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Francesca and Onofrio, two students from Liceo Scientifico Federico II di Svevia, share a podcast called "Senti che Storia." They discuss the diary of Antonio Piccinini, who describes the 20 days of oppression in Altamura after September 8th. The city fears an imminent battle and seeks refuge in caves. The Americans are believed to be coming, but there is also concern about their bombing Altamura. The Germans leave, and chaos ensues as people loot the abandoned German barracks. The townspeople grab anything they can find and even dismantle the building. Some doubt the Germans have truly left and go to the city to check. They find that there are more Germans now, and they are skeptical of the rumors. Salve a tutti, io sono Francesca e io sono Onofrio. Siamo due studenti del liceo scientifico Federico II di Svevia e questo è il nostro podcast Senti che Storia, racconti di un diario inedito in cui vi porteremo con noi alla scoperta di una storia sulla nostra alta mura. Abbiamo avuto la fortuna di poter leggere e studiare un diario di Antonio Piccinini, un giovane che nel 43 appena ventenne decise di descrivere i venti giorni di oppressione all'indomani dell'8 settembre. Ma cosa è accaduto all'alta mura in quei giorni? Cosa ha dovuto affrontare la città in quel periodo? Il diario di Piccinini ce lo racconta giorno per giorno. Tutti sono convinti che oggi arriveranno gli angloamericani. Stamattina c'era un po' di corrente elettrica e quelli che hanno potuto sentire Radio Londra dicono che si sia espressa in questi termini. Sappiamo che Altamura si trova in possesso dei tedeschi, verremo quanto prima a liberarla. Perciò, temendo un imminente combattimento, tutti cercano un ricovero sicuro. Io la casa l'ho scoperto, rivolta a settentrione e guarda le morge. Allora io penso, se gli inglesi vengono da Bari, come correvoce, affacciandosi sulle morge reagiranno al fuoco dei tedeschi. Casa mia così salterà per aria. Perciò anch'io mi do il da fare insieme a Tommaso Cappiello per trovare un rifugio. Consideriamo come ottimo ricovero le grotte di San Michele ad un cettinaio di passi appena, scendendo per via Madonna della Croce. Conduco laggiù tutta la mia famiglia, vengono pure tutti quelli del vicinato, e lì passeremo tutta la giornata. Con l'amico Montemurno vado in città. In piazza dell'Ex-Fascio c'è un gruppo di gente, ci avviciniamo. In mezzo al gruppo Don Tommaso Melodia, maggiore di fanteria, e Salvatore Calia, capitano della milizia. Gli americani sono fetenti, sono capaci di sprecare anche dieci bombe per un solo tedesco. Perciò quelli per bombardare i tedeschi bombarderanno anche Altamura. L'ho già sperimentato in Sicilia, spianavano anche i pezzetti minimi soltanto perché vi scorgevano qualche soldato tedesco. Non bisogna sperare nella bontà di nessuno, sono tutti della stessa razza, quelli fanno la guerra tra di loro, di noi se ne fregano. E non venite fuori con il fascismo e l'antifascismo, non ci sta niente da fare. Lasciamo da parte queste storie, non è questione né di fascismo né di comunismo né di liberalismo, è questione di salvarsi la pelle. E' quello che ho detto ora a voi, ditelo a tutti gli altamurani. Il maggiore si è sfogato, ha fatto una sfuriata. La prima parte del discorso andava bene, però la seconda parte, non è questione di fascismo, ha passato i limiti. Quindi Altamura nel frattempo tiene viva la speranza dell'arrivo degli americani, pronta ma impaurita dai bombardamenti. Intanto la caserma abbandonata dei tedeschi viene completamente saccheggiata. Regna la confusione più totale, la gente inizia a rubare tutto ciò che può, addirittura alcuni bambini decidono di rubare una bomba tedesca. Poco dopo i nemici si apprestano a tornare, ancora più numerosi. Volevo andare di nuovo in città, ma mi ha trattenuto Minguccio Squicciarini dicendomi che i tedeschi portano con la forza tutti gli uomini validi che incontrano a trasportar pietre. Allora ci tratteniamo vicino a casa sua a parlare della giornata. Il discorso cade anche sul bando col quale si minaccia la pena di morte contro chiunque non consegna entro domani mattina le proprie armi al municipio. Squicciarini mi dice che i carabinieri hanno trafugato il registro delle dichiarazioni delle armi, che lo avevano affidato proprio a lui, e me lo fa vedere. Mentre parliamo così del più e del meno, vediamo da dietro il muro di sbarramento sulla via di Corato gente che corre verso la caserma della Fornace. Gli accorrenti diventano sempre più numerosi. Che è successo? I tedeschi sono andati via, si sono ritirati dietro il ponte, ci si grida. Saltiamo il muro e andiamo a vedere. Già diversa gente esce dalla caserma, cariche di lenzuola, di coperte, di materassi. Altra gente, sempre più numerosa, arriva. Si urtano sulla porta, gridano, chiamano a squarciacora gli altri, parenti, conoscenti. Uno grida a fatica in mezzo alla calca e si porta via la radio, un altro un divano, un terzo una cassa, un altro ancora un grande pacco di gallette, e la calca cresce sempre di più. Una donna avanza disperatamente sotto un lettino con una rete metallica, e un gran vocio. C'erano là vicino dei traini carichi di pietre, che dovevano servire ad alzare altri muri. Vengono scaricati e riempiti di roba, prese con più viaggi. Casse per la spesa, casse per la carne, sedie, tavoli, si vedono ondeggiare sulla marea di popolo. Uno rotola un bidone di benzina, un altro, sbuffando e sudando, riesce a portare fuori un bel comò, munito di una lucente lastra di marmo. Arrivato fuori dalla calca, chiama a gran voce la moglie, gridandole che venga ad aiutarlo. Ma siccome la moglie non accorre subito, impazienza e prega che noi la aiutiamo a metterselo sulle spalle. Ma fatti alcuni passi, vacilla sotto il grande peso, e quindi cade con gran rumore. Si alza e, a vedere per terra la gran lastra di marmo in mille pezzi, imprega e bestemmia contro la moglie. Una donna grida al figlio, «Minghiarile!» perché non corre anche lui ad afferrare qualcosa. Anche le tavole dei castelli dove dormivano i soldati vengono portate via. I ragazzi vengono fuori di tra le gambe degli uomini, con gli elmi e le maschere antigas. Ormai è tutta una fimana di gente, che fino alla via che trasporta e trascina gli oggetti di ogni specie e dimensione. Altre casse vengono ancora fuori, altre sedie, caldaie, gavette, forcella, lagna da ardere. Un uomo si sforza per far passare, attraverso una porta, una gabbia di conegli un po' troppo ampia. Dietro a lui si vedono un uomo e un giovanotto fare a botte per impadronirsi di una cassa divano. Ci sono quelli che giungono a tutta corsa verso la fine, bestemmiando e scandagliandosi contro le tavole di legna. Tutto ciò che può essere preso e portato via, persino i registri, ma persino i blocchi di circolari, barattoli vuoti di lucido, bottiglie vuote, è un vero furore. Non essendo rimasto più niente da prendere, incominciano ad abbattere per portare via. Alcuni saltano sul tetto e incominciano a scoperchiarlo per impadronirsi delle travi. Uno si scaglia contro la piccionaia, inchiodata nel muro della caserma, e riesce a strappare una metà. Un altro tira via l'altra metà. Un uomo sulla quarantina, non trovando proprio più niente, si attacca al tubo di latta dell'acqua piovana, staccandolo quasi per intero. Altri, infine, portano via anche i regoli. Oggi ho visto che cos'è un saccheggio e furore di un popolo che, come un ciclone, rovesce e porta via tutto ciò su cui si abbatte. Della caserma e della fornace sono stati lasciati soltanto i muri. Faccio appena in tempo a strappare dalle mani ad un ragazzo una bomba a mano. Sarebbe stata una disgrazia sicura. Da altri ragazzi mi faccio consegnare dei pacchetti di caricatori. Intanto si è sparsa per la contrada la notizia che i tedeschi sono andati via. Vedo venire, su per la strada della Madonna della Croce, dalle grotte di San Michele i miei e quelli del vicinato, gridandomi e agitando le braccia in segno di gioia. Carlan Jed pare impazzito dalla gioia, salta come un ragazzo e promette di scannare subito un porco e fare un bacchetto in comune. Ma io ci credo poco che siano andati via. Vado in città per assicurarmi meglio. Ma che? Ce ne sono? Quanti ce n'erano prima? Anzi, di più. Perché, mi dicono, eppure è arrivato un intero corpo d'artiglieria. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS