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In the novel Oliva de Naro, flowers have a symbolic value. The rose represents a passionate and carnal love between Oliva and Paternò. As the story progresses, the rose becomes a metaphor for Oliva's spirit, losing its petals as she experiences violence and captivity. The second flower, jasmine, is associated with Paternò and foreshadows his presence through its scent. Oliva identifies herself with the daisy, symbolizing her innocence and purity. Despite her hardships, she remains resilient, like the daisy. At the end of the novel, she reflects on her identity and connection to flowers. Oggi parleremo del valore simbolico che hanno i fiori all'interno del romanzo Oliva de Naro. Rosa, fresca e olentissima, questo verso del componimento poetico di Cielo d'Alcamo viene pronunciato da paternò per la prima volta durante la festa del patrono e rappresenta un passaggio fondamentale all'interno del libro, poiché è esplicativo del rapporto fra il giovane e la protagonista Oliva. La rosa, infatti, è solo uno dei tanti fiori utilizzati all'interno del romanzo per descrivere le situazioni, i legami e l'essenza vera e propria dei personaggi. La rosa viene approfondita in particolare per il suo valore simbolico di pianta associata ad un amore passionale carnale e non ad un amore animato ad emozioni legate alla sfera sentimentale. Il carattere passionale carnale viene attribuito ad Oliva dal momento in cui paternò inizia a calmarla proprio con il nome rosa e questa idea, che il giovane ha di lei, viene trasmessa anche alla donna bionda, complice del rapimento della protagonista, che le dirà, per arrivare a questo vuol dire che ti vuole bene, mi accomandate di trattarti come una regina, no, aspetta, come una rosa. Successivamente, nel corso del romanzo, durante il rapimento e la violenza, la rosa diventa metafora dell'animo di Oliva. Quando la ragazza viene rapita, il fiore inizia a perdere i suoi petali, diventando soltanto stele e spine, alle quali la ragazza tenta di aggrapparsi mentre viene rinchiusa in un edificio abbandonato. La rosa diventa quindi simbolo del desiderio di paternò, che le lancia il fiore addosso con disprezzo dopo aver subito il rifiuto della giovane. Infine, dopo la violenza, Oliva ritrova nella toilette la rosa, dalla cui parola spampanata cadono gli ultimi petali. Ed è a questo punto che si comprende che, mentre la rosa muore sfaldandosi, una parte di Oliva, forse quella più intima e profonda, muore insieme a questo fiore. Il secondo fiore degno di nota è sicuramente il gelsomino, che all'interno del romanzo viene associato al personaggio di paternò, e questa volta non da un punto di vista simbolico, ma probabilmente a causa delle caratteristiche proprie della pianta, che essendo velenosa può danneggiare il corpo umano. Durante il primo incontro con Oliva, infatti, l'uomo si sistema un mazzolino di gelsomini dietro l'orecchio, e da questo momento l'odore che dal fiore si espande nell'aria preannuncia la presenza di paternò. Oliva, infatti, durante la festa del patrono, viene trascinata al centro della piazza da un uomo dal profumo di gelsomino, che le chiede di ballare, e che si scoprirà essere proprio paternò. Questo episodio lascia la ragazza provata, e pur di far sfuggire la figlia dal giovane che, dimostrando una vera intenzione seria con lei, la madre Amalia la promette in sposa a Franco. Questa corrispondenza tra il personaggio di paternò e il fiore del gelsomino si nota anche quando Oliva deve scegliere i fiori che comporranno il buche per il matrimonio, poiché rifiuta i gelsomini che le vengono proposti. Ma li respinge non soltanto perché le riportano alla mente paternò, ma anche per il fatto che si sente più legata ai fiori di campo. È, infatti, facile pensare alla protagonista simbolicamente come una margherita, un fiore che rappresenta l'innocenza e la purezza. La margherita è il fiore che le corrisponde di più. Lo richiede persino al fiorario Biagio per i suoi buchi di nozze, anche se la madre la comincerà a rinunciarvi. Anni dopo, però, svilupperà una sua coscienza, un suo pensiero e una sua capacità di scelta e tornerà da Biagio chiedendo un mazzo di margherite bianca. La ragazza, infatti, nonostante tutto quello che ha subito, continuerà per sempre ad identificarsi in quel fiore semplice e puro, ma al contempo tenace, che è resistente alle avversità di una vita non sempre semplice. E' proprio Oliva ad affermare questo alla fine del romanzo. Sono ancora io la piccina che corre a scatafiatto senza guardarsi indietro, che conosce la forma segreta delle nuvole e che cerca le risposte nei petali delle margherite. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org