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Le mie due mamme
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Mamma Uno Bis, the sister of Mamma Uno, played a significant role in the narrator's life. She was independent and loved her freedom, rejecting multiple marriage proposals. She had a curious and non-conformist approach to life. As a child, she would steal her uncle's mail to go for joyrides, and as a teenager, she would make her cousin in Milan send postcards to her mother while she traveled to Germany. She continued to approach life with curiosity and non-conformity as she got older. When the narrator was young, she acted as a caretaker, protecting him like a lioness. The narrator and Mamma Uno Bis had a strong bond throughout their lives, sharing interests and passions, such as sports. Mamma Uno Bis loved sports, especially football, and would never miss her favorite team's matches on TV. The narrator surprised her by taking her to a stadium, where she became the mascot and immersed herself in the experience. At the end of the CAPITOLO 2 MAMMA UNO BIS – QUELLA FRIZZANTE L'altra persona che ha ricoperto un ruolo importantissimo nei miei confronti è stata la sorella di Mamma Uno. Più giovane di tre anni, Mamma Uno Bis aveva un temperamento poco incline dall'essere ingabbiato da qualcuno non alla sua altezza. Amava troppo la sua libertà ed indipendenza, e quindi si trovò a dover rifiutare più di un pretendente al matrimonio. Anche su di lei si narrano storie miste a leggenda, come ad esempio quando, ancora adolescente, appena suo zio Postino fosse sceso dalla moto per consegnare la posta, lei riusciva a rubargliela per fare qualche giretto. O quando, pochi anni dopo, costringeva una cugina di Milano ad inviare per suo conto delle cartoline alla madre a Roma, mentre lei se ne andava in Germania a trovare delle amiche. Questo modo di approcciare la vita con curiosità e anticonformismo fu una sua peculiarità per tutta la sua vita. Anche in età avanzata era sempre pronta alle passeggiate improvvise con trattoria finale o alle visite ad una mostra o ad un museo. Quando arrivai io, a lei non parvevero poter esercitare il suo ruolo di madre aggiunta. Mi fece praticamente da balia fino ai tre anni nel suo negozio di merceria e tabaccheria, poco distante dal negozio di Mamma Uno, dove c'era maggiore tranquillità e spazi più idonei per tenere a bada un bambino. E come una leonessa col suo cucciolo ancora troppo dipendente da lei, nessuno gli si poteva avvicinare. Anche con Mamma Uno aveva qualche retrosia nella paura che avrebbe potuto farmi cadere o scivolare nell'ora del bagnetto. Gli anni dell'asilo e delle scuole in seguito non furono facili per lei, vedendosi in qualche modo sostituita da una sfilsa di suore che lei, questo me lo confessò molti anni dopo, non vedeva molto di buon occhio. Con tali premesse risulta ovvio il forte legame che abbiamo avuto per tutta la nostra esistenza. Potemmo condividere interessi e passioni che solitamente si hanno con i propri coitani, mi piace citarne una su tutte, lo sport. Come ho accennato in precedenza, da ragazzina si cimentò, per così dire, nel motociclismo, e suo fratello, il maggiore per età e unico figlio maschio con cinque sorelle, era spesso costretto a portarla con sé a vedere gli incontri di box, organizzati da uno dei più noti organizzatori e suo amico personale. La sua passione per lo sport in genere, e per il calcio in particolare, divenne in età avanzata ancora più forte, non perdeva una partita della sua squadra del cuore in tv, e fu felice come una bambina quando, alla soglia degli ottant'anni, le feci la sorpresa di portarla allo stadio, e dove divenne la mascotte di tutti coloro che la videro così immersa nel tifo come un capo ultra degno di questo nome. Alla fine della partita vedi nei suoi occhi lo sguardo felice che da qualche tempo si era un po' offuscato, e non rimassi certo sorpreso dal sentirla dire «Che bello, sono stata proprio bene, quando mi ci riporti?» Sono Evaristo Tisci, e questo è il mio podcast che si chiama Perché, ma forse lo cambio.