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08 - Pane_ Significati [N.23] (192kbit_AAC)

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We're discussing the Eucharist as the food of eternal life. The importance of bread in ancient times and its significance in Christianity has increased. Bread is a sign of God, representing divine gifts, the Paschal mystery, unity with Christ and among believers. It symbolizes aspects of love, purity, incarnation, and the fruit of the earth and human labor. The Eucharistic bread indicates the insufficiency of material bread and the power of Christ. At the Expo in Milan, the Vatican Pavilion promoted reflection on nourishment in four areas: environmental protection, the universal value of sharing and solidarity, education for human relationships, and prioritizing personal relationships on Sundays. Allora, riassumiamo le puntate fatte precedentemente, stiamo parlando dell'Eucaristia come cibo di vita eterna, abbiamo parlato del vino, adesso stiamo parlando del pane, l'importanza del pane nell'antichità, abbiamo visto con l'avvento del cristianesimo poi i significati del pane sono aumentati, si sono arricchiti questi significati, il pane è il segno di Dio stesso, segno di ogni dono divino, richiama il mistero pasquale, richiama l'unione con Cristo e tra di noi, lo status del pellegrino, richiama alcuni aspetti dell'amore, richiama la purezza, l'incarnazione, frutto della terra e del lavoro dell'uomo, il pane dato a tutti, il pane manna, la prefigurazione, il buon profumo, il pane del cielo, il pane azimo, Cristo picco di grano, due pani, due mense, però c'è una unità tra le due, l'una richiede l'altra, il pane per essere mangiato e adorato, il pane eucaristico indica l'insufficienza del pane materiale, segno della nostra debolezza, della potenza di Cristo, il chicco di grano dalla famiglia e alla famiglia, chicco spiga, simbolo di fertilità, grano segno di ricchezza. Eravamo appunto arrivati qua e adesso allora procediamo con il numero 23 dell'aspetto il pane nutrimento, e qui abbiamo quattro aspetti complementari. È stata interessante a questo riguardo l'iniziativa della Santa Sede che ha partecipato all'Expo di Milano del 2015, dal primo maggio al 31 ottobre. Il Pavilione Vaticano ha promosso una riflessione profonda sul concetto del nutrimento, in quattro ambiti, e ci aiutano anche a capire e a collegare un po' quella che è l'eucaristia anche alla situazione del mondo di oggi e dell'uomo di oggi, partendo da questo Pavilione Vaticano dell'Expo di Milano. Innanzitutto, è un giardino da custodire sulla tutela del creato. Dunque la riflessione sulla tutela delle risorse della terra, quale dono è largito dal Creatore a tutta l'umanità, che come spezzo ha ribadito da Papa Francesco, non vanno sprecate né depredate. Proprio tre giorni fa il Papa Francesco ha pubblicato l'esortazione post-sinodale sull'Amazzonia, a seguito del sinodo sull'Amazzonia che era stato fatto in Vaticano nell'ottobre scorso, e pubblicando questa esortazione, proprio tutta una prima parte di questo documento che è di oltre cento pagine, tutta la prima parte il Papa l'ha dedicata al rispetto alla custodia del creato, partendo dalla situazione dell'Amazzonia. E quindi, partendo da quella foresta, da quel dono che appunto Dio ha fatto all'umanità, che è appunto l'Amazzonia, il Papa allarga la visuale e il discorso a tutto l'universo, a tutto il creato. Ecco, ancora una volta utilizza il termine creato, che noi cristiani preferiamo al termine natura, perché il termine creato rimanda a un creatore, e quindi, dicendo creato, si suppone che ci sia alla base un creatore. E noi cristiani sappiamo bene, proprio che, dalle prime pagine della Sacra Scrittura, questo creato e questo creatore sono in una relazione molto stretta. Dio crea con la parola, quindi senza alcuno sforzo, fatica, senza alcuna lotta, come invece presentavano e presentano alcune altre religioni o altre teorie, e nello stesso tempo crea per amore, non per necessità, ma volendo espandere, essendo lui amore, vuole espandere, estendere questa sua dimensione amorevole, appunto anche all'esterno della plenità, ed ecco perché crea tutto quello che ci circonda, mettendo al vertice di tutto il creato la persona umana, la quale però è anche in una relazione speciale con Dio Creatore, e per noi poi cristiani con Dio Salvatore. Quindi ecco il rispetto, la custodia che dobbiamo appunto al creatore viene attualizzata, viene attuata, manifestata anche attraverso il rispetto, la custodia del creato. E tantomeno dunque distrutto queste sostanze, questi doni che costituiscono. Poi c'era, a quest'Expo di Milano, c'era una seconda sezione che era intitolata Un Cibo da Condividere, guidata qui dall'immagine evangelica della moltiplicazione dei pani, che rimarca il valore universale della condivisione e della solidarietà, Dio ha creato il tutto per tutti, perché tutti ne possano sufficientemente usufruire, godere, ammirare e nello stesso tempo utilizzare per il bene proprio e il bene degli altri. Quindi ecco, ancora una volta, questa sezione rimarca il valore universale della condivisione e della solidarietà, espresso dalle diverse istituzioni che hanno attuato il cristiano comandamento dell'amore fraterno. Poi la terza sezione è stata invece incentrata sulla questione dell'educazione alle nuove generazioni, per educarle ad una cultura della relazione umana. Ecco, educare un po' i nostri ragazzi, i nostri giovani a dare il primato, il primo posto alle relazioni umane, non è un discorso banale o scontato, perché noi ci accogliamo e vediamo tutti i giorni che noi adulti, ma anche i nostri ragazzi, sono armati di cellulari, di smartphone, e gran parte del loro tempo lo trascorrono proprio attraverso uno smartphone, dedicandosi allo smartphone, dedicandosi al cellulare, evitando le relazioni interpersonali e privilegiando invece questo tipo di relazione che è impersonale, che è telematica, che è informatica, ma non è appunto della relazione a tu per tu guardandosi negli occhi. A questo riguardo io sono solito anche raccontare un fatto che è avvenuto un po' anche nella nostra casa diocesana, Villa Campitelli, dove il sabato e la domenica, come molti di voi sanno, noi attuiamo l'incontro delle famiglie e con i loro ragazzi. Era una domenica, sono arrivati appunto per questo incontro i ragazzi di una parrocchia che si stanno preparando alla crisi, ma qualche settimana fa. E come sono arrivati? Quindi i ragazzi di terza media. Questi ragazzi, una dozzina di questi ragazzi, come sono arrivati? Mi hanno chiesto se potevano per il pranzo, che in genere facciamo il pranzo al sacco condiviso in cui ognuno mette insieme quello che ognuno porta, condividendolo con gli altri, se riservavano, mi hanno chiesto, come sono arrivati questo gruppo di ragazzi, mi hanno chiesto se potevo riservare solo per loro un tavolo. I nostri tavoli sono abbastanza grandi, una dozzina quindi. Ok, ho detto, va benissimo. Immaginando che volessero parlare fra di loro, scherzare fra di loro mentre mangiavano, è arrivato l'orario del pranzo, cos'è successo? Che si sono seduti attorno a sto tavolo, io mi assento un attimo, ritorno dopo 5-10 minuti e trovo che ognuno di questi ragazzi in una mano hanno il panino, nell'altra mano hanno il cellulare. Ognuno di questi ragazzi. Al che dico, ma cosa state facendo? E loro mi rispondono, beh stiamo giocando. Ma giocate insieme con un gioco comunitario attraverso il cellulare? No, no, mi rispondono, ognuno gioca per conto suo sul proprio cellulare. Al che io ho detto, ma come? Mi avete chiesto un tavolo da stare tutto attorno a voi, a questo tavolo, ma io immaginavo che fosse per parlare, per giocare fra di voi, anche magari forse attraverso il zambe, il cellulare, ma che fosse un gioco di gruppo. No, no, no, ognuno col suo cellulare gioca col gioco che preferisce. Il che effettivamente insomma mi ha lasciato molto perplesso, dispiaciuto, perché queste occasioni che hanno anche i nostri ragazzi, di parlarsi fra di loro, di incontrarsi, di guardarsi negli occhi, magari anche un po' di litigare, insomma senza esagerare, adesso invece attraverso questo cellulare e tutto questo è un po' è un po' viene meno, viene meno e allora mi chiedo insomma se questo è progresso, se questo è appunto un modo di aiutare anche i nostri ragazzi a comunicare, sia con i genitori, sia con gli adulti, sia fra di loro, gli amici e via del genere, oppure certo anche l'esempio che noi stessi diamo a noi adulti qualche volta a pranzo, a cena, all'interno delle nostre famiglie, c'è da chiedersi ma, ad esempio, mentre la famiglia cena nel suo insieme, il televisore è spento, il cellulare è spento, oppure invece il papà e la mamma, insomma, preferiscono più che guardarsi negli occhi loro e guardare il televisore, ascoltare il televisore, oppure chattare, oppure rispondere al cellulare. Quindi ecco giustamente allora questa sezione dell'Expo di Milano, curata appunto questa sezione dal Vaticano, ecco che in questa terza sezione han voluto evidenziare l'importanza della relazione personale umana su quelle che sono invece le relazioni così, con le cose e oppure le relazioni informatiche, le relazioni di comunicazione attraverso i mass media di oggi. A questo riguardo consentitemi anche una riflessione su quella che è la domenica. Ecco, più volte io ritorno un po' su questo tema, invitando un po' tutti noi cristiani alla domenica a dare la prevalenza, la precedenza alle relazioni umane, più che alle cose da fare. Ecco, suggerisco anche molte volte che, anziché dedicarsi agli acquisti ai centri commerciali, ecco sarebbe molto più opportuno che il tempo della domenica, giorno del Signore, fosse dedicato prima di tutto senz'altro alla persona di Dio e quindi all'Eucaristia, alla preghiera, ha un maggior tempo dedicato alla preghiera, maggior tempo dedicato all'ascolto della sua parola, una buona lettura della Bibbia o di qualche buon libro cristiano. E poi, ecco, un tempo la domenica da privilegiare e da dedicare appunto al dialogo con i propri familiari, fra marito e moglie, fra genitori e figli, fra parenti, fra conoscenti, fra vicini di casa, un tempo dedicato agli anziani, agli ammalati da andare a trovare, un tempo dedicato anche ai nostri cari depunti, andando appunto a pregare sulla tomba dei nostri cimiteri. Insomma, la domenica che sia vissuta di più come giorno delle persone, anzitutto la persona di Dio e poi la persona che sono anche i nostri parenti, i nostri familiari, le persone a noi vicine, piuttosto che dedicarle alle cose da fare. Ecco allora che dovremmo lasciare un po' da parte la lavatrice, lasciarla anch'essa riposare. Se noi guardiamo all'Antico Testamento, quando nell'Antico Testamento Dio richiama i suoi dieci comandamenti e il riposo domenicale, ha delle parole anche molto tenere verso il mulo, l'asino, perché siano lasciate riposare nel giorno del Signore. E chi è il nostro mulo, chi è il nostro asino oggi? Beh, sono i mezzi tecnologici che abbiamo in casa, tipo ad esempio il ferro da stiro, tipo la lavatrice, dove appunto anche questi strumenti che ci aiutano nei nostri servizi domestici avrebbero diritto anche loro un po' a riposo, almeno un giorno settimanale. E quindi ecco fare il possibile per non dedicarci alle cose da fare, ma da dedicarci di più alle relazioni con le persone. È tutto anche questo un campo che dobbiamo valorizzare, dobbiamo apprezzare e dobbiamo cercare appunto di attuare il più possibile. Anche perché in questa maniera saremo meno stanchi, meno affaticati, almeno il giorno la domenica, avremo un po' più di tempo anche da dedicare allo stare seduti, sereni, tranquilli e guardandosi anche negli occhi fra innamorati o fra persone che si vogliono bene. E dunque è una cultura della relazione umana che purtroppo oggigiorno rischiamo, per tutta una serie di motivi, rischiamo un po' di perdere o almeno di trascurare, a vantaggio di altre cose che sono utili senz'altro, ma in cui magari potremmo dedicarci di più anche il sabato e gli altri giorni della settimana. Come anche io mi augurerei che ad esempio le attività sportive, non solo quelle agonistiche, ma anche quelle amatoriali, quelle così, dei dilettanti, fossero un po' e non andassero a occupare il giorno della domenica, ma che andassero un po', ad esempio, si trasferissero maggiormente sul sabato, in maniera da riservare un po' di più la domenica appunto a queste relazioni interpersonali. E quindi ecco, la relazione umana centrata sull'essenziale e non sullo spreco consumistico, attraverso l'assenzione è anche un pasto che educa, cibo, nutrimento educativo della persona. Ecco, il pasto che diventi un momento di aggregazione, di incontro, non di scontro, ma di dialogo fra le persone, che partecipano, visto che poi oggigiorno, io l'ho noto anche per le famiglie, è difficile che tutta la famiglia si ritrovi frequentemente a pranzo o a cena insieme. E allora se questo capita almeno poche volte in una settimana, che tutta la famiglia sta insieme, a seduta allo stesso tavolo, ecco che sia favorito il dialogo, che sia favorito l'incontro degli occhi e anche così una conversazione che sia maggiormente serena e arricchente per tutti. Questo è anche il mio augurio e anche un po' quello che l'Eucaristia ci insegna, e cioè che quella condivisione della parola di Dio che noi facciamo durante l'Eucaristia dovrebbe poi essere condivisa, questa parola, la parola anche umana, la parola di serenità, di incoraggiamento, di scambio, di ricerca insieme delle migliori soluzioni, dovrebbe essere poi condivisa anche a livello della famiglia, dei famigliari e delle persone con cui noi incontriamo oppure con cui noi collaboriamo. Diamo un po' di nuovo valore alla parola, alla parola che viene pronunciata dietro meditazione, dietro riflessione e quindi una parola che scorga dal cuore, dalla mente e dalla riflessione, dalla meditazione di ciascuno di noi, e la parola anche che viene ascoltata. Questo che anche abbiamo già un po' detto, che questa parola ascoltata dovrebbe essere la caratteristica anche nelle nostre celebrazioni. Quando si proclama la parola di Dio, se c'è uno che proclama dal lambone la parola di Dio, gli altri dovrebbero mettersi in atteggiamento di ascolto e non di lettura della stessa parola attraverso il foglietto, perché appunto se c'è uno che ti parla, ecco che tu ti poni in atteggiamento di ascolto, e dunque i tuoi occhi devono essere rivolti al lambone e alla parola che viene appunto pronunciata. Quindi un cibo, un nutrimento che educa anche alle relazioni interpersonali, sia in chiesa sia fuori di chiesa. E poi un quarto ambito è che è chiamato, e sempre di questo expo di Milano da parte del Vaticano, un pane che rende Dio presente nel mondo. Questo era anche il titolo del quarto settore, centrato quindi sulla dimensione tipicamente religiosa e cristiana dell'Eucarestia. Solo noi cristiani abbiamo questo dono speciale, che fra l'altro vi ho già detto altre volte che tra tutti i sette sacramenti Gesù Cristo ha valuto che fosse il più importante e quindi che fosse fonte e culmine di tutti gli altri sacramenti e di tutta la nostra vita cristiana. E dunque è un dono tipico, originale, unico di noi cristiani. E dovremmo essere veramente gelosi di questo dono. Proprio anche il Papa in questo documento che già vi ho citato qualche minuto fa, questa esortazione possinodale sulla Mazzonia, ecco lui richiama proprio il valore dell'Eucarestia, l'importanza dell'Eucarestia, e anche loda e apprezza anche quanti non rinunciano soprattutto all'Eucarestia domenicale, anche se questo comporta la fatica, come può essere in territori di missione come nell'Amazzonia, di fare chilometri e chilometri per poter accedere, per poter trovare l'Eucarestia a causa della carenza dei sacerdoti. E pertanto ecco, noi che ce l'abbiamo qui a pochi passi, a pochi metri da casa nostra, molte volte questo dono non lo apprezziamo e non lo viviamo con quella gioia e con quella puntualità e con quella dedizione che invece dovrebbe essere il nostro impegno e la nostra caratteristica. Quindi ecco un pane che rende Dio presente nel mondo. Noi sappiamo che la presenza che Gesù Cristo attua nell'Eucarestia, che è una presenza reale, è una presenza, è un modo di essere presente da parte di Cristo che supera e che completa tutti gli altri modi in cui Dio si fa presente in mezzo a noi. Pensate, certo Dio è presente nel creato, Dio è presente nelle bellezze del creato, in un bel tramonto, come noi anche questa sera da qui da Frascati abbiamo potuto ammirare, ma come anche è presente nello spettacolo del mare infinito o della montagna innevata e è presente in noi stessi, è presente negli avvenimenti, è presente nel nostro prossimo. Certo ci sono tanti e tanti modi con cui Dio è presente in mezzo a noi in questo mondo, però fra tutti questi modi Gesù Cristo, ritenendo che fossero tutti inadeguati, insufficienti, prima di salire al cielo, ha voluto lasciarcene uno che Lui ha istituito come quello più completo, più totale, più perfetto, più intimo, più personale e più, insomma, il modo che supera tutti gli altri modi di presenza con cui Dio è presente in questo mondo, e cioè è il modo eucaristico, c'è questa presenza reale che Gesù Cristo attua nel pane, nel vino, divenendo il suo corpo e il suo sangue. E dunque quella che noi chiamiamo, giustamente anche con un nome un po', con un nome un po' difficile e tuttavia però è anche ben, è ben azzeccato almeno fino a che non se ne trova un altro, e cioè il famoso termine transustanziazione, che se noi questo termine sembra difficile ma se lo dividessimo in tre parti, transustanziazione, e poi, allora partendo dall'ultimo, azione di trasformazione della sostanza, con la quale noi intendiamo appunto, con questa parola, un'unica parola, intendiamo appunto che quel pane mantiene sì i suoi elementi esteriori, i suoi aspetti esteriori, non li cambia quelli, però la sostanza viene cambiata e diventa il corpo di Cristo, quel pane non è più pane ma sappiamo che è il corpo di Cristo, quel vino è il sangue di Cristo. E dunque è questa trasformazione della sostanza, mentre gli elementi esteriori rimangono identici, che noi abbiamo appunto questo miracolo speciale, il più grande miracolo che si compie. Io sono solito richiamare questa attenzione anche sul fatto del miracolo, perché noi molte volte andiamo alla ricerca dello straordinario, dei miracoli, di apparizioni a destra e sinistra e però ci dimentichiamo invece che il più grande miracolo che si compie ogni qual volta viene celebrata l'Eucaristia. Perché? Perché effettivamente quando mai un pane può diventare il corpo di Cristo se non per la potenza, non del prete certo, del celebrante, non per la potenza della fede dei presenti, ma per la potenza dello Spirito Santo che avviene questo miracolo. E questo la nostra fede ci dice che è certezza, ed è un pilastro fondamentale. Se un cristiano non credesse alla presenza reale di Cristo nell'Eucaristia non potrebbe dirsi cristiano, non potrebbe essere cristiano. Mentre invece se uno non crede alle apparizioni della Madonna o di qua o di là o di qualche altro, beh allora tu puoi dirti ugualmente cristiano, perché noi non siamo tenuti a credere alle apparizioni dei Santi oppure anche della Madonna. Purtroppo naturalmente siamo tenuti noi cristiani cattolici ad avere un grande amore verso Maria Santissima e verso i Santi, a invocarli, a imitarli, questo sì, ma non necessariamente siamo tenuti a credere alle apparizioni dell'uno dell'altro. Invece per noi è un pilastro fondamentale il credere alla transustanziazione, e cioè al fatto che quel pane, grazie alla potenza dello Spirito Santo, nella celebrazione eucaristica diventa il corpo di Cristo, quel vino diventa il sangue di Cristo, e che nella celebrazione eucaristica, sempre per la potenza dello Spirito Santo, quell'avvenimento della morte e della risurrezione di Cristo viene reso presente, attuale, efficace proprio nella celebrazione eucaristica. Anche questo è un altro miracolo che nessuno di noi riesce a compiere se non appunto nella celebrazione eucaristica grazie alla presenza del sacerdote o del Vescovo, e grazie soprattutto alla potenza dello Spirito Santo, perché nessuno di noi può rendere presente qui quello che ho fatto stamattina o ieri o una settimana fa. E sono le conseguenze sì che le subisco anche adesso, anche domani, ma non posso rendere presente qui ora quello che ho fatto ieri. Lo posso ripetere ma sarà un contesto diverso, un orario diverso, io stesso sono diverso. Invece ecco, nella celebrazione eucaristica, anche qui per la potenza dello Spirito Santo, noi diciamo che quell'evento avvenuto duemila anni fa della morte e della risurrezione di Cristo viene reso presente qui sull'altare, in modo incruento, ma è lo stesso evento, e sempre per la potenza dello Spirito Santo. E questo noi lo esprimiamo con un'altra parolina, questo miracolo, questo evento straordinario che è possibile solo nell'eucaristia. Noi lo esprimiamo con il termine memoriale, celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio. Noi, Padre, celebriamo la sua morte e la sua risurrezione, mistero della fede, miracolo della nostra fede, miracolo strepitoso della nostra fede. Celebriamo la tua morte, Signore, qui ora proclamiamo la tua risurrezione. Tu, Gesù Cristo, attualizzi, rendi presente il tuo sacrificio di morte e di risurrezione ogni qual volta un vescovo o un sacerdote celebra l'eucaristia su un altare, qualunque sia il posto, il luogo, ecco che si compie questo grande mistero, questo grande miracolo. E dunque notiamo come effettivamente è un dono preziosissimo l'eucaristia per noi cristiani. È un dono tipico che nessun altro ha, nessun'altra religione può vantare un dono così grande. E nello stesso tempo comprendiamo anche quanto sia ancor più strepitoso il fatto che, mediante la comunione sacramentale a quel corpo, a quel pane che è il corpo di Cristo, Cristo viene in me, Cristo mi trasforma in Lui, divento una cosa sola, Lui con me e me con Lui. E questo è anche uno strepitoso miracolo che Gesù Cristo ha voluto che si adempisse, essere mangiato da noi. Naturalmente ci vogliono le dovute condizioni interiori, ma questa possibilità la offre a tutti, perché tutti possiamo essere una cosa sola con Lui, e divenendo una cosa sola con Lui diveniamo anche una cosa sola tra di noi, come già nelle catechesi precedenti ho potuto illustrare e anche solo un po' approfondire. Ecco, è una dimensione tipica, unica, che ci viene data proprio dall'Eucaristia. È una unicità e una straordinarietà di cui non ringrazieremo mai a sufficienza Dio, di questo grande dono, di questa grande possibilità e di questa grande opportunità che Lui ci offre ogni giorno, se almeno c'è il prete o un bestrovo che celebri, o almeno la domenica, ecco, ma noi ancora, grazie a Dio, nei nostri contesti qui italiani questa possibilità c'è ancora, meno male, e speriamo che possa continuare. Certo, anche in questo documento di tre giorni fa di Papa Francesco ribadisce ancora la necessità che ci sia o il bescovo o il sacerdote, perché questa possibilità di rendere presente Cristo attraverso la celebrazione dell'Eucaristia è data solo al bescovo o al massimo al sacerdote e a nessun altro può essere delagato un servizio, un potere di questo genere, che non è un potere di elevazione per il bescovo o per il prete, no, è un servizio, e qui il Papa ancora una volta lo ripete, ripetendo quanto anche i suoi predecessori hanno appunto detto a questo riguardo, e cioè che è un servizio da parte nostra, bescovi e sacerdoti, che svolgiamo per i fedeli, neanche principalmente per noi stessi, ma è un dono, è un servizio che riceviamo questo potere da Dio attraverso il sacramento dell'ordine e lo attualizziamo come dono, come servizio appunto alla nostra gente, ai nostri fedeli. Per cui non si tratta di essere un super prete o un super bescovo, no, si tratta semplicemente di essere riconoscenti a Dio di questo dono che Lui ci ha dato, ha dato a me, ha dato a tanti bescovi e sacerdoti attraverso il sacramento dell'ordine, e da attuare, attualizzare questo dono con la più grande devozione, con il più grande entusiasmo, con la più grande disponibilità, e soprattutto con la più grande purezza di cuore, perché effettivamente è vero che questo miracolo del memoriale, della transustanziazione, non dipende dalla bravura o dalla santità del bescovo, del prete, del celebrante, ma è pur vero che il Signore ti chiede anche a te celebrante la purezza di cuore, la purezza di intenzione, la purezza di vita, perché questo mistero che tu celebri possa appunto anche produrre in te quei frutti che esso chiede di produrre in tutti. E naturalmente anche nei fedeli che si accostano soprattutto alla comunione sacramentale è richiesta la purezza di cuore almeno, almeno la purezza dal peccato mortale. E poi, se tu fai, questo anche più volte ce lo siamo detti, se tu fai la comunione tutte le giorni o tutte le domeniche, beh, almeno una volta al mese una bella lavata anche dei nostri peccati veniali è quanto mai importante e necessaria. E dunque non trascuriamo anche questo aspetto in maniera da poter ricevere con gioia e con purezza di cuore Cristo nell'Eucaristia sacramentale. La celebrazione dell'Eucaristia l'abbiamo vista che è una mensa duplice della parola e del pane di dita, ma questo pane di dita intendiamola anche perché la stessa parola è pane di dita. Gesù stesso ce l'ha ricordato in quella bella frase, non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Quindi vedete come lui istituisce un parallelismo, una corrispondenza fra il pane e la parola di Dio. Allora è con l'importanza, come già dicevamo alcune catechesi fa, la giusta importanza da dare alla parola di Dio, alla liturgia della parola, ad arrivare puntuali alla celebrazione in maniera da poter ascoltare con devozione, con rispetto questa parola. Questa mensa della parola che è pane, che è cibo, che è nutrimento della mia vita, già la parola, e poi certo questa parola che si fa carne, il verbo, la parola di Dio si fa carne nel grembo della Vergine Maria e si offre a noi poi nell'Eucaristia come nutrimento della nostra vita quotidiana. Oltre che fonte e culmine di tutta l'esistenza cristiana. Sapete come appunto noi qui affrascati nella nostra Diocesi ci siamo dati un po' l'impegno di questo triennio, di questi tre anni, in cui cercheremo di riflessere, di approfondire questo grande dono, miracolo, mistero, chiamiamolo come vogliamo, che è l'Eucaristia. E l'abbiamo intitolato un po' come fonte e culmine di tutta l'esistenza cristiana. Effettivamente è questo che dovremmo cercare di approfondire, soprattutto di attuare, di vivere, di condividere anche con gli altri, aiutando un po' tutti a crescere, ad approfondire questa grande dimensione che l'Eucaristia deve essere veramente fonte e culmine di ogni mia giornata, con cui inizio rendendo l'ode e grazie al Signore. E se non posso partecipare alla Messa, anche perché non prendere quella buona abitudine che avevano alcuni nostri nonni o genitori, che come si alzavano e si univano un po' spiritualmente, mentalmente, con la preghiera, a tutte le messe che si celebrano oggi nel mondo, sì, non posso essere presente fisicamente, però spiritualmente, mentalmente, Signore, mi unisco a tutte le messe che si celebrano e le offro insieme al mio cuore, al lavoro che dovrò fare durante questa giornata, te la offro, Signore. E così, appunto, ecco, ci sentiamo in comunione attraverso appunto Dio, con tutta questa immensa ricchezza che parte dal mondo e si innalza verso il cielo, verso Dio, e la condividiamo almeno mentalmente, spiritualmente. E se poi non possiamo fare la comunione sacramentale, quanto mai sarebbe utile che potessimo fare almeno la comunione spirituale, esprimendo appunto questo nostro desiderio di riceverlo ogni giorno sacramentalmente. Allora, volevo un attimo concludere questa parte. Interessante è notare che proprio due simboli universali costanti del cibo umano, come il pane e il vino sulla mensa, sono per i cristiani il segno sacramento della presenza continua, reale, universale di Cristo. Sì, perché è sufficiente che anche in un tabernacolo ci sia un'ostia consagrata che dice la presenza continua, reale e universale di Cristo. E nello stesso tempo essi richiamano, questo pane e questo vino, richiamano il creato, richiamano la cultura cibo educante della persona. Ecco, è un aspetto questo che forse lo stiamo perdendo. Il cibo come educante la persona, il cibo come un mezzo che educa la persona. Ecco, dovremmo riscoprire un po' questa dimensione antropologica del mangiare, del cibo. E poi la solidarietà e la condivisione universale. Vedete quanti valori, quanti aspetti ci possono essere appunto anche in questa dimensione appunto del pane e del vino, che già anche attraverso l'Eucaristia diventano il segno di tutti questi valori che non dobbiamo assolutamente perdere, ma cercare di rendere sempre più presenti nel nostro contesto personale, familiare, culturale, sociale e anche ecclesiale. Grazie.

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