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The Basilica of San Magno is a 16th-century monumental building in the heart of Leone. It is known for its artistic treasures and architectural beauty. The church was built in the Bramante style, influenced by the Renaissance and the architectural innovations of Leonardo da Vinci. The church's central floor plan allows for unique visual perspectives and symmetrical designs. The attribution of the church's design to Donato Bramante and Sdrualdo comes from historical references and the analysis of its architectural composition. The construction of the basilica began in 1504 and was completed in 1513, although the exterior decorations were never finished due to financial constraints and the death of Bramante. The interior of the basilica is richly decorated, particularly the octagonal vault painted by Giacomo Lampugnani in 1515. The decorations are considered one of the most beautiful examples of Lombard grotesque art. The basilica incorporates elements from the previous San Salvatore chu La Basilica di San Magno è nel cuore della città di Leone. In forme bramantesche, il nostro massimo edificio monumentale cinquecentesco racchiude dei tesori d'arte di immenso valore. Fra tutti i monumenti venianesi, quello che maggiormente ci viene invidiato per la sua maturità artistica è sicuramente la Basilica di San Magno. Quando nel 1504 iniziarono i lavori sotto il patrocinio delle famiglie Lampugnani e Vismara, i lenianesi si erano appena disfatti della chiesa protoromanica di San Salvatore, che era sia strutturalmente che culturalmente non più recuperabile né sufficientemente dignitosa per un borgo benestante come il nostro. Il rinascimento aveva riportato in architettura, al loro pieno splendore, i fasti compositivi e strutturali dell'epoca imperiale romana. Verso la fine del 1400, un grande ingegno tormentato, Leonardo da Vinci, obbedendo ad una sua esigenza interivore, cercò, nelle sue opere, di esprimere l'anima e il movimento delle cose. Orbene, Donato Bramante, universalmente indicato come il padre inventore della nostra Basilica, non poteva sottrarsi a questa lezione di spiritualità trasmessa dal più giovane Leonardo. Il mezzo che egli più usò per trasformare la vita e il movimento nelle forme architettoniche fu l'impostazione piantistica delle chiese, con schema visuale centrale, mentre in antico si era sempre ricalcata la forma basicale, anche in Sal Salvatore, con una prospettiva interna monodirezionale verso l'altare. Nelle nuove chiese a pianta centrale bramantesche, i fedeli si trovano immersi in uno spazio che da ogni lato riserva scorci visuali, giochi architettonici sempre diverse con simmetrie mirabili. L'attribuzione della paternità del nostro Tempio a Donato Bramante e a Sdrualdo, che era di Urbino, nasce da due fattori. Il primo è che è rappresentato da una citazione nella storia delle chiese di Legnano del 1650 del prevosto di Sammanio Agostino Pozzo. Il secondo fattore si rende credibile l'attribuzione antica e nasce molto semplicemente dalla lettura critica della composizione architettonica della chiesa. Come abbiamo prima accennato, è dopo Leonardo da Vinci, il quale fa scuola a Milano, che nascono il gusto e l'invenzione piantistica osservate in Legnano. Anche il Pozzo, che l'architetto non è, subito individua il quadrato e l'ottagono legati meravigliamente. Stupisce e gioisce del fatto che da ogni lato si possono vedere gli altari senza che si disturbino. Tutto l'impianto architettonico è un ninno alla simmetria, tesa a far svolgere lo sguardo in un continuo di prospettive visive sempre nuove. Pur restando l'osservatore sempre nel medesimo punto dell'edificio. Il 4 maggio del 1504, la posa della prima pietra. Esempi simili, ma più tardi, si trovano anche a Lodi, Saronno, Pavia, Crema. A Bostasizio, la notizia dell'edificio fa subito tanto scalpore che immediatamente la accoppiano in scala minore, edificando Santa Maria in piazza. Queste chiese, tutte a pianta centrale, non sono fatte da bramante, bensì dai suoi seguaci ed infatti, pur essendo molto belle, mancano della essenzialità, pulizia e armonia presenti invece con mirabile equilibrio nel San Magno di Legnano. Non dimentichiamo che i legnanesi iniziarono nel 1495 a programmare l'eliminazione di San Salvatore e quindi la vera data in cui San Magno fu pensata è di ben nove anni precedente a quel 4 maggio 1504 in cui fu posta la prima pietra. A realizzare la chiesa provvide un capomastro affiancato dal nostro maggiore artista di quel tempo, legnanese per adozione, infatti abitava a Milano, ed è il giovane pittore Gian Giacomo Lampugnani, lontano parente dei Lampugnani di Legnanello e proprietario del castello, Gian Giacomo era l'artefice più adatto ad esperienze di sensibilità artistica che potesse rassumere il delicato copito di trasporre i muri in disegni e indicazioni del bramante. L'edificio venne iniziato con grande lena nel 1504 e terminato nelle strutture murarie il 16 giugno 1513. Subito si provvide a dotarlo di decorazioni interne che lo facessero eccellere tra le costruzioni coerenti. Per quanto riguarda l'esterno, i legnanesi si restarono con i lavori nel 1513, forse mancavano i soldi e ricordiamo che il borgo di allora era di poco inferiore alle due milanime, forse mancarono le idee decorative oppure attendevano i lumi estetici da bramante, ma questi lumi non arrivarono mai poiché il grande architetto si era spento a Roma nel 1514. È noto che di norma i grandi artisti volevano eseguire personalmente le decorazioni e i motivi architettonici esterni delle loro creazioni. Era infatti necessaria una stretta collaborazione tra l'artista e gli esecutori per poter rifinire un monumento. Inoltre, la gelosia professionale degli architetti del tempo faceva sì che nessuno di loro anticipasse con disegni di cantiere l'estetica esterna dell'edificio che, sia per i tempi lunghi di costruzioni, sia per le incertezze economiche di finanziamento, era molto poco prevedibile come date di finizione. L'esterno della Basilica rimase perciò per molti anni rustico in mattoni. Anche gli interventi del Ricchini non furono che marginali a distanza di ben cento anni della posa alla prima pietra. La Basilica rimase quindi orfana del suo aspetto esterno. Al contrario, si può affermare che nel suo interno è di una ricchezza e splendore difficilmente equaliabili. La prima e più importante opera pittorica venne eseguita dal maestro Giacomo Lampugnani nel 1515, che eseguì una affrescatura della volta ottagona con candelabri a grottesca di notevole forza ed eleganza. Recavate con tinte bianche e grigie in chiaro e scuro su un fondo blu lapislazzo, le decorazioni sono di una scenograficità e compostezza raramente ugualiabili. Lo storico Munz è rimasto estasiato da questo capolavoro, lo definì nei suoi scritti di critica artistica la più bella grottesca di Lombardia. Essa si inquadra perfettamente nel concetto di centralità di pianta espresso dall'edificio. Non ha infatti una direzionalità del disegno, ma ripete specularmente la scansione di spicchi uguali nelle perfie marmore del pavimento e invita a ruotare lo sguardo con movimento circolatorio che man mano sale come in una spirale che termina sotto la lanterna posto al cummine della cupola. I motivi ad animali e piante rispettano anche il notevole slancio della struttura muraria. Essa è costruita in mattoni forti come tutto il resto della chiesa, eccezione fatta per il campanile antico. Come già detto, la parte di fondazione Ab Sidali e il campanile romanico del San Salvatore furono riutilizzati nel 1504. Anzi, il campanile stesso fu albimente sfruttato facendogli fungere la cappella minore nel lato destro della parete sud. La cappella di Santa Maria di San Giuseppe che vicino lui si trovava fu rispettata nella forma e dedica. Questa in seguito accolse nel 1640 l'organo Antegnati quando venne chiuso il portone rivolto verso l'attuale municipio. L'organo stesso, accresciuto dai Carrera e poi dai Maroni, trovò posto nel nuovo ampliamento della facciata operato nel 1914 dall'architetto Perrone. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS

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