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16 - Pane_ Significati [N.46 al N.51] (192kbit_AAC)

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The speaker is continuing their discussion on the Eucharist and the importance of prayer and adoration. They emphasize the connection between the Eucharist, the resurrection of Christ, and the importance of Sunday. They talk about the significance of sharing bread and the correlation between childhood habits of sharing food and altruism later in life. They stress the importance of education in fostering a spirit of sharing and solidarity. They discuss the fragrance of freshly baked bread as an invitation to solidarity and transforming many into one. They mention the story of Joseph in the Old Testament and his role in planning for the years of famine by storing grain in granaries, relating it to Jesus gathering precious souls in his kingdom. They also mention the symbolism of the grain of wheat dying to give life to many stalks. They conclude with the idea that the Eucharistic bread is the best bread and reference the words of St. Ambrose. E adesso appunto riprendiamo il discorso sull'Eucaristia. L'Eucaristia va anche pregata, adorata, oltre che conosciuta, attraverso la Catechesi, questa Catechesi del venerdì, cerchiamo di conoscere sempre meglio, sempre di più, la bellezza, la grandezza, l'infinità di questo dono del pane eucaristico, nei suoi diversi aspetti significati. Ne abbiamo individuati, questo è il 46esimo, questa sera, e comunque anche riprendendo anche quegli altri che abbiamo già visto anche nei mesi precedenti. E dunque è un discorso questo che stiamo portando avanti unitamente a quello del sabato e della domenica, delle Catechesi del sabato e la domenica, su cui sto presentando l'importanza della domenica, che naturalmente è collegata con l'Eucaristia e la domenica e l'Eucaristia sono collegate con la risurrezione di Cristo. Quindi ecco la triade che sto portando così, presentando nella Catechesi di questi mesi e che ci consente un po' anche di portare avanti un po' alcuni tasselli di questa nostra fede cristiana, tasselli che sono collegati l'un all'altro, questi sono tre fondamentali anche, l'Eucaristia, la risurrezione di Cristo, la domenica. E dunque vediamo di continuare un po' questo argomento sull'Eucaristia nei suoi vari aspetti e significati, che adesso vado a presentarvi nella schermata sulla 46esimo significato di questo pane. Dalla condivisione del pane, il pane che ci chiama, è una realtà che chiama di essere condiviso, alla condivisione anche del nostro tempo, del proprio tempo. Dunque la condivisione del pane richiama, richiede, che ci doniamo anche un po' a Dio del nostro tempo e doniamo anche ai nostri fratelli un po' del nostro tempo. Diverse ricerche ed esperienze hanno messo in evidenza l'esistenza di una correlazione tra l'abitudine dell'infanzia a condividere il cibo e l'attitudine ad una vita più altruista. Beh, diversi pedagogisti ci dicono, psicologi e genitori anche, ci dicono che i primi tre anni di vita di una persona sono fondamentali per poi dare l'impostazione a tutta la vita successiva. Se poi anche nei primi anni e nei primi sette, otto, dieci anni ci impegniamo ad educare i nostri ragazzi a condividere il cibo con gli altri, questo appunto crea poi una predisposizione anche da giovane, anche da adulto, ad essere altruista. Queste appunto sono le varie inchieste e varie ricerche che mettono in risalto questa stretta correlazione. L'educazione insomma ancora una volta è fondamentale, ci potranno essere poi anche nei tempi successivi dei sovvertimenti, degli sbandamenti, questo può anche succedere, però ciò che è stato impostato bene, la piantina che è ben impostata, ben radicata e ben educata fin dall'inizio, poi senz'altro prima o dopo dà i suoi frutti positivi. Chi viene abituato da piccolo a spartire il proprio cibo e i propri pasti sarà predisposto da adulto a cedere il posto ad esempio sui mezzi pubblici, ad aiutare gli altri e a fare volontariato. Anche questo è un aspetto su cui vale la pena veramente di insistere di più. Il Signore ha dato a ciascuno determinati doni, determinati talenti, determinate capacità. Ha dato a ciascuno anche dei giorni, delle settimane, dei mesi, degli anni. Perché dobbiamo viverli il nostro tempo, queste nostre capacità, questi nostri talenti, questi doni che abbiamo ricevuto? Perché dobbiamo viverli finalizzandoli solo al nostro servizio, alla nostra utilità, oppure finalizzandoli solo all'utilità della nostra cerchia parentale parrocchiale? È un po' poco, dovremmo veramente, ecco, impegnarci di più a condividere con gli altri questi nostri doni, che ci consentono appunto di vivere in una dimensione di maggiore collaborazione, con responsabilità con gli altri. Certo in questo momento del coronavirus siamo limitati in questa collaborazione, però ecco se non altro anche questa situazione del coronavirus, più volte l'abbiamo anche evidenziato, mette in risalto il legame gli uni con gli altri. Come siamo dipendenti gli uni dagli altri e come appunto il male di uno può creare e condizionare anche la vita degli altri. E questo anche a livello non solo familiare, parentale o cittadino o nazionale, ma anche ultranazionale a livello mondiale. Come questo coronavirus riesce a intaccare e a farci sentire ancora una volta non solo fratelli, ma anche gli uni dipendenti dagli altri, gli uni collegati agli altri. L'opera di volontariato anche in questi frangenti, in questa situazione, è veramente da ammirare, sia ad esempio attraverso gli operatori caritativi, sia attraverso i medici, gli infermieri, attraverso le forze pubbliche, attraverso anche le tante tante persone che anche in queste situazioni si mettono a servizio gli uni dagli altri. A combattere dunque l'individualismo e l'avidità, cercare di ammassare e di ingrossare i nostri conti in banca, anziché appunto pensare anche alle diverse necessità di chi ha meno di noi. Ad entrare in rapporto con l'altro attraverso l'accoglienza, il dono. Ecco, bisogna già anche educare i nostri ragazzi, i nostri bimbi a queste dimensioni, ad esempio aiutando anche in casa, rendendosi disponibili nei vari servizi domestici, sia che sia maschietto, sia che sia per minuccia. E dunque, educando già da piccoli, poi questa predisposizione e questa educazione, senz'altro, saprà dare i suoi frutti a suo tempo. Altro significato, altro aspetto del pane, la fragranza del pane. Vi sarà senz'altro capitato anche a voi, al mattino, quando passiamo davanti a qualche panificio, sentire gustare già un po' la fragranza del pane, il buon profumo del pane che esce dal panificio, che esce appunto dalla bottega del pane. E allora, la fragranza del pane e la solidarietà. Appena sfornato il pane, diffonde attorno e riempie di buon profumo a tutto il vicinato. Questa sua fragranza è un invito alla solidarietà con i vicini del quartiere, della parrocchia, in modo da trasformare i molti, da trasformare i molti in uno, ed il poco in tanto, in una gara di condivisione, così come è raccontato nella parabola di Lazzaro, ed Enrico e Pulone. E allora, la solidarietà che passa attraverso questo invito che ci viene dalla fragranza del pane. Sì, questo profumo che si diffonde è un invito anche noi a essere diffusivi nei nostri aiuti, nelle nostre azioni quotidiane, così da poter appunto avvicinare, aiutare quanti sono nel bisogno e nella necessità. Trasformare i molti in uno, il poco in tanto. Ecco, questo anche gioco di condivisione che ci fa essere molti in uno, è uno che è fatto di molti, e nello stesso tempo il tanto che è fatto anche delle poche gocce di condivisione che ognuno appunto mette a disposizione e a servizio degli altri. Quello che si è, quello che si ha. Altro aspetto richiama Giuseppe anche il pane, e i granai del Regno di Dio. Vediamo cosa esprime quest'altra dimensione. L'Antico Testamento ci parla di Giuseppe che interpretò il sogno di Faraone, re d'Egitto. Sette vacche grasse venivano inghiottite da sette vacche magre a significare sette anni di carestia. Faraone aveva fatto questo sogno, nessuno dei suoi esperti maghi erano stati in grado di spiegarglielo, e allora si sono ricordati che c'era appunto questo Giuseppe, un ebreo, che vi ricordate appunto che i fratelli per gelosia prima lo volevano uccidere, poi l'hanno consegnato, l'hanno venduto a dei mercanti che l'hanno portato schiavo in Egitto, ed è finito poi alla corte del re, e quindi ha spiegato poi anche questo sogno avuto dal Faraone, che sarebbero subentrati a sette anni di abbondanza, quindi sette anni di carestia, sette anni di abbondanza. A fronte di ciò Giuseppe fu chiamato a pianificare la soluzione, quindi a trovare appunto un modo per far contro a questi anni che sarebbero venuto poi di carestia. Egli intervenne raccogliendo tutto il grano nei granari. Ha fatto un po' la politica della formica che ha raccolto, che raccoglie un po' nel periodo invernale, raccoglie un po' e mette da parte quello che era necessario durante i mesi buoni. Questo agile di Giuseppe ci richiama alla memoria le parole dette da Giovanni Battista riguardo a Gesù. Egli raccoglierà il suo grano nel granario. E allora noi abbiamo qui un collegamento del fatto di Giuseppe, Antico Testamento, con quello che poi appunto Giovanni Battista disse a riguardo di Gesù. Raccoglierà il suo grano nel granario. La parola di Dio, parlando di grano, fa rifare riferimento a tutte le anime preziose che Gesù vuole introdurre nel suo regno di grazia. Questo grano possiamo appunto intenderlo anche in riferimento alle anime preziose che Gesù vuole rendere partecipi e vuole che entrino a far parte del suo regno di grazia. Entrare nei granai celesti è semplice. Basta credere in Gesù, il granello di frumento morto per dare vita a tante stighe. Anche durante l'adorazione ho richiamato questo aspetto, che il pane è formato da tanti grani di frumento. Questi grani sono stati seminati dal contadino nella terra, muoiono, marciscano per far crescere la stiga, che poi contiene a sua volta una grande ricchezza di nuovi grani di frumento. Ecco il granello di frumento che poi viene macinato, muore un'altra volta, viene impastato con un po' di acqua per poter diventare la farina, per poter diventare appunto il pane. Ora, tutto questo ecco ci richiama un po' quello che Gesù Cristo ha fatto per noi, morto, risorto, per riunirci, per farci morire anche noi al peccato, per farci risorgere insieme con lui a vita nuova, e dunque il granello di frumento che, morto, dà la vita a tante stighe. Gesù che muore per riunire noi tutti in fratelli Suoi, in figli di Dio, perdonandoci i nostri peccati e introducendoci nel suo regno, già fin d'ora come figli di Dio, e poi un giorno, se noi l'accogliamo e se crediamo in Lui, e se questo credere in Lui è accompagnato dalle nostre scelte e dalle nostre azioni di vita, beh allora tutto questo ecco ci consentirà di essere partecipi della sua gloria nei granai del cielo. Altro elemento, il pane eucaristico come il miglior pane. Sant'Ambrogio, qui ci lasciamo illuminare dalla parola di Sant'Ambrogio. Hai conosciuto ciò che vale di più. Siamo convinti? Proprio ancora nella breve lettura dei vestri di questo venerdì della seconda settimana di Pasqua, San Paolo ci ha detto che è un vero guadagno, e il nostro vero guadagno è credere in Gesù risorto. Hai conosciuto ciò che vale di più. Siamo convinti? Ci crediamo? È migliore la luce dell'ombra. L'ombra possiamo anche considerarla un po' le prefigurazioni che nell'Antico Testamento abbiamo appunto dell'Eucaristia, ad esempio già il fatto di Giuseppe, ma ancor di più il fatto della manna come prefigurazione, il fatto anche della tenda come la presenza speciale di Dio che però anticipa e prefigura la presenza di Cristo in mezzo a noi nel Tabernacolo, nell'Eucaristia. Migliore la luce dell'ombra. Migliore la verità della figura. Luce, verità e Cristo-Eucaristia. Migliore il corpo del Creatore rispetto alla manna del Cielo. Migliore il corpo del Creatore Dal Trattato sui Misteri di Sant'Ambrogio hai conosciuto, noi abbiamo, essendo venuti dopo la venuta di Cristo, vivendo in questo tempo, noi abbiamo questa opportunità di conoscere ciò che vale di più, conoscere la vera luce, la verità, la vita, il corpo del Creatore. Sì, non siamo contemporanei di Gesù, non siamo vissuti duemila anni fa, però già altre volte l'ho detto, anche ai contemporanei di Gesù era richiesta la fede, il fidarsi, il guardare a Lui con degli occhi non semplicemente umani ma con gli occhi della fede, dono di Dio anch'esso, per riconoscere in quell'uomo il figlio di Dio e per riconoscere Lui che è risorto e che ha vinto la morte. Per cui, come era richiesta la fede allora, così anche a noi oggi è richiesta la fede, come in ogni generazione successiva precedente a noi e anche successiva a noi. Grazie. Il pane del cosmo, altro aspetto che vale la pena appunto che ci riflettiamo un po'. Attraverso il lavoro e la vita quotidiana del credente l'Eucaristia estende la sua azione all'intero cosmo. Noi diciamo sempre al momento dell'Offertorio che il pane e il vino sono frutti della terra e del lavoro dell'uomo, frutti della terra, vengono dalla terra e esprimono questo profondo legame anche con l'universo, con il creato, con la terra. E questo anche dice quanto sia importante riconoscere il legame che esiste fra Dio e il mondo e la terra. E' un legame che molte volte è dimenticato, è messo da parte purtroppo e molte volte si parla della terra e si parla in termini che dimenticano chi è il creatore di questa terra, chi è che ce l'ha donata e il motivo e la finalità per cui ci è stata donata. Si parla poco dunque della Dio creatore. Noi cristiani preferiamo ad esempio il termine creato per indicare il mondo che ci circonda, perché in questo termine del creato noi già, dicendo creato, supponiamo, richiediamo che ci sia un creatore e dunque che non è a se stante la terra, non è venuta da se stessa, c'è stato all'inizio appunto qualcuno che l'ha creata e che noi sappiamo dalle prime pagine della Sacra Scrittura sappiamo che è Dio. E dunque ecco l'Eucarestia richiama questa relazione con il creato ed estende anche la sua azione, l'Eucarestia, all'intero cosmo. Ogni Eucarestia è una messa sul mondo, è un'Eucarestia messa, una celebrazione eucaristica sul mondo. Quando attraverso il sacerdote Cristo dice questo è il mio corpo, le sue parole vanno ben al di là del pezzo di pane sul quale sono pronunziate, vanno ben al di là del pezzo di pane su cui sono pronunziate. Esse fanno nascere il corpo mistico tutto in zero, il corpo mistico che è la Chiesa nel suo insieme. Oltre l'ossia transsustanziata l'azione sacerdotale si estende al cosmo intero, quindi non si riferisce solo a noi, umanità, ma viene coinvolto anche il cosmo, tutto l'universo, che partecipa di questa transsustanziazione. Ora, già altre volte l'ho detto in altri contesti, il fatto che nell'Eucarestia un po' di pane diventi il corpo di Cristo, questo è un anticipo, è una prefigurazione, è un antipasto di quello che avverrà poi alla fine dei tempi, alla fine del mondo, allora quando tutto il creato, come tutta l'umanità, sarà trasformata e risorgerà come è risorto il corpo di Cristo. E dunque questa trasformazione che noi transsustanziazione, che noi abbiamo in piccolo nel pane eucaristico, è una garanzia ed è un anticipo di quello che avverrà alla fine dei tempi per l'intero cosmo. Come fai a essere certo e sicuro che ci saranno cieli nuovi e terra nuova? Beh, una certezza ce l'hai ogni qual volta tu celebri l'Eucarestia, celebri la Messa, ogni qual volta tu affermi e credi che è avvenuta questa transsustanziazione. È una parola un po' difficile, sì, però è una parola che dice ancora in una maniera molto efficace quello che avviene, e cioè è un'azione, se voi la dividiamo in tre questa parola transsustanziazione, transsustanziazione. Poi iniziamo dall'ultima, azione di trasformazione della sostanza. E questo che cosa vogliamo dire? Che gli elementi esteriori rimangono tali e quali, anche nell'al di là, gli elementi esteriori non hanno grande valore, grande peso. Quello che invece cambia è la sostanza, non è più pane, ma diventa il corpo di Cristo. E così sarà anche alla fine dei tempi. Al di là di quelle che possono essere le modalità esteriori, espressive, quello che conta è che avremo una terra nuova e un cielo nuovo, un universo nuovo, un cosmo nuovo, che sarà frutto e sarà l'esplicitazione alla massima potenza della risurrezione di Cristo. Quindi ecco, oltre l'ozia transsustanziata, l'azione sacerdotale di Cristo, attraverso il ministro, che è il Vescovo, che è il Sacerdote, si estende al mondo intero, al cosmo intero. Questo è quanto anche ci ha detto il Teilhard de Chardin, che è stato citato un po' dal nostro predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, in una delle prediche d'Avvento, tutto è stato fatto per mezzo di lui e in lista di lui, nel dicembre 2017. Nel pane l'uomo vi riconosce gli elementi fondamentali del mondo, la terra che riceve il seme e fa crescere il grano, l'acqua nell'impasto con la farina, e il fuoco, e dunque l'aria, per la cottura. E quindi vedete che qui c'è la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria, sono un po' quegli elementi fondamentali che costituiscono un po' il cosmo, il creato, l'universo. E che noi ci ritroviamo tutti questi elementi nella veglia di Pasqua, nella notte di Pasqua, che quest'anno purtroppo siamo stati obbligati a celebrare così in sordina, e con pochissime persone, collegate via, le altre collegate via internet, e che comunque speriamo di poter, nei prossimi anni, di riscoprire di celebrare come sempre. Altro elemento, il pane, corpo di Cristo nella duplice realtà. Per sua stessa natura l'Eucaristia è il corpo di Cristo, ma il corpo di Cristo è sia la presenza reale e sostanziale di Cristo, sotto le specie del pane e del vino, presenza reale e corpo di Cristo, sia la stessa Chiesa, che è la famiglia dei battezzati, che è chiamata il corpo di Cristo. Cristo è il capo, noi siamo le sue membre, il suo corpo. La comunione, dunque, dei credenti uniti a Cristo, che è il nostro capo. E quindi, quando diciamo corpo di Cristo, noi intendiamo anche noi stessi, la famiglia dei battezzati, in cui Cristo è il nostro capo, che siamo uniti a Lui, che sia in quanto sue membra. L'Eucaristia, dunque, fa la Chiesa, la costituisce, la costruisce, la purifica, la amplia, la fa crescere nella condivisione, nell'amore. Ricevere l'Eucaristia significa, pertanto, annunciare in modo solenne e pubblico, davanti a Dio e nella Chiesa, che si è in comunione. Ecco perché si richiede anche, per poter accedere alla comunione sacramentale che tu sia in pace anche, non solo con Dio, ma anche con il tuo prossimo. Perché tu vai a ricevere il corpo di Cristo. Questo corpo di Cristo è la Chiesa anche. Non è solo la sua presenza reale, ma è anche, tu quindi vivi e intensifichi e consolidi la tua comunione, la tua condivisione con i tuoi fratelli, battezzati anzitutto, ma anche poi con tutti gli altri. Fratelli in virtù dell'essere tutti creati a immagine e somiglianza di Dio. Quindi esiste una fratellanza universale, che abbraccia ogni persona di questo mondo, e poi c'è una fratellanza ancor più forte che viene dall'essere figli di Dio, mediante la fede, mediante il battesimo in Cristo Gesù. E allora questa comunione è sia con Gesù, perché tu vai a ricevere il corpo, presenza reale di Cristo, e sia con la comunità visibile, con la Chiesa, la famiglia dei battezzati, la Chiesa, che fa e che celebra l'Eucarestia. Dunque vedete che qui abbiamo un duplice anche realtà fondamentale, cioè l'affermazione che l'Eucarestia fa crescere la Chiesa, la manifesta, la evidenzia, ma nello stesso tempo la consolida nella comunione e nell'unione gli unici, gli altri, unendoci a Cristo che è il nostro Capo. Nello stesso tempo però c'è anche l'affermazione che la Chiesa fa e celebra l'Eucarestia, e cioè è la Chiesa, Capo e Corpo, che celebra e che fa l'Eucarestia. È Cristo Signore, mediante la potenza dello Spirito Santo, che ha istituito Lui l'Eucarestia, e quindi noi la celebriamo insieme con Lui, e Lui è il protagonista principale, non siamo naturalmente noi. Questo anche non dovremmo mai dimenticarcelo. È Lui Capo che associa le sue membra nella duplice anche realtà, nella realtà del sacerdotio ministeriale, bescovi, sacerdoti, e nel sacerdotio comune, i laici, i battezzati, tutti appunto quanti hanno ricevuto il battesimo e insieme con i sacerdoti che hanno ricevuto il sacramento dell'ordine costituiscono e fanno l'Eucarestia. Però è Gesù Cristo che è il protagonista principale, noi ci associamo a Lui, è una suo dono, è una sua grazia che Lui ci attira a sé e ci fa condividere insieme con Lui questo dono. L'Eucarestia costruisce la Chiesa, la manifesta e l'attualizza e la fa crescere, e nello stesso tempo la Chiesa fa e celebra l'Eucarestia. Quindi queste due dimensioni che vanno sempre mantenute insieme. Vedo che il tempo a mia disposizione è un po' raggiunto

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