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21 - Pane_ Significati [N.63 al N.66] (192kbit_AAC)

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In this transcription, Pope Francis reflects on the Eucharistic bread and its significance. He emphasizes that the bread represents the bread of life and that Jesus identifies himself as the bread of life. This concept is repeated seven times in the Gospel of John, emphasizing its importance. The Pope explains that approaching the Eucharist allows us to receive life, and compares it to eating bread and receiving life. He also highlights the need for a welcoming and open-hearted Church, one that embraces all individuals, including the wounded and those who have made mistakes. The Pope concludes by discussing the act of breaking bread, stating that it is a powerful gesture of love and unity. He emphasizes that receiving the Eucharist enables us to transform the world and become broken bread for others. The Pope underscores the importance of recognizing the fragility and love within the Eucharist, as well as the power of God's mercy. He encourages individuals to embrace their own fragilit Bene, continuiamo la nostra riflessione sul pane eucaristico, su vari significati di questo pane eucaristico e in questa slide parliamo del pane eucaristico come il pane della vita, io sono il pane della vita. Il Placido di Giovanni presenta Gesù con un'espressione assai significativa, io sono, io sono. Questa formula ritorna ben sette volte nel Vangelo di Giovanni, un numero che non è casuale, che non avviene per caso, non è messo lì per caso. Non è casuale nemmeno il fatto che la prima referenza contiene proprio l'annuncio eucaristico. Io sono il pane della vita, quindi in queste sette formule la prima è io sono il pane della vita. Il Giovanni Cristo poi è indicato anche come pane del cielo, come pane della vita, come il vero pane, io sono il vero pane. C'è un crescendo che trova nel pane eucaristico il suo punto però di partenza. Chi si accosta a Gesù Eucharistia riceve la vita. Come dice Sant'Agostino, mangia il pane e ricevi la vita. Più tardi verranno poi le altre espressioni. Io sono la luce del mondo. Tutto però parte dal io sono il pane della vita. Poi le altre espressioni, io sono la luce del mondo, io sono la porta delle pecore, sempre quel io sono, io sono il buon pastore, io sono la risurrezione e la vita, per arrivare a quell'espressione che tutto riassume, io sono la via, la verità e la vita. Per ben sette volte ritorna questa espressione io sono. Inoltre, con l'Eucharistia, con l'istituzione dell'Eucharistia abbiamo una sala grande per un piccolo pezzo di pane. Così commenta Papa Francesco nell'Omelia del giugno scorso. Dio si fa piccolo come un pezzo di pane, e proprio per questo occorre un cuore grande, per poterlo riconoscere, adorare, accogliere. La presenza di Dio è così umile, nascosta, talvolta invisibile, che ha bisogno di un cuore preparato, sveglio e accogliente, per essere riconosciuta. Invece se il nostro cuore, più che ha una grande sala, si somiglia a un ripostiglio dove conserviamo con rimpianto le cose vecchie, se somiglia a una soffitta dove abbiamo riposto da tempo il nostro entusiasmo e i nostri sogni, invece che somigliare a una grande sala somiglia a un ripostiglio o a una soffitta. E poi aggiunge ancora Papa Francesco, se somiglia a una stanza angusta, una stanza buia, perché viviamo solo di noi stessi, chiusi in noi stessi, dei nostri problemi, delle nostre amarezze, allora sarà impossibile riconoscere questa silenziosa e umile presenza di Dio. Sarà impossibile riconoscere questa presenza di Dio che è silenziosa e umile. Ci vuole una sala grande, non una stanza angusta, non un ripostiglio o non una soffitta. Ci vuole una sala grande. Bisogna dunque allargare il cuore. Occorre uscire dalla piccola stanza del nostro io, ed entrare nel grande spazio dello stupore e dell'adorazione, che è proprio la caratteristica dell'Eucaristia. Stupore e adorazione. E questo ci manca a tanti. Questo ci manca in tanti movimenti che noi facciamo per incontrarci, riunirci, pensare e ripensare insieme la pastorale. Ma se manca questo, se manca lo stupore e l'adorazione, non c'è strada che ci porti al Signore. Neppure ci sarà il Sinodo. Niente. Questo è l'atteggiamento davanti all'Eucaristia e di questo abbiamo bisogno. Adorazione. Anche la Chiesa deve essere una sala grande, non solo il nostro cuore, non solo le nostre famiglie, non solo la Parrovia, la Diocesi, ma la Chiesa stessa cattolica. Una sala grande. Non un circolo piccolo e chiuso, ma una comunità con le braccia spalancate, come quelle di Cristo in croce. Accogliente verso tutti, chiediamoci questo. Quanto si avvicina a qualcuno che è ferito, che ha sbagliato, che ha un percorso di vita diverso, la Chiesa, come la famiglia dei battentati, quindi tutti quanti noi che siamo la Chiesa, che forniamo la Chiesa. Questa Chiesa è una sala grande per accoglierlo e condurlo alla gioia dell'incontro con Cristo. L'Eucaristia vuole nutrire chi è stanco e affamato lungo il cammino. Non dimentichiamolo. La Chiesa dei perfetti e dei puri è una stanza in cui non c'è posto per nessuno. La Chiesa dalle porte aperte, che festeggia attorno a Cristo, è invece una sala grande dove tutti, tutti, giusti e peccatoni, possono entrare. Quindi questa stanza grande che è sinonimo dovrebbe essere il nostro cuore, ma anche le nostre famiglie, anche le nostre comunità, le nostre parrocchie, le nostre diocesi. Altro aspetto di questo pane eucaristico, Gesù che spezza il pane. Così commenta sempre Papa Francesco nell'Omelia del Giugno, testa del Corpus Domini del 21 di quest'anno, del 2021. È il gesto eucaristico per eccellenza, il gesto identitario della nostra fede, l'Eucaristia. Purtroppo molti dei nostri cristiani non lo comprendono, non lo conoscono, non lo apprezzano. Per decisare l'Eucaristia è questione di identità, l'identità della nostra fede. Il luogo del nostro incontro con il Signore che si offre per farci rinascere a una vita nuova. Anche questo gesto è sconvolgente. Fino ad allora simulavano agnelli, animali, agnelli, e si offrivano in sacrificio a Dio. Nell'Antico Testamento funzionava così, a disulgirgli, offerta sacrificale. Ora, niente meno è Gesù che si fa agnello e si immola per donarci la vita, per renderci partecipi della sua vita. Nell'Eucaristia contempliamo e adoriamo il Dio dell'amore. È il Signore che non spezza nessuno, ma spezza sé stesso. È il Signore che non esige sacrifici, ma sacrifica sé stesso. È il Signore che non chiede nulla, ma dona. Tutto. Per celebrare il Dio dell'Eucaristia anche noi siamo chiamati a vivere questo amore. Perché non puoi spezzare il pane della domenica se il tuo cuore è chiuso ai fratelli? Non puoi mangiare questo pane se non dai pane all'affamato. Non puoi condividere questo pane se non condividi le sofferenze di chi è nel bisogno. Alla fine di tutto, anche dalle nostre solenni liturgie eucaristiche, solo l'amore presterà. E fin da adesso le nostre eucaristie trasformano il mondo nella misura in cui noi ci lasciamo trasformare e diventiamo pane spezzato per gli altri. Ora si registrerà la conferenza. Adesso, visto che sono riuscito a ripristinare l'interruzione... Ora si registrerà la conferenza. Pane eucaristico mistero di fragilità Papa Francesco All'Angelus della Domenica, del Corpus Domini, 6 giugno del 2021 Noi ritroviamo la grandezza di Dio in un pezzetto di pane, in una fragilità che trabocca amore, trabocca condivisione. Fragilità è proprio la parola che vorrei sottolineare. Gesù si fa fragile come il pane che si spezza e si stricciola. Ok. Ma proprio lì sta la sua forza, nella sua fragilità. Nell'eucaristia la fragilità è forza. Forza del lavoro che si fa piccolo per poter essere accolto e non temuto. Forza dell'amore che si spezza e si divide per nutrire e dare vita. Forza dell'amore che si frammenta per riunire tutti. Frammenti del pane eucaristico per riunire tutti noi in unità. E c'è un'altra forza che risalta nella fragilità dell'eucaristia, la forza di amare chi sbaglia. È nella notte in cui viene tradito che Gesù ci dà il pane della vita. Ci regala il tono più grande mentre prova nel cuore l'abisso più profondo. Il discepolo che mangia con lui, che indinge il boccone, nello stesso piatto lo sta tradendo. E il tradimento è il dolore più grande per chi ama. E che cosa fa Gesù? Reagisce al male con un bene più grande. Al no di Giuda risponde con il sì della misericordia. Non punisce il peccatore, ma dà la vita per lui. Paga per lui. Quando riceviamo l'eucaristia, Gesù fa lo stesso con noi. Ci conosce, sa che siamo peccatori, sa che sbagliamo tanto, ma non rinuncia a unire la sua vita alla nostra. Sa che ne abbiamo bisogno, perché l'eucaristia non è il premio dei Santi, no, ma il pane dei peccatori. Per questo ci esorta, prendete e mangiate. Ogni volta che riceviamo il pane di vita, Gesù viene a dare un senso nuovo alle nostre fragilità. Ci ricorda che ai suoi occhi siamo più preziosi che gli altri. Ci ricorda che ai suoi occhi siamo più preziosi di quanto pensiamo. Ci dice che è contento se condividiamo con lui le nostre fragilità. Ci ripete che la sua misericordia non ha paura delle nostre miserie. La misericordia di Gesù non ha paura delle nostre miserie. Non ha paura delle nostre miserie. E soprattutto ci guarisce con amore da quelle fragilità che da soli non possiamo risanare. Quali fragilità? Pensiamo. Quali fragilità? Quella di provare risentimento verso chi ci ha fatto del male. Da questo, da soli, non possiamo guarire. Quella di prendere le distanze dagli altri e isolarci in noi stessi. Da quella, da soli, non possiamo guarire. Quella di piangerci addosso e lamentarci senza trovare pace. Anche da questa, noi da soli, non possiamo guarire. È lui che ci guarisce. Con la sua presenza, con il suo pane, con l'eucalestia. Lui che ci guarisce. L'eucalestia è farmaco efficace contro queste chiusure. Il pane di vita, infatti, risana le rigidità e le trasforma in docilità. L'eucalestia guarisce perché unisce a Gesù. Ci fa sentire, si fa assimilare il suo modo di guidare, la sua capacità di spezzarsi e donarsi ai fratelli, di rispondere al male con il bene. Ci dona il coraggio di uscire da noi stessi e di chinarci con amore verso le fragilità altrui. Come fa Dio con noi? Questa è la logica dell'eucalestia. Riceviamo Gesù che ci ama e sana le nostre fragilità per amare gli altri e aiutarli nelle loro fragilità. E questo durante tutta la vita. Oggi nella Liturgia delle Ore abbiamo pregato un himno, quattro versetti che sono il riassunto di tutta la vita di Gesù. E ci dicono così che Gesù nascendo si è fatto compagno di viaggio nella vita. Poi nella cena si è dato a noi come cibo. Poi nella croce della sua morte si è fatto prego. Poi nella croce della sua morte si è fatto prezzo. Ha pagato per noi. E adesso regnando nei cieli è il nostro premio che noi andiamo a cercare quello che ci aspetta L'Himno delle Lodi del Corpus Domini Verbu Supernum Proviens

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