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Legnano, a city that was historically referred to as a village, has ancient origins predating Milan. The presence of humans in Legnano dates back to the 10th century BC, with evidence of a village near the Olona river. The Ligurian tribe, who inhabited the area, may have resisted Celtic influence, resulting in linguistic similarities between Legnano and Liguria. The Roman Empire brought Romanization to Lombardy, including Legnano, leading to moments of prosperity and the growth of settlements. The Roman era is evidenced by archaeological finds, such as tools and silver artifacts. With the fall of the Roman Empire, Lombardy came under barbarian rule, leaving traces in the linguistic and archaeological record. The Lombards introduced new place names, such as Ulgià and Ulza, and the Longobardic period also influenced local customs, such as the name "Schierpa" for a dowry. Legnano, dalle origini alla battaglia. Legnano, che nel 1924 ebbe il titolo di città, fu sempre dal medioevo fino all'età moderna citata come borgo. Uno dei più illustri abitanti temporanei cominciava un suo poemetto sulle cinquanta cortesie da Delco, col noto verso. Fra Bomvesin Drarjeva, che sta in borgo Legnano. Parecchi signori milanesi vi trascorrevano parte dell'anno per villeggiare e sorvegliare i raccolti delle loro terre. Ma Legnano era più antica di Milano. Si sa che i Celti o i Galli avevano fondato la metropoli Lombarda nel V secolo a.C. Mentre la presenza umana in quel di Legnano risale in secondi reperti archeologici al X secolo a.C. Era probabilmente un villaggio di capanne, non lontano dalle rive dell'Olona, che frequentemente inondava le terre più basse, sicché le abitazioni dovevano essere collocate al di qua e al di là del fiume, sui primi rilievi del terreno, e i morti venivano inceneriti e deposti nelle urne nel punto più alto presso l'attuale Canegrate. Non sapremmo mai come si chiamasse quell'abitato, ma certamente aveva un nome lingure, perché tale era il linguaggio in uso. Quando dalle Alpi occidentali scese Regale ad occupare vaste zone della Valle del Po, la loro pressione culturale e linguistica non fu uniforme. I Liguli più duri, agresti e montani, come li definiva Cicerone, chiusi nelle zone più appartate, quali erano i monti che da essi presero il nome di Liguria, conservarono al meno in parte la loro lingua e i loro costumi. Si può credere che una situazione simile si sia verificata per la tribù lingure che abitava la terra dove oggi è Regnano. Tutto il tratto percorso dall'Olona che da Fagnano scende fino a Regnano era chiuso tra due strisce di terra assolutamente disabitate, la vasta brugliera verso Calerate e la grande fascia di boschi verso Saronno Stradate. L'ipotesi che anche qui i Liguli si siano in parte sottratti all'influsso celtico può spiegare alcune notevoli somiglianze tra i dialetti di questo tratto dell'Olona e quello dei Liguli. La più importante di queste somiglianze riguarda la mancata scomparsa della vocale non accentata nell'ultima sillaba della parola, per cui il legnanese bustocco dice Tempu e Genti, dove i milanesi dicono Temp-Gent. Infatti, tutti i territori dove la presenza celtica fu massiccia, dal canale della Manica fino a Rimini, quando il latino fu dapprima parlato assieme al celtico e poi da solo, esso fu pronunciato in modo diverso che, per esempio, in Toscana o in Sicilia o in Liguria. E quando caduto l'impero, decaduta la cultura latina, interrotta la rapida circolazione di uomini e idee che aveva caratterizzato il periodo unitario del mondo romano, la vaglietà delle pronunce del latino si approfondì fino a diventare una differenziazione sostanziale e strutturale. I popoli di sostratto celtico si abituarono a troncare le parole, spegnendo la vocale non accentata nell'ultima sillaba. I Liguri, invece, la pronunciarono come U o I. La concordanza in questo e in altri aspetti dei dialetti del nianese bustocco con quelli Liguri è probabile indizio di un'antica parentera che risale alla preistoria. Nel III secolo a.C. i Galli dell'Italia settentrionale sono sottomessi dai Romani. Quando arriva Annibale, si schierano con lui, ma Annibale conosce anch'egli la sconfitta e così comincia la romanizzazione del territorio lombardo, che si fa sempre più intensa. Durante l'impero, la Lombardia romana conosce momenti di splendore. Milano è capitale dell'impero d'Occidente, lì avviene la conciliazione della chiesa cristiana con lo Stato, lì Ambrosio Vescovo, fervidamente sostenuto dal consenso popolare, si impone vittoriosamente agli stessi imperatori. Anche Regnano in questo periodo conosce momenti di splendore. L'incremento demografico dovrebbe essere così cospicuo, ce lo dicono anche le numerose necropoli portate alla luce circa 40 anni fa dall'ingegner Suttermeister. I copiosi reperti archeologici dell'età romana testimoniano la presenza di un notevole artigianato, documentato dagli strumenti di lavoro, deposti nelle tombe. Le cesoie, che servivano per l'altezzatura delle pecore, servivano pure per tagliare i fili di lana usati nella fabbricazione dei tessuti. Gli specchi e la grande pattera d'argento di Parabiago sono indizi di un elevato tenore di vita, almeno in alcune famiglie. I centri abitati attorno a Regnano si rivelano ormai numerosi, da Parabiago a Gorla e Fagnano. Sono nomi latini perché ormai il latino ha completamente sostituito le lingue precedenti, anche se viene pronunciato con diverso accento secondo le diverse lingue che l'hanno preceduto. Al nome latino di un importante proprietario terriero, probabilmente Laemius, risale il nome stesso di Regnano. Alla dissoluzione dell'impero romano subentrano i regni barbarici. Tra i reperti archeologici del territorio regnanese non mancano le tracce di questo periodo. La presenza longobarda lascia le sue impronte anche in campo linguistico. Il toponimo Ulgià e Ulza del longobardo Auia, Prato Verde e Rivo, compare a nord e a sud di Regnano. Ulza che è una località presso Parabiago. Così, il nome della dote della ragazza, Schierpa o Scherpa, risale al periodo longobardo. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org