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La terza via di Bruner, sociointerazionismo e costruttivismo

La terza via di Bruner, sociointerazionismo e costruttivismo

Camila Sanchez

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In this episode of "Pillole di glottodidattica," the host discusses approaches, methods, and techniques in language teaching. Specifically, she talks about the cognitive approach, which views the mind as an information processor with limited capacity. The cognitive approach emphasizes the importance of social interaction and constructivism in language acquisition. The host also explains the theories of behaviorism, innatism, and the social interactionism proposed by Bruner. According to Bruner, language acquisition is influenced by both innate predispositions and the social and cultural context. The host highlights the role of the Language Acquisition Support System (LAS) in language development, which involves interactions between caregivers and children. She also discusses the importance of pragmatics and communication in language learning. Finally, the host briefly mentions the relevance of these theories in the context of content and language integrated learning (CLIL) and recommen Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo episodio di Pillole di glottodidattica. Mi chiamo Camilla e sono una studentessa del corso magistrale ITAS presso l'Università per Stranieri di Perugia. In questa puntata continuerò a parlarvi di approcci, metodi e tecniche glottodidattiche. Oggi parleremo della terza via di Brunner, del sociointerazionismo e costruttivismo. Essi trovano la loro base nel pensiero cognitivista. Quindi partiremo dal capire che cosa intendiamo per cognitivismo. Questo concetto parte dalla psicologia che si interessa dei vari processi cognitivi dove la mente è concepita come un elaboratore di informazioni con un'organizzazione di tipo sequenziale e con una capacità di elaborazione limitata. I cognitivisti tengono conto anche di altri campi di indagini in questo studio come per esempio l'attenzione, il pensiero e la creatività. Processi che, secondo un'ottica comportamentista, all'epoca in crisi erano frutto di apprendimento ma ai quali adesso viene riconosciuta un'autonomia strutturale e un'interdipendenza reciproca. Per semplificarlo parliamo di un concetto dove ogni individuo cattura informazioni dal mondo esterno, le trattiene, le fa proprie ed è in grado di gestirle nel tempo. I principali esponenti del cognitivismo sono Piaget, Likovsky e Brunner. Nelle loro teorie si riconosce l'importanza dell'interazione sociale che fornisce ai bambini i contesti e l'esperienza necessaria per acquisire il linguaggio. Come arrivano questi studiosi a generare queste teorie? Vediamo di saperne di più. Prima di parlare del tociente razionismo e costruttivismo possiamo iniziare definendo cosa sia il linguaggio. Il linguaggio è un codice per esprimere, comprendere, comunicare e rappresentare le idee sul mondo attraverso un sistema convenzionale di segni arbitrari. È visto anche come un codice di natura generativa che consente di produrre e interpretare un numero infinito di costruzioni per esprimere significati con un numero limitato di elementi e attraverso l'applicazione di un numero rispetto di regole unico della specie umana. Da tutto ciò possiamo trarre che lo sviluppo del linguaggio si basa su il sistema linguistico, cioè quindi gli aspetti formali di una lingua, le nostre conoscenze, quindi il nostro sistema cognitivo che le elabora e il contesto culturale. Per alcuni studiosi l'interazione viene vista come una capacità innata dell'essere umano mentre per altri come insieme di competenze acquisite e migliorate nel tempo. Bene, questa opposizione di pensieri crea da sempre dei dibattiti abbastanza importanti. Prima di continuare, infatti, devo soffermarmi velocemente sulle teorie precedenti a quella degli studiosi cognitivisti. La prima è la teoria ambientalista-comportamentista, cioè quella di Skinner, dove le condizioni ambientali sono le principali fonti di apprendimento del linguaggio. Per Skinner l'individuo nasce come una tavola rasa su cui una serie ininterrotta di sequenze, stimolo o risposta creano un rinforzo che può essere positivo o negativo. Crea degli abiti mentali, dei meccanismi inconsci di reazione agli stimoli. Secondo la teoria innatista elaborata da Noam Chomsky, invece, la mente umana è capace di generare il Language Acquisition Device per spiegare l'innata capacità umana di apprendere le strutture sintattiche del linguaggio. Tale pensiero è prettamente collegato alla teoria della GU, quindi la grammatica universale, ossia sistemi di principi, condizioni e regole presenti in tutte le lingue. Vi ho rassunto questo perché Brunner nella teoria del socio-interazionismo, in contrapposizione ai suoi contemporanei, arriva a formulare il LAS, cioè il Language Acquisition Support System, interponendosi tra le teorie di cui vi ho parlato prima. Arriviamo infatti ad un altro stato dell'acquisizione del linguaggio con il LAS, che è più centralizzato sull'ambiente e il contesto sociale-culturale. Possiamo dire anche più concreto, dove sono fondamentali le prime interazioni del bambino con il mondo e la relazione sociale tra bambino e adulto, o quello che viene definito anche caregiver. Brunner, negli anni settanta, si trasferisce a Oxford per unirsi a un gruppo di studiosi, Austin, Searle e Gries, per approfondire le teorie di Wittgenstein sull'attribuzione dei significati in base all'uso. Loro si interessano all'aspetto pragmatico del linguaggio, valorizzando il contesto in cui avvengono gli scambi linguistici e sottolineando nel valore culturale e interpersonale. Infatti, per Brunner, il dispositivo innato, o LAD, non è da solo sufficiente a spiegare l'acquisizione del linguaggio, in quanto devono realizzarsi in aggiunta, tra i caretakers e il bambino, delle modalità interattive che sono la base per apprendere a parlare una lingua. Come neanche sono applicabili le sequenze di simolo e risposta senza un caretaker. Brunner, quindi, approva l'ideologia di Chomsky sulla predisposizione al linguaggio dell'uomo, ma afferma anche che non si può trascurare l'importanza dell'ambiente nello sviluppo linguistico. Infatti, considera il linguaggio come una parte di un'ampia funzione comunicativa che precede il linguaggio stesso. Secondo questa impostazione, gli aspetti pragmatici e comunicativi del linguaggio sarebbero centrali, e quindi il linguaggio rivolto dagli adulti e bambini che imparano a parlare non è l'input impoverito e scorretto che Chomsky aveva ipotizzato. Quindi lo studioso afferma che se è vero che esiste una language acquisition device, allora deve esistere anche un language acquisition support system negli adulti, a testimonianza del ruolo chiave dell'ambiente in cui è inserito il bambino. Ai fini dello sviluppo linguistico, repute invece necessario l'intervento del LAS che corrisponde al ruolo svolto dagli adulti e dal contesto sociale, per esempio il mother-ease o proto-linguaggio e nel caso degli stranieri il foreigner talk per favorire l'ingresso del bambino o apprendente nel mondo del linguaggio e della cultura a cui si appartiene o si vuole appartenere. Applicando infatti questi studi nell'apprendimento di una lingua straniera, soprattutto in contesto spontaneo, l'apprendente imparerà una lingua come risultato della partecipazione alla comunicazione perché la capacità di osservazione e generalizzazione utilizzata per attribuire significato ai dati a cui è esposto è attivata dal tipo di input che i suoi interlocutori strutturano nel tentativo di rendere possibile l'interazione. Nella conversazione l'input linguistico è caratterizzato da continui aggiustamenti attuati in base al feedback fornito dall'apprendente. L'input può essere semplificato per agevolare la comprensione. Questa cooperazione che viene definita negoziazione di significati richiede dei riaggiustamenti di vario genere e un lavoro sulla forma linguistica finalizzati all'attendimento della piena comprensione e al superamento degli ostacoli comunicativi. Tale riflessioni sembrano simili e parevano molto rilevanti anche nei contesti di insegnamento integrato di lingua e contenuti, quindi il CLIL, al quale è opportuno che il docente si impadronisca di meccanismi interazionali di strategie verbali e non verbali che rendano più comprensibile ed elaborabile l'input in L2 fornito. Nel socio-interazionismo possiamo tenere conto del modello di GAAS per capire come può avvenire l'acquisizione di una lingua in un contesto comunicativo. Il modello di GAAS comprende quattro fasi di elaborazione della L2 nelle quali sarebbero attivi fattori e conoscenze di vario tipo. Nella prima fase c'è una percezione dell'input, un primo contatto con l'input in L2 orale o scritto, fase non solo esterna e sensoriale ma già cognitiva che prepara l'input percepito in L2 all'analisi e sarebbe sensibile a fattori personali, psicologici e ambientali che possono essere manipolabili dal docente e anche fra questi abbiamo la personalità dell'apprendente, le sue conoscenze precedenti, il grado di attenzione e la frequenza dell'input. Questa fase comporterebbe quindi ad avere una certa attenzione subconscia per la forma. Nella fase 2 di comprensione dell'input, per comprendere l'input l'apprendente si varrebbe di strategie di negoziazione come abbiamo detto prima. Nella fase 3, cioè quindi quella dell'accettazione dell'input e il passaggio a quello che viene definito come intake, dall'input compreso ed elaborato si passerebbe alla parte dell'input fatta proprio dall'apprendente, su essa si innescherebbe nell'apprendente la formazione, verifica, conferma o modifica di ipotesi su L2 e la sua grammatica. Nella fase 4, invece, avremo un'integrazione dell'intake nel sistema dell'interlingua grazie a principi linguistici e a meccanismi cognitivi. Ciò provocherà la ristrutturazione e auspicabilmente l'evoluzione della grammatica di interlingua transitoria finora elaborata dall'apprendente nella direzione della lingua-versaglio. Inoltre, l'interazione favorisce la focalizzazione dell'attenzione sulle forme linguistiche e la riformulazione degli enunciati in modo più comprensibile e più vicino alla norma della L2. Ciò avviene non solo nell'interazione tra apprendente e parlante nativo, ma anche nella comunicazione tra non nativi, poiché la negoziazione di significati problematici induce comunque gli apprendenti ad autocorreggersi e a riformulare i propri enunciati. Quindi, essendo un apprendimento di tipo sociale si consiglia anche il lavoro tra pari come strategia formativa essenziale. Oltre a aver parlato del socio-interazionismo e di Brunner, oggi parleremo anche del costruttivismo. Che cos'è il costruttivismo? Il costruttivismo è una scuola di pensiero di matrice psicologica, migrata poi anche nel campo dell'educazione, che si fonda sul concetto secondo cui ogni individuo costruisce la conoscenza del mondo che lo circonda tramite la riflessione sulle proprie esperienze. Che cosa differenzia il modello costruttivista da quello socio-interazionista? Sostanzialmente, il costruttivismo considera l'apprendimento come un processo di costruzione di significati negoziati assieme agli altri e non come l'acquisizione di conoscenze che esistono da qualche parte esternamente al soggetto. Con piacere, negli anni Ottanta, arriviamo a respingere ogni tipo di teoria e ad affermare che la conoscenza che il bambino ha del mondo cambia con lo sviluppo del suo sistema cognitivo. L'individuo, infatti, non è un passivo recettore di influenze ambientali, né un veicolo di idee innate, ma un attivo costruttore delle proprie conoscenze attraverso la manipolazione, l'esplorazione e l'osservazione. La conoscenza nel costruttivismo è considerata come risultato di una negoziazione interna, cioè un accomodamento delle strutture cognitive disponibili in seguito all'assimilazione dei nuovi elementi esperienziali, e di una negoziazione sociale, cioè la condivisione delle conoscenze con gli altri tramite la comunicazione interpersonale. Secondo Piaget, la conoscenza ha un carattere situato, cioè strettamente connessa alla situazione in cui alluovo l'apprendimento, e si realizza anche in relazione a fattori affettivi, oltre a essere legata ai bisogni, agli stili, alle motivazioni, all'attitudine e all'intelligenza del soggetto. Brunner, negli anni 70, cone il concetto di scaffolding è dello studio del processo di apprendimento da esso disegnato. Lo scaffolding, infatti, venne usato per il suo significato analogico, ovvero la traduzione di impalcatura dall'inglese, e indica quella teoria per cui l'intervento di una persona esperta, o di una persona che ne sa più dell'apprendente, aiuta un'altra meno esperta, e diventa fondamentale impalcatura e supporto per l'acquisizione delle competenze in questione. Questa azione di sostegno si trasforma, pertanto, in una forma di rutoraggio, di aiuto, che deve fornire un supporto adeguato in base alle competenze, ai bisogni e ai livelli di apprendimento che ha raggiunto l'apprendista. Lo scaffolding si considera, pertanto, come l'insieme di strategie di aiuto utilizzate da un esperto per facilitare il processo di apprendimento dell'apprendista. Proprio in questo contesto, la teoria di Brunner sullo scaffolding si lega profondamente alla teoria della zona prossimale di sviluppo dello psicologo Vygotsky. Abbiamo visto che esistono due aree di sviluppo individuale con Vygotsky, l'area affettiva di sviluppo, che comprende quelle aree di cui è già stata acquisita una competenza da parte dell'apprendista, e l'area potenziale di sviluppo. Racchiude, infatti, in quest'area, tutte quelle competenze che sono potenzialmente acquisibili da parte dell'apprendista, perché sono superiori, ma comunque vicine alla sua area di sviluppo attuale e che potrebbe apprendere in un futuro o con il supporto di un esperto. La zona di sviluppo e lo scaffolding sono complementari e vengono realizzati e messi in contatto attraverso la figura del tutor o del mediatore, che permette l'apprendimento della nuova competenza. La didattica deve inserirsi, appunto, in questa parte del processo cognitivo, che permette al bambino di raggiungere, grazie allo scaffolding e alla figura del mediatore, la sua zona potenziale di sviluppo. Possiamo quindi concludere questa puntata dicendo che il costruttivismo non ha dato vita a un modello didattico univoco, bensì a una serie di soluzioni basate sull'allestimento di ambienti formativi, i cui presupposti comuni sono costituiti da empati sulla costruzione della conoscenza, piuttosto che sulla riproduzione del sapere, l'incremento della motivazione dell'interattività, presentazione di compiti autentici con essi al mondo reale, cosa molto importante per il costruttivismo, partecipazione del discente alla selezione dei contenuti e alla produzione di materiali, importanza di attività basate sulla negoziazione interpersonale e sulla cooperazione, valorizzazione delle differenze individuali e possibilità di realizzare itinerari didattici personalizzati. Siamo arrivati alla fine di questa puntata e spero che gli argomenti che ho trattato siano stati di vostro interesse. Vi auguro un buon ascolto e vi invito a seguire il nostro podcast Spillole di Glotta Didattica. Alla prossima!

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