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www.redigio.it Che la storia continua Cantilene dialettali www.redigio.it Cantilene dialettali Din don campanon Cintosan in don barcon Vina la fila, vina la taia Vina la fai capei de paia L'altra la fai capei de fior La piu se bella la fa l'amor E questa cantilena serviva per far giocare i bambini piccoli La se ricitava facendoli dondolare come campane E fu ispirata dai barconi del naviglio che scendevano lenti lungo la corrente E la risalivano tirati da un cavallo sulla riva www.redigio.it Don don cerco marron Ciocca de festa Pan di canesta Vin de vassell Ciappa che le bello www.redigio.it All'origine di questa filastrocca c'era la storia di un tale Cecco Maroni amato dalla celestina schietta popolana della rete L'incauto Cecco però diventato ricco si dimentica di Celestina E tra una baldoria e l'altra sposa una nobile donna che gli dilapita in breve tutto il patrimonio A nulla servono i lamenti del povero Cecco I soldi se ne sono andati e Celestina anche I versi della filastrocca si riferiscono specificatamente al momento godereccio del Maroni Il don don iniziale serviva in passato alle mamme come pretesto per giocare con i loro bambini Facendoli dondolare in ogni verso come una campana Allo stesso fine ludico era adibita anche la seguente cantilena Don don Ciocca e marron Marron di fra Ghe mort Dunà Dunà de pavia Ghe mort Lucia Lucia del Dom Ghe mortu un nom Un nom rabius Ghe mort un tus Un tus nuvel Ghe mort la donna de String e Bindel Ma siamo in presenza di una vera e cattombe Anche la morte può entrare scherzosamente nell'espressione popolare La donna di String e Bindel Era la merciaiuola La figura caratteristica che girava per le case e i cortili con la cesta La cavagna Quella della mercanzia E a Monsa e Scigulette A pavia e Remoulasse Andrei infine a via Grasse A fa' i stec per Sabette Grasse Ogni città ha la sua specialità A Monsa la gloria delle cipolle A pavia quella dei rapanelli Gli stussicadenti ad abbiate Grasso E rim'aparte Il Sabato Grasso Gli stussicadenti sono senz'altro una necessità Ehi mamma Ragata la me guarda La dische son leccarda E i sci Guardegga un cattì La me farà morì Questa strofetta era destinata per dirla Alle fanciulle E anche ai fianciulli Sninfi e noiosi Quando cioè diventavano troppo pettulanti Il soggetto della filastroca Ha proprio una di queste bambine Impressionata perché ragata la guarda E la accusa di essere gelosa Leccarda Un giorno da Monsa Si chiama il trottopiano E mette cinque ore e mezza Da Monsa ad andare a Milano A luglio 1876 Risale il primo collegamento Milano-Monsa con un tram Trenato da cavalli I famosi tramway I tempi erano meno frenetici Ma non si può Beh certo dire che il servizio fosse eccellente Fortunatamente una variante più benevola Riduce le ore impiegate per un viaggio A tre e mezza Tre ore e mezza Il tramway Triunfa polemicamente anche Nella seguente strofetta Morettina dove vai? Vado a Monsa sul tramway Su e giù per i rotai Che a Monsa arriva mai Ma si deve aggiungere che la prima Quartina era anche Era anche cantarellata delle giovani madri Quando si facevano saltare i bambini sulle ginocchia Parecchie filastroche nate Per tutt'altro motivi furono deviate Dal sentimento popolare All'espressione degli affetti materni E su Brusa Dei parenti Si fumava Un cigaretto E su Brusa Si smetteva Si metteva in una saccogia La gente che vede Brusa L'avusa Ehi, su Brusa Brusa, Brusa E su Brusa I bambini andavano E su Brusa Brusa Questa è una delle più spassose Giocando sul duplice significato di Brusa Con l'iniziale maiuscola Diffuso con nome milanese Con la minuscola La terza persona è presente Indicativo di bruciare Gli smaliziati milanesi Hanno messo a fuoco Il povero Sidon Brusa Con la complicità del Siger Sella Così chiamato Ingrato Forse a ricordo di Quintino Sella Ministro delle Finanze nel 1870 A dire il vero I passanti primorosi avevano avvertito il Brusa E Brusa, Brusa Che significa Guarda che brucia Attenzione che brucia Ma è capitato Non si era accorto che stavano usando La minuscola Un'incomprensione Che è stata per voi Fatale

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