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Transcription

The transcription is about the inauguration of the new headquarters of the historical archive of San Magno. The event was attended by Monsignor Galli, who emphasized the importance of the archive for historical reconstruction. The archive contains documents such as manuscripts, parchment, notarial acts, and various registers. The work of the archivists, as well as the support from the Ticino-Lona Foundation and other entities, was highlighted. The transcription also reflects on memories of old Legnano and the importance of preserving and organizing historical documents. The role of volunteers in managing the archive and the challenges of translating Latin documents are mentioned. The hope for further enrichment of the archive is expressed. www.redigio.it e la storia continua. Documenti, atti e pergamene riordinati nella nuova sede dell'archivio di San Magno. L'intervento finanziato dai due laios di Regnano e dalla fondazione Ticino-Lona. Dalla vecchia soffitta alla nuova sede e l'odevole lavoro degli archivisti. Era molto allettante l'invito rivoltomi dal Monsignor Galli alla inaugurazione della nuova sede dell'archivio storico di San Magno il 20 giugno 2008 perché potessi rinunciare. Nella circostanza su un grazioso spazio verde ho ritrovato qualche amico e alcuni colleghi di insegnamento ingiubilati come recitava il linguaggio archivistico dei tempi passati, cioè giunti al termine del proprio mandato per dire pensionati. La cerimonia è stata solenizata dalla benedizione di Monsignor Galli che, con tono pacato e senza ingombro di erudizione, ha sottolineato l'importanza dell'archivio ai fini della ricostruzione storica. Gli ha fatto eco il dottor Giovanni Rovea, con una panoramica sull'origine, lo sviluppo e il contenuto della raccolta, ricca di manoscritti, quale quello di don Agostino Pozzo sulle chiese di Legnano e di Intorni del 1650, di pergamene, di atti notarievi, di registri di vario genere. Arricchito alla presentazione, il dottor Lazzarini ha voluto rimarcare l'interesse e il contributo dell'archivio da parte della Fondazione Ticino-Lona e dell'Arios, a impresosire la prestazione e il concorso di alcuni notari, del presidente e rappresentanti della famiglia legnanese e di altri enti. Da non dimenticare l'intervento ben augurante dell'assessore Brignoli. L'occasione mi ha però consentito di fare alcune riflessioni. Con la memoria visiva ho rinnovato, direbbe l'amico Dilario, alcune immagini della vecchia Legnano, ma in particolare di Piazza San Magno, prima che fosse arricchita dal palazzo delle opere parrocchiali, sede dell'antichio archivio. Mi sono rifatto giovane, con un po' di presunzione, riandando all'ascolto, nel 1934, della frase suonata dall'alto di una turbina. Legnano non molla. Ho pensato al palo degli imbecilli. Ora non più esistente, allora piazzato davanti a un negozio di tessuti, punto di riferimento per incontri serali o mattutini la domenica. Sullo stesso si attorcigliava il filo del chiacchiericcio, ordito con la curiosità del pentegonezzo, condito ora con suoni provenienti dal cinema Volca, ora con le voci derivanti di vari negozi vicini, quello del Bombelli, cappellaio, del Filetto, venduto da San Vittorio Lona, del Prandoni, macellaio, della Mazzacurati. Ho rivisto quella che oggi è la propagine di un istituto di credito, dove aveva la sede la tipografia Reschi, il cui tutoriale fu stampatore di uno dei primi manifesti politici del 1945, compilato con altri presso il bar di Puariti. Dalla vecchia soffitta alla nuova sede. Inoltre sono riandato con la memoria a una vecchia soffitta dove erano alla rinfusa deposti documenti di carattere religioso, in attesa di essere ricomposti e riordinati da Tarcisio Turconi, che per trent'anni, vero archivio vivente, presso la Basilica di San Magno, sempre disponibile e pronta a mettere a disposizione il suo profondo sapere. Non vuole essere irreverente il confronto, ma uno sconcerto del genere di aver reprovato anche Giovanni Battista Montini, sua minenza. Non appena iniziò l'azione di governo nella diocese milanese, riferiscono le cronache, rimase veramente sconcertato per lo stato di disordine estremo in cui versava l'archivio, dove molti documenti erano sparsi qua e là sul pavimento. Se la ricostruzione di alcune immagini è stata possibile, dietro sta la palpitante realtà di una comunità con le luci e le relative ombre, riflesse in numerosi faldoni pigiati in severi armadi che fungono da deposito della memoria. E questo ultimo termine richiama la MEMES, intenta alla riscoperta, alla interpretazione, alla valutazione del documento, alla verifica dell'autenticità, sollevando il velo di grandi e piccoli segreti, si tratti di rogiti notarivi, di bolle, di brevi e di migliaia di protocolli. Legnano ha avuto l'onore di ospitare alcivescomi del calibro di Leone da Perego, di Ottone e Roberto Visconti, di ricevere visite pastorali straordinarie quando era ancora cura da parte di Gabriele Scorsa e Stefano Nardini, con il pregevole intervento, una volta diventato pieve, di Carlo e Federico Borromeo, di Cesare Monti, di Giuseppe Pozzobonelli e di Carlo Ferrari, di Idelfonso Schuster. Il lodevole lavoro degli archivisti. Documenti sulla loro presenza a Legnano sono largamente disponibili nell'archivio di San Magno. Con altri hanno costituito una delle fonti principali utilizzate dall'ing. Suttermeister per la pubblicazione di diverse memorie. Se da campo della generica documentazione si passa a concreto, occorre fare tesoro dell'aiuto di volontari, che rispondono attualmente ai nomi di Maria Teresa Simon Tatti, Giovanna Bonelli, Giovanni Romera. A loro è compito di tenere in ordine e gestire la funzionalità del grande deposito di carte ingiallite dal tempo, se non sbriciolate dall'umidità, a volte arricchite da granuli d'inchiostro di belli, alla conservazione sulle carte. Onere non trascurabile, se si tiene conto anche del funzionamento della biblioteca annessa all'archivio, che meriterebbe altri cenni. Grazie alla guida dei volontari indicati, è possibile la navigazione nel mare magnum dell'archivio, traendo sensazioni varie, non necessariamente funzionali, con un uso letterario spirituale, perché ogni lettura può costituire un'avventura particolare. Può essere la formula introduttiva di un testum o testamento, come la divulgazione di un pateat, cioè sia noto, usato per contraddistinguere l'estratto di un atto notarile, con l'aggiunta delle curiosità elencative di una dos, tote, o della particolarità di un venditio, una rendita, correlativo, confesso o ricevuta. Molti documenti, infatti, risultano stesi in latino, con le abbreviazioni non sempre di facile trasliterazione. Altri, specialmente quelli inerenti alle località che facevano Caporegnano, diventata Pieve nel 1584, in volgare, con inflezioni vernacolari senza pretesa di correttezza grammaticale. Ne sanno qualcosa quanti ricercatori vi sono con essi cimentati, anche coloro che hanno rivitalizzato la strada di San Magno, ora memoriali della metà del 1500, ora la fontana di Legnanello, solo per citare dati di riferimento suggeriti dai documenti di archivio, per fare l'oggetto di articoli sul settimanale luce, garantite dalle firme di Don Renoldi, Don Sironi, Don Cantù, quando non erano oppuscoli dedicati alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, o alla vita cittadina, i cifre, o alle antiche chiese di Legnano per la penna di Luigi Lazzarini. Si tratta di semplici e incomplete indicazioni. Ad arricchire l'elenco possono servire le annate delle luce, conservate in archivio degli anni Cinquanta, fino alla suppressione del giornale che arriva, la redazione legnanese, proprio nei locali sopra l'archivio di San Magno, quando, a dare lustro alla pubblicazione, concorrerà l'operato di Mauro Gavinelli con la di lui madre del dottor Alberto Colombo, del dottor Giovanni Borsa, del dottor Saverio Clementi, e sono solo alcuni nomi rimasti nella memoria personale. Certamente il documento non sempre esercita la suggestione di una trasmissione televisiva per episodi rilevanti sotto profilo politico-civile. Allo specialista magari interessa la indizione temporale o il sigilo di una bolla, o il monogramma di un diploma, se non il colophon di uno stampatore. Ma non è detto che costituiscono barriere psicologiche per il comune ricercatore, atte a paralizzare l'itinerario di chi lavora in archivio, incutente di timore reverenziale. In un mondo oggi dominato dalla sonorità del messaggio televisivo, dalla cultura fortemente visuale, a volte viziata da tradimenti creativi, la trasposizione di una pieve, una lettera di un curato a San Carlo Borromeo, la nomina di canonici, la registrazione di nascite, morti, matrimoni, può sembrare un messaggio rilevante. Anche se dai registri accennati non si può prescindere chi, in sede locale, voglia ricostruire l'albero generosico della propria famiglia. Rimangono sempre come testimonianze scritte che non volano come verba. Quando sul documento il ricercatore ritrova le firme più recenti dei vari monsignori Gilardelli, Capelletti, Cantù, Caprioli, si rifà con la memoria alla loro personalità. Li risente nel parlare. L'eco della loro parola non potrebbe arrivarci senza la materialità della carta, senza la colla e lo spago che tenevano unite espressioni significative. Pertanto non rimane che l'augurio di un ulteriore arricchimento del nostro archivio, e possono servire anche i regesti di atti conservati nei luoghi più disparati, il più indietro possibile nel tempo, purché facciano riferimento ai rappresentanti della chiesa titolata a San Mario, se non all'intera comunità. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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