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The speaker reflects on the Eucharist as the bread of new life and eternal life. They discuss the various meanings of the Eucharistic bread, such as bread in different life situations. They emphasize the importance of sharing meals together in expressing joy or facing difficulties. They also highlight the significance of the word of God as bread, and how it is emphasized in the first part of the Eucharistic celebration. The speaker encourages valuing silence during the Mass and listening to God's word. They emphasize that the Mass is not just about receiving communion but also about listening to God and celebrating His death and resurrection. They stress the importance of not reducing the Mass to communion alone and valuing other components of the celebration. They discuss the significance of silence as a way to listen to God and appreciate the beauty of nature. They mention the silence of God and how it can be a test of faith. The speaker calls for priests and bishops to value moments Continuiamo la nostra riflessione sull'Eucaristia, cibo di vita nuova, di vita eterna, e tra i vari significati del pane eucaristico, ecco questo altro significato, il pane nelle situazioni di vita. Il gusto del pane rimanda alle diverse situazioni della vita. Una circostanza triste, ad esempio il Salmi 42, Isaia 30-20, viene indicata con il mangiare un pane di lacrime o di cenere. Una situazione gioiosa viene invece definita come un pane di gioia, Coele, Capitolo 9. Quindi vedete, ma anche noi in genere, appunto, le varie situazioni o di gioia o di dolore in genere comportano anche sempre, o quasi sempre, un po' il ritrovarsi insieme attorno a un tavolo e anche il mangiare insieme, perché il condividere anche il cibo è un aiuto ad esprimere la gioia, oppure anche ad affrontare meglio anche un dolore, una fatica, una difficoltà. E pertanto questo anche la Bibbia lo evidenzia in più occasioni, soprattutto nell'Antico Testamento, dove appunto il mangiare, il pane, avviene in situazioni dolorose o in situazioni anche gioiose. Altro elemento, il pane, è parola di vita, parola di Dio. Il pane indica la parola di Dio e qui abbiamo appunto le varie testimonianze bibliche. L'assenza del pane richiama il silenzio di Dio nella Bibbia. D'altra parte noi sappiamo che anche Gesù, più volte l'ha indicato, e lo possiamo sintetizzare anche solo in quella frase, non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Quindi la parola di Dio è anche alimento ed è un alimento specialissimo che merita da parte nostra la più grande disponibilità di accoglienza. Ed ecco perché allora la celebrazione eucaristica, tutta la prima parte della celebrazione eucaristica, è impostata sulla parola di Dio. Nelle giorni di festa, di domenica e nelle giorni anche di particolare solennità, si fanno ben tre letture della parola di Dio, fratte tutte dalla Bibbia, che vengono proclamate durante la Messa. E pertanto ecco, è il Signore che attraverso il lettore, il celebrante, si rivolge ai presenti, ai partecipanti, alimentando la loro mente, il loro cuore, la loro vita, con la sua parola. Poi, certo, è sempre lo stesso Cristo Signore che ci dà anche il suo corpo e il suo sangue, ma anzitutto Lui ci dà la sua parola, e noi dovremmo evidenziare e sottolineare di più questa prima parte della Messa, dando il giusto rilievo e la giusta importanza, ad esempio arrivando anche puntuali, sempre alla Messa, ad esempio anche a non distrarci durante l'ascolto della parola del Signore, a non fare altre cose durante la proclamazione, l'ascolto della parola del Signore, ad esempio evitando di andare a confessarci durante la Messa. Quindi anche nelle nostre comunità ci sono un po' di cose che dobbiamo rivedere, perché appunto abbiamo a tutti a evidenziare l'importanza di questa parola di Dio che è pane di vita eterna, la stessa parola di Dio, perché è lo stesso Cristo, è lo stesso Verbo di Dio che ci parla, è il Figlio di Dio fatto carne, fatto uomo, è Gesù Cristo che prima ci vuole alimentare e sostenere con la sua parola e poi ci vuole anche alimentare e sostenere con il suo corpo. E quindi ecco, qualora anche sentissimo la domanda o l'affermazione, beh, io che non posso fare la comunione, che senso c'ha che io vada a Messa, noi possiamo sempre rispondere, guarda che la Messa non è semplicemente fare la comunione eucalistica, ma è anche, e è in particolare alla sua importanza, l'ascolto della parola di Dio con cui Cristo ti si offre come cibo, come alimento della tua vita. E poi certo potrai anche fare la comunione, ad esempio spirituale, se non puoi fare quella sacramentale eucalistica, ma tu celebri nella Messa anche e soprattutto il memoriale della Pasqua, celebri la morte e la risurrezione del Signore Gesù. Quindi non possiamo ridurre la Messa a fare la comunione, e questo un po' anche l'errore un po' catechistico o pastorale che forse abbiamo fatto un po' nel passato e forse anche nel presente. Quindi la comunione eucalistica è importante, certo, però la Messa non si esaurisce lì e dunque dobbiamo aiutare le persone, noi stessi, a valorizzare di più le altre componenti della Messa, gli altri contenuti della Messa, che sono importantissimi e che consentono appunto a ciascuno di noi anche di cogliere tutta la ricchezza che c'è appunto, che ci viene offerta nella celebrazione. L'assenza del pane dunque richiama il silenzio anche di Dio, anche questo è importante. Nella Bibbia c'è anche un tempo del silenzio di Dio e anche i Santi ce ne hanno parlato di questo momento e di questo periodo in cui sperimentiamo anche il silenzio di Dio e vedete che anche nella stessa celebrazione sono previsti, proprio dalla stessa liturgia eucalistica, sono previsti dei momenti di silenzio che dovremmo valorizzare di più e dovremmo dedicare più tempo anche al silenzio durante la celebrazione eucalistica. Non è un silenzio vuoto, è un silenzio pieno di ascolto di Dio, perché Dio ti parla anche nel silenzio mentre tu fai silenzio. Noi non dobbiamo forci semplicemente nella situazione di presentare al Signore continue parole, parole, parole, preghiere. Dobbiamo anche metterci in questa condizione di ascoltare il Signore che ci parla, perché se parliamo sempre noi, il Signore non ha modo di farsi sentire e Lui appunto è molto discreto e è molto rispettoso anche della nostra decisione, della nostra libertà, ma se noi non gli consentiamo di poterci parlare perché parliamo sempre noi, la nostra preghiera più volte questo l'abbiamo detto e lo dobbiamo sempre ripetere e ricordare. Pregare non è cercare di convincere il Signore a fare quello che voglio io, quello che ritengo io. Certo è giusto anche presentare al Signore le nostre richieste, ma dire sempre anche al termine di ogni richiesta non la mia ma la Tua volontà, Signore. E poi l'autentica preghiera, la vera preghiera è quella di porci in ascolto della volontà di Dio, di chiedere a Dio che ci illumini, che ci aiuti a capire qual è la Sua volontà, che cosa si aspetta da noi, che cosa desidera maggiormente da noi, qual è il progetto che Lui ha sulla mia vita, sulla mia giornata, in questa situazione concreta, Signore mi trova questo Biglio, Tu che faresti al mio posto, Tu come agiresti in questa situazione. E pertanto dobbiamo ecco cercare in ogni modo di invitare, di sollecitare noi stessi e anche i nostri amici, parenti e familiari appunto a curare bene anche il silenzio. Ed è bello che anche durante la nostra giornata ci ritagliamo un po' dei momenti di silenzio nella nostra camera, nella nostra casa, mentre anche andiamo camminando. Vedo diverse volte anche le persone che fanno footing o che vanno portando a spasso il loro cane o altri animali e vedo, in gran parte delle volte, vedo che sono attaccati al cellulare o hanno degli auricolari per sentire musica. Cioè anche in queste situazioni quanto sarebbe bello che ascoltassimo un po' i rumori, le parole della natura, il silenzio della natura. E perché dobbiamo sopraffare un po' queste parole, questa musica, dei nostri passi, delle foglie, del vento, della pioggia, sopraffarlo con le nostre parole o con la nostra musica umana. Anche questo è rispettare e cogliere un po' la bellezza e l'importanza della natura come luogo nel quale Dio ci parla, nel quale possiamo incontrare Dio, ma possiamo anche incontrare noi stessi riflettendo, meditando sempre di più. Ecco dunque questo silenzio nostro che favorisce poi anche la parola di Dio e però anche accettare qualche volta anche il silenzio di Dio, che è un'assenza un po' di Dio ma è una presenza silenziosa di Dio direi, più che un'assenza, e i grandi santi, certi santi l'hanno sperimentato anche per periodi piuttosto lunghi. Se noi andiamo anche a certi salmi e dove il salmista rivolgendosi a Dio proprio esprime questa invocazione, tu Dio dove sei? Com'è che non ti fai sentire? Com'è che non intervieni in questa situazione? Gesù stesso sulla croce ha avuto quell'espressione molto forte, Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? È il silenzio di Dio e anche qui è una presenza silenziosa di Dio. Dio è presente sì, ma si fa un po' attendere, si fa desiderare, e questo anche per mettere un po' alla prova la nostra fede, la nostra capacità per distaccarci un po' di più dalle cose di questo mondo e attaccarci di più alle cose essenziali, fondamentali. Dunque sono tanti i motivi che anche da questo punto di vista ci possono aiutare e, torno a dire, dovremmo essere anche noi sacerdoti, anche noi vescovi, capaci di valorizzare di più i momenti di silenzio durante la liturgia eucaristica, dedicando spazio e tempo al silenzio, perché molte volte con parole umane, con canti, con preghiere e via del genere, molte volte usciamo frastornati un po' dalla stessa celebrazione venendo meno quello che è appunto invece anche l'incontro con Dio che deve sempre avvenire in una dimensione di serenità e di tranquillità. Gesù affermò di essere egli stesso la parola di Dio, il verbo di Dio, è il verbo, verbum domini. Già nella creazione noi, alla luce naturalmente del Nuovo Testamento, noi incontriamo che tutto Dio ha creato mediante la parola. Dio disse, più volte è ripetuto questa frase, Dio disse primo giorno, Dio disse secondo giorno. Questo disse si riferisce a chi? San Giovanni ce lo dice nel Prologo. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, per mezzo del verbo, nella parola. Dio non ha dovuto lottare, Dio padre non ha dovuto creatore, non ha dovuto lottare contro nessuno. Lui mediante la sua parola, mediante il suo verbo, mediante il suo figlio, la seconda persona della Santissima Trinità, ha operato tutta la creazione e pertanto, ecco, di conseguenza si identificò pure con il pane che nutre anche con la sua parola. Certo, poi anche il suo corpo, il suo sangue, ma è nello stesso tempo anche con la parola che è nutrimento per noi. Sì, questo dovremmo proprio, e vi invito tutti, invito me stesso e invito anche tutti quanti voi, a dare il giusto peso all'ascolto della parola di Dio. Anche a casa, leggendo per conto nostro, o insieme alla moglie, al marito, ai figli, ai nonni, di leggere sempre di più questa parola di Dio che è la Bibbia. Ma nello stesso tempo, anche quando andiamo alla Messa, ecco, cerchiamo di arrivare puntuali e tutta la nostra attenzione, non lasciandoci distrarre da niente, tutta la nostra attenzione deve essere rivolta a quella parola che viene appunto annunciata. E già in un'altra catechesi, mi ricordo che ho già anche evidenziato il fatto che sarebbe quanto mai necessario, opportuno, che quando si proclama la parola di Dio, tutti quanti noi ci poniamo in un atteggiamento di ascolto. Ascolta, Israele, e se mi pongo in un atteggiamento di ascolto, allora non devo mettermi a leggere sul foglietto quello che viene proclamato dal Lambone. Il lettore che proclama, auguriamoci naturalmente che sia un buon bravo lettore, ma nello stesso tempo che l'impianto microfonico, se c'è, funzioni bene e che anche noi abbiamo delle buone orecchie. Ecco, se queste tre condizioni si realizzano, non abbiamo bisogno di leggere dal foglietto. Invece, più bello e più opportuno e più importante, è quello di ascoltare. Uno che ti parla, tu lo guardi, tu rivolgi i tuoi occhi su quel Lambone che c'è la parola di Dio, su quella Bibbia da cui si proclama la parola di Dio. E allora anche attraverso i tuoi occhi, le tue orecchie, la tua mente, il tuo cuore, tutto te stesso, sei tutto dedito, sei tutto attento e tutto sei impegnato in questo ascolto, in questa accoglienza del Signore Gesù che ti parla. Ma se una persona, se la persona più importante di sto mondo ti venisse a parlare, tu ti metteresti a leggere quello che lei ti dice o qualche altra cosa? Penso proprio di no. Anche questi benedetti cellulari spegniamoli soprattutto quando andiamo alla celebrazione in chiesa. Diamo la giusta rilevanza alla Casa di Dio, alla preghiera, all'ascolto della Sua parola. Diamogli la giusta importanza, in modo che possiamo veramente, ecco, essere dediti tutto e solo al Signore, almeno in certi momenti della settimana e della giornata. Dunque, ecco, cogliamo proprio questo aspetto che la parola di Dio è pane, e il pane della Eucaristia è anche la parola di Dio. È anche Cristo Signore. È pane. Questo pane eucaristico è parola di Dio, è Cristo Signore fatto pane, fatto parola. È la parola che ci illumina, che ci riscalda il cuore, che ci comporta, che ci indica la strada da seguire, che ci dice qual è anche la volontà che il Signore s'aspetta da noi. Poi noi possiamo dirgli anche di no, però prima almeno cerca di capire che cosa Dio ti chiede, cosa Dio farebbe al tuo posto. Avremo forse occasione anche in futuro di ritornare ancora su questo aspetto, ma per ora andiamo avanti perché il cammino è ancora piuttosto lungo. Il pane è il regno di Dio. Gesù spesso descrive il regno di Dio come un campo di grano, e qui basta vedere le parabole Luca capitolo 8, 4-8, 11-15. In Luca il seme gettato rappresenta la parola di Dio. Questo seme, che poi sappiamo bene con la parabola del seme, in parte cade sulle spine, in parte cade sulla strada, e in parte cade anche sul terreno buono, dove può fruttificare, quale del 30, quale del 50, quale del 100%. Però ecco, questa parola di Dio è un seme, un seme di grano, un campo di grano, che appunto ci serve poi a descrivere anche cos'è questo regno di Dio. Ecco, è bello vedere anche questa parola come un seme. Il seme ha in sé una potenza che, se trova un terreno adatto, poi con la sua potenza interiore fa crescere la spiga, fa crescere poi anche una pianta. E dunque, ecco, la parola di Dio ha in sé una potenza, è in se stessa una potenza, perché è il figlio di Dio, è il verbo di Dio, è Dio stesso, e allora se noi gli offriamo il terreno adatto, se noi la secondiamo, se noi le procuriamo tutta la nostra disponibilità, effettivamente è un seme che produce grande frutto. Ed è bello vedere appunto che questo seme, l'idea, l'immagine del seme anche indica qualcosa di piccolo, che poi si sviluppa, che poi cresce, e quindi questo dice anche un cammino, dice anche un'attesa, dice anche un impegno che non si esaurisce in quel momento. Quindi anche la parola che noi ascoltiamo durante la Messa è un seme che viene deposto nel nostro cuore, accogliamolo nel miglior dei modi, e poi anche fuori di chiesa consentiamo a questo seme di fruttificare, di svilupparsi dentro di noi, di illuminarci nelle varie situazioni, nelle varie giornate. Dunque è bello vedere che è un seme che ha in sé questa potenza anche, che se poi trova le condizioni adatte può produrre grandi risultati, grandi effetti. Ecco l'importanza allora anche di far sì che questo seme trovi dentro di noi quella disponibilità e accoglienza che sono indispensabili. Però riconosciamo anche la potenza, la capacità intrinseca di questo seme di svilupparsi per forza intrinseca, quando naturalmente, torno a dire, trova le dovute condizioni. Pane e ospitalità. Vedete che, come già vi ho detto altre volte, si tratta di brevicendi, di capitoletti sintetici che richiamano aspetti, aspetti complementari, uno richiede l'altro, uno completa l'altro, e nello stesso tempo meriterebbero certo un approfondimento, uno sviluppo maggiore, che però demando anche alla vostra buona volontà, alla vostra preghiera, alla vostra sensibilità. Vediamo quest'altro aspetto, pane e ospitalità. Il pane è segno di accogliente ospitalità, di amicizia, condivisione, partecipazione, comunione. Certo, oggi giorno sulle nostre tavole il pane figura un po' poco, ha un ruolo non così fondamentale o primario come l'aveva nel passato sulle tavole dei nostri nonni, delle precedenti generazioni, insomma. Tuttavia, vediamo, anziché la parola pane potremmo sostituire la parola cibo, e cibo, ecco, il condividere anche il cibo, un dono, insieme con gli altri, diventa segno di accoglienza, di partecipazione, di condivisione, di comunione. Mangiare il pane regolarmente con qualcuno significa essere suo amico, condividere, invitare alla tua stessa tavola una persona, significa appunto che la consideri tuo amico, tuo commensale, degno della tua presenza, della tua cordialità e quindi della tua amicizia. Godere anche della sua intimità, della sua presenza, che viene condivisa anche attraverso il cibo, il pasto, così. E dunque anche sappiamo bene che nell'Eucaristia questo segno di ospitalità è dato appunto dal fatto che condividiamo la stessa parola di Dio, ma anche la stessa morte e risurrezione del Signore, e poi anche condividiamo, che diventiamo, grazie alla potenza dello Spirito Santo, un solo corpo, un solo animo, un solo spirito, e condividiamo appunto questa presenza e condivisione di amicizia che poi, anche spirituale, che poi possiamo condividere e attualizzare in tante maniere fuori di chiesa, col perdono, con l'accoglienza, con l'ospitalità del bisognoso, del povero, dell'emigrante e via del genere. Significa impegnarci in un'etica di donazione, è un corpo dato. Ecco questo è anche quello che nella celebrazione dell'Eucaristia non dovremmo mai dimenticare, e cioè che appunto il Signore Gesù, nell'Eucaristia, questo è il corpo dato per voi, questo è il sangue versato per voi, e allora qui è un invito ad attuare anche noi, la nostra vita, come un dono, un dono che anzitutto abbiamo ricevuto. Questo anche ci dimentichiamo molte volte. Consideriamo la vita come se fosse un qualcosa di nostro. È mia, me la gestisco io. Il corpo è mio, me lo gestisco io. Questa giornata è mia e me la gestisco io. Ecco questo è l'atteggiamento egoistico, superbo, a cui purtroppo siamo sempre tentati e in cui è facile anche che abbiamo a cadere. Invece ecco, ogni volta che partecipi all'Eucaristia ricordati, tu vai a celebrare il dono che Gesù Cristo fa di sé stesso al Padre. Muore e risorge offrendo la sua vita al Padre. Quella vita che ha ricevuto dal Padre, la ridona al Padre. Ecco questo è anche l'atteggiamento che dovremmo anche suscitare sempre dentro di noi. Riconoscere che la vita è un dono che ho ricevuto dal Signore attraverso i miei genitori, e allora ringrazio i miei genitori, ma ringrazio soprattutto Dio. Ed è un dono, come pure anche è un dono ogni giornata, ogni minuto che il Signore mi regala. Lui me lo regala perché possa crescere sempre di più in Lui e con Lui e per Lui. Ecco, possa crescere anche nell'essere dono, nel fare della mia vita un dono continuo a Dio e al mio prossimo, ai miei fratelli. È un dono ricevuto ed è un dono ridonato da me. E' quello che appunto, ecco, nell'Eucaristia noi dovremmo cercare di riscoprire e di attualizzare. Proprio partecipando all'Eucaristia tu celebri il dono che Gesù Cristo fa a Dio Padre e lo fa per noi e quindi anche noi dobbiamo prendere come modello quella dono che fa Gesù Cristo e dire a noi stessi anch'io sono un dono ricevuto, che ho ricevuto da un altro, questo altro è con la maiuscola, è niente meno che Dio. Torna a dire, certo Dio si è servito dei miei genitori, ma quelle sostanze biologiche vette a disposizione dei miei genitori Dio le ha fatte diventare un essere umano creando l'anima e dunque l'intervento specifico, originale, unico da parte di Dio, perché sappiamo che poi ognuno di noi ha un'anima che è unica, che è originale e questa e questa unione dell'anima e con il corpo viene mantenuta fino al momento della mia morte. Allora quando la mia anima si separerà dal corpo, il mio corpo diventerà cadavere, diventerà polvere o immediatamente o col tempo e invece l'anima vivrà per sempre e dunque la dimensione e dunque quello che è più importante in noi siamo formati, siamo anima e corpo, certo, ma è chiaro che quello che è più importante in noi è l'anima che dovremmo curare molto meglio e molto di più. Ecco allora un'etica e una morale e un impegno di donazione che dovrebbe esserci un po' in tutti noi che partecipiamo all'Eucaristia, imparando da Cristo Signore, è lui il nostro modello ed è lui anche il nostro aiuto, il nostro sostegno, mediante poi il dono dello Spirito Santo. È un corpo dunque dato, donato. Dona la tua intelligenza, dona un po' del tuo tempo, in qualche opera di volontariato, materiale o spirituale. Sappiamo tutti le grandi opere di misericordia corporale e spirituale. Il Signore ti ha dotato di tanti doni, di tante qualità, di tanti talenti. Falli fruttificare non solo per te e per i tuoi di casa, per i tuoi familiari. Allarga anche la cerchia, dedica un po' anche solo un'ora alla settimana, un po' delle tue capacità, delle tue potenzialità, gratuitamente a servizio degli altri. Ecco cosa si intende per etica di donazione. Dona un po' un tuo talento, quello di cui sei capace di fare, e se non puoi fare nient'altro dona allora un po' di più di tempo del tuo tempo alla preghiera, un po' più della tua sofferenza a Dio, per gli altri, per il mondo intero. Perché tutti abbiano a conoscere, ad amare Cristo Signore. Perché anche in questa situazione di disagio, di coronavirus, possiamo offrire un po' di più al Signore anche un po' della nostra sofferenza, della nostra preghiera, del nostro tempo. Ecco, è questo che dovremmo cercare un po' di sviluppare tutti, e in questo tutti abbiamo da migliorare. Un'etica di donazione del nostro tempo, delle nostre capacità, delle nostre virtualità, dei nostri talenti, è quello che il Signore appunto ci chiede e a cui tutti siamo chiamati. Certo, senza trascurare i tuoi doveri e familiari, certo, ma anche però attrendoti e dando il buon esempio anche a tua moglie, al tuo marito, ai tuoi figli, che siamo un po' impegnati gli uni a favore degli altri, allargando sempre di più un po' la nostra cerchia. Un corpo donato, ricevuto e ridonato. Un'etica di condivisione. Dobbiamo sentirci impegnati di più in un'etica di condivisione. Qui è molto bello anche quello che noi vediamo nell'Eucaristia. Noi abbiamo un unico pane, che è Cristo il Signore, che viene dato per tutti. Viene dato per tutti. Poi, certo, in questi tutti ci sono alcuni che non l'accolgono, ma Lui lo offre a tutti. È bella questa immagine di condivisione. L'unico pane eucaristico viene appunto offerto a tutti. Questo pane è il mio corpo dato per voi. Questo è il mio sangue versato per tutti, per voi e per tutti, in remissione dei vostri peccati. È una realtà veramente stupenda questa dell'Eucaristia. È un mistero talmente grande, talmente profondo, che non possiamo certo pensare, immaginare di poterlo esaurire. Però approfondire un po' di più, sì, tutti. Io per primo, che pure da tanti anni celebro ogni giorno l'Eucaristia, eppure ho sempre bisogno di celebrarla in una maniera sempre nuova. Ho messo appunto, ho chiesto ad ogni mio parroco che nella Sagrestia mettesse un cartello, io l'ho anche regalato, dove ho scritto quella bella espressione che già alcuni padri della Chiesa ci hanno trasmesso da tanti secoli. Celebra Misan, digne, attente, devote. Celebra la Messa, degnamente, devotamente, attentamente. E poi ho messo anche queste altre tre espressioni. Celebra Misan, ut primam, ut unicam, ut ultimam. Ecco, celebra la Messa come se fosse la prima, l'unica, l'ultima della tua vita. Questo è valido per noi preti, anzitutto, certo, per noi rescovi, ma è valido anche per ciascuno di voi. Quando andiamo alla Messa dovremmo veramente metterci tutto il nostro impegno, la nostra attenzione, la nostra disponibilità di mente, di cuore. Il Signore non vuole le Messe per radio, per televisione. Quello, se ti può aiutare, le puoi anche ascoltare, ma il Signore vuole la tua presenza fisica, perché vuole tutto te stesso, che tu partecipi alla Messa. E vuole che, come lui è presente realmente nell'altare, sull'altare, nella celebrazione, e così anche chiede a te, che anche tu possa condividere questa presenza totale, eucaristica, con Lui. Ecco quello che il Signore desidera e s'aspetta anche da noi. E veramente, ecco, sarebbe da celebrarla, da partecipare alla Messa, sempre come se fosse la prima della tua vita, come se il Signore ti dicesse, guarda che questa è l'ultima della tua vita, e con quale ardore allora ci parteciperesti. E quindi ecco l'importanza un po' di questa celebrazione che il Signore ci ha messo a disposizione e ci ha regalato. Questa un'etica di condivisione, anche questo un impegno di condividere con gli altri poi questo dono, con quale chi di noi, mi chiedo, mi chiedo, chiedo a me stesso, chiedo anche a ciascuno di voi, quanti di noi si impegnano a parlare dell'eucaristia alla propria moglie, al proprio marito, ai propri figli, ai propri colleghi di lavoro, parlare di Cristo e eucaristia, aiutarli a scoprire questo grande dono che il Signore ci ha fatto, nella celebrazione e poi anche nella presenza nel tabernacolo. Un'etica di condivisione, condividendo l'unico pane per molti, dato per tutti, che il Signore si offre per tutti. Un'etica di solidarietà e di carità, certo, anche questo uno che celebra l'eucaristia si deve poi sentire spinto a portare questo dono eucaristico anche fuori di chiesa, a viverlo fuori di chiesa. Come stavo dicendo, annunciando e parlando bene, gioiosamente, serenamente anche agli altri di questo grande dono e poi anche condividendo anche con chi è in difficoltà, con chi è nel bisogno, condividendo anche il proprio pane, le proprie possibilità, le proprie capacità e se non puoi dare niente, una cosa puoi sempre dare, la tua preghiera, la tua solidarietà, la tua compassione, dove compassione non sta in senso negativo come in genere la lingua italiana te lo propone, no, e viene dal latino compatere, che significa condividere, condividi la difficoltà, la sofferenza dell'altro, condividi la sua situazione di bisogno e di necessità e pertanto è tutto un impegno questo di solidarietà, di carità, anche con la c maiuscola che è la carità anzitutto eucaristica, è la carità di condividere con gli altri il dono della parola di Dio e il dono anche dell'eucaristia, del suo corpo, del suo sangue. Vedete quante cose importanti e veramente anche rilevanti ci possono essere nell'eucaristia e ci possono veramente coinvolgere e essere poi anche attualizzate nella nostra vita concreta quotidiana. Mi fermo qui perché vedo che il tempo a mia disposizione l'ho esaurito.