccar Legnan, che è il tredicesimo volume edito dalla famiglia legnanese, ricorda il nome del primo nostro concittadino caduto in guerra a un mese dall'inizio del conflitto. Si tratta di Luigi Cozzi di Rodolfo, del reggimento Granatieri, ferito il 30 giugno del 1915 sul colle di Mont Falcone e moriva tre giorni dopo. Riceverà sul campo una medaglia d'argento al valore militare. E salendo nei gradi, il 17 maggio 1917 a Gramigna, Gorizia, viene colpito a morte, al termine di un duro ma vittorioso combattimento, il legnanese colonnello dei bersaglieri Aurelio Robino. Medaglia d'oro al valore militare. Ma accanto ai morti ci sono ancora più feriti, così nel maggio 1918, cinque mesi prima che la Germania Guglielmina chiedesse agli alleati l'armistizio, si costituisce la sezione di Legnano e zona dell'Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra. Sodalizio che ben presto raggiunse i 600 soci, a favore dei quali svolse un'intensa attività assistenziale e di consulenza pensionistica. Un ospedale da campo era stato arrestito nell'Istituto delle Suore Canossiane Barbar-Mersi, mentre in una palazzina di via Bissolati fu impiantato un centro sperimentale di rieducazione per mutilati di guerra. Ma chi rimase a casa? Quale fu la situazione economica e sociale nel nostro territorio durante il conflitto? Dopo il primo momento di confusione e di smarrimento che fece seguito alla dichiarazione di guerra alla Serbia, il 28 luglio 1914, da parte dell'Austria-Lungheria, a cui si assancò la Germania e che vide schierarsi sull'altro fronte russi a Francia e Gran Bretagna, subentrò anche l'Italia un certo sollievo grazie alla nostra dichiarazione di neutralità, cui fece seguito a un vivace contrasto tra le correnti interventiste e quelle neutraliste. Questa situazione offrì dei vantaggi alla cosiddetta Manchester italiana, infatti l'industria cotoniera poter sollevarsi dalla crisi di sovrapproduzione, collocando a migliori condizioni la giacenza di oltre 8.000 tonnellate di filati, come viene raccontato nel volume del Cotonificio Cantoni, che è del 1872-1972. Vi furono tuttavia sofferenze nell'approvvigionamento della materia prima, al punto che gli industriali della Valle Olona cercarono di mettersi d'accordo per limitare l'attività produttiva a quattro giorni, ma il problema fu superato sul finire del 1914, quando gli arrivi del cotone ripresero col normale ritmo. Il cotonificio incontrò anche seri ostacoli sia nel trasporto della materia prima, sia sino agli stabilimenti, a causa del congestionamento dei servizi portuali e ferroviari, sia nella disponibilità dei coloranti, di cui la Germania era l'abituale fornitore. Quest'ultimo inconveniente, assieme a tanti altri, si aggravò con l'entrata in guerra dell'Italia, decisa il governo di Antonio Salandra, il 24 maggio 1915, tanto da mettere in pericolo le forniture di tutte per l'esercito. Alla soluzione definitiva del problema provvide, con l'aiuto di chimici svizzeri e grazie alla sua fervida iniziativa, l'ingegner Carlo Juker, direttore degli stabilimenti e cantoni, impiantando a Legnano la prima fabbrica di coloranti complessi. Di non minore peso fu la mancata disponibilità di altri prodotti chimici e soprattutto del carbonfossile per la produzione di vapore, ma a conti fatti il grande complesso cotoniero poteva vantaggiarsi di vicende commerciali fortunate. Un'altra presenza basilare del tempo fu l'azienda metallomeccanica Franco Tosi. Tra il 1914 e il 1916 fornì 48 turbine a vapore per la propulsione marina, questo è scritto in Quelli della Tosi di Alvarez Garzia. Il livello tecnologico raggiunto nella produzione dei macchinari era tale che a partire dal 1914 la ditta arrivò perfino a impiantare, a tempo di record, un cantiere a Taranto dove venivano costruiti gli scafi, mentre da Legnano giungevano le macchine di propulsione e gli altri impianti di bordo. Con la guerra l'azienda modificò la sua struttura imprendendosi notevolmente. A Legnano, oltre alle macchine per la produzione marittima, si realizzò ogni sorta di armamento, granate di ogni calibro, bombe da trincea, cannoni, torpedini per navi di superficie e per sommergibili, apparecchiature per la produzione di idrogeno destinate ai dirigibili, motori per aerei, barconi di ferro per il genio militare, eccetera eccetera. La situazione in alto cambiò lo stesso ambiente della fabbrica. Molti operai e tecnici vennero chiamati alle armi e le officine dove mai si erano viste donne, diversamente dagli opifici cotonieri si popolarono di operaie. Il numero dei dipendenti salì rapidamente a 7.000 unità, una crescita abnorme sproporzionata alla fisiologia dell'azienda. Nel campo delle aziende di credito, nell'agosto del 1914, il direttore della banca di Legnano informava i consigli di amministrazione di come erano ridotti gli affari, ma poi l'attività dell'istituto rimase per tutto il periodo bellico nella norma grazie ad alcune solide aziende locali che traevano vantaggi in quegli anni da commesse tali straordinario. L'aumento degli impieghi dei crediti passò da 6 a 9 milioni di lire circa. Un altro dato significativo riguardante lo sviluppo economico registrato a Legnano durante la Grande Guerra è, dato dall'incremento della popolazione dovuto alla richiesta di manodopera dell'industria e di addetti al servizio terziario. Nel 1915 il Comune contava 28.757 abitanti e proprio nell'anno precedente aveva registrato il massimo dell'incremento demografico e immigratorio con l'aumento di 1.532 unità. Ma l'aumento dell'occupazione non sembra portare maggiori benefici per i lavoratori che durante tutto il conflitto intensificarono le lotte sindacali. Il 4 settembre 1915 Legnano si trovò in prima linea durante l'esopera dei tesri del territorio per ottenere un aumento di salario in rapporto all'accresciuto costo della vita e ai maggiori guadagni dei padroni grazie alle commesse militari. Gli industriali, rifiutando le richieste dei lavoratori, si trovarono di fronte a uno sopero generale di 40.000 operai, durato cinque giorni, al termine del quale gli imprenditori finirono con l'accettare la maggior parte delle richieste. Tra gli aumenti salariali del 10-20% ottenuti nel mese successivo anche dai metallmeccanici ed altre categorie. Nel 1917 seguirono altre lotte portate avanti dal Partito Socialista, che stigmatizzò inoltre la scarsità di cibo. Nello stesso anno le alterne vicende del conflitto si riverbarono anche su Legnano, portando a una crisi resa ancora più drammatica dall'inizio della dilagante terribile febbre spagnola e da un'allusione che causò lo stragrippamento di Olona, nei giorni della rifalta di Caporetto, in cui le acque raggiunsero il centro abitato provocando danni a stabilimenti, negozi e case. Il primo conflitto mondiale terminò il 4 novembre 1918, ma per Legnano e le sue industrie, in molti casi con capacità eccessive sbilanciate verso prodotti di guerra, si prospettava, come in tutto lo stivale, un tempo pieno di insidie. 22 anni più tardi, il 10 giugno 1940, l'Italia entrava nella Seconda Guerra Mondiale. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org