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www.redigio.it e la storia continua desichiamo qualche pagina di questa rivista per riproporre il dialetto dei nostri avi versi in vernacolo di Parini e Zanzottera ma per farlo dobbiamo ricorrere ai testi di alcuni poeti e cultori del nostro vernacolo, molto pochi purtroppo secondiamo volentieri questa richiesta consapevoli che il dialetto fa parte di un patrimonio prezioso e antico che rischia di andare perduto dobbiamo infatti raccogliere oggi le memorie del passato e custodirle gelosamente almeno con gli scritti e le testimonianze degli attuali cultori stimolando in particolare i giovani ad attingere le persone anziane perché è ciò che è rimasto nelle nostre tradizioni linguistiche e non solo è stato raccolto lo porta via con se stesso in silenzio ogni vecchio che se ne va in questa rubrica del dialetto e lingua ci ripromettiamo quindi di proporre testi della parlata di Legnano ma anche di località vicine ci occuperemo anche di storia e di formazione delle lingue iniziamo con delle poesie di due poeti legnanesi Ernesto Parini e Pinuccio Zanzottera giovanelli scomparsi il primo del marzo del 1993 e l'altra nel sennaio dello scorso anno 2008 balusetta primavera di Ernesto Parini primavera pian pianin telecami tantissimi rose, viole e ciclamini delicati in ogni colore quando avevi tutto preparato ti lasci venire i tuoi amici dell'anno passato che stavano molto bene gli alibi cucinei l'usineo il grigio e il vero il carnivore il zanzare il grigio farfalle e colorati ma il fabbricio era così il maione era il mosso la primavera la notte i saccogli non si capivano e il cielo era contundente e tu che ti sei tornato a mia mamma le diceva ma a me mi hai cantato il mio padre mi rispondeva a suonare era bravissimo e cantava proprio bene ma se cantava una canzone lui la suonava dentro per dentro la mia mamma con le orecce fine la poteva non cantare se una voce così vicina la cantava mi suonava un giorno in compagnia mi ricordo che abbiamo fatto tutti siamo in allegria in montagna siamo andati un re d'oro senza parlare e si camminava piano per finire da qui in Tulcia così andavamo molto lontano quando alla fine siamo arrivati sembrava di averci in paradiso l'estate allora che un mio padre l'ha trovato all'improvviso una canzone di tempo in re e l'aveva così contento la cantava ben con me e con tanto sentimento la mia mamma stracantata l'ascoltava la melodia e la semitude del re a cantare insieme a lui che poesia la pareva anche vera forse l'aria pura o magari la primavera e la bellezza della natura ma sono come resta ma in quel momento lì ma pareva da tocà proprio c'è il contondì questa poesia di Pinuccia e Sandotte alla Giovanelli

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